Digitale terrestre: l’Agcom chiude istruttoria su Mediaset. Non supera i limiti della Legge Gasparri

di Raffaella Natale |

Ultimi aggiornamenti sullo switch-off di Valle d'Aosta e Piemonte.

Italia


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Mediaset non supera il tetto del 20% di capacità trasmissiva in digitale, limite stabilito dalla legge Gasparri. Lo ha deciso, secondo alcune indiscrezioni, l’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni che, dunque, ha chiuso l’istruttoria aperta nei mesi scorsi sul calcolo dei canali televisivi digitali.

La fonte riferisce che è possibile che l’Authority si riservi di fare ulteriori approfondimenti sul dossier.

 

Si sono intanto concluse in Valle d’Aosta le operazioni di switch-off. La regione ha definitivamente abbandonato il segnale analogico per passare al digitale terrestre.

Dallo scorso 14 settembre, data di inizio della fase di passaggio, tutti i 74 comuni della Valle, si legge in una nota della Regione, sono stati progressivamente coinvolti nell’innovazione della scelta tecnologica che ha interessato circa 42 mila famiglie di abbonati Tv.

 

A cominciare da domani sarà il Piemonte occidentale a completare la migrazione verso la nuova tecnologia di trasmissione radiotelevisiva.

In quindici giorni, fino al 9 ottobre, saranno convertiti più di 1400 impianti televisivi e saranno coinvolti oltre 900 comuni e quasi tre milioni di cittadini delle province di Torino e Cuneo.

 

Riguardo alle preoccupazioni di alcuni comuni delle valli alpine che temono delle difficoltà sui ripetitori, il Viceministro delle Comunicazioni, Paolo Romani, ha assicurato: “Nessuno resterà senza Tv. L’incubo dello schermo nero non ci sarà”.

Aggiungendo: “Contiamo di risolvere al più presto i problemi: Rai, Regione e ministero si stanno dando da fare perché tutto avvenga nel più breve tempo e nel miglior modo possibile”.

Romani ha anche ricordato che “gli impianti coinvolti sono 120-130, per alcune migliaia di utenti”, e sottolineato che in ogni caso i cittadini interessati “continueranno a vedere la Tv in analogico” fino a quando l’impasse non sarà superata.

 

In ogni caso, “dall’analisi quotidiana delle telefonate al call center del ministero – ha detto – risulta che i cittadini sono più diligenti di quanto si immagini e si sono attrezzati per il passaggio alla nuova tecnologia“.

 

Restano però “ancora poche le richieste di bonus per l’acquisto dei decoder: può darsi – ha concluso – che nella prima fase del passaggio al digitale i cittadini abbiano preferito munirsi di semplici zapper e magari più avanti sceglieranno un decoder interattivo”.

 

 

Andrea Ambrogetti, presidente di DGTVi (l’associazione che raccoglie tutti i broadcaster che offrono servizi gratuiti sulla piattaforma del digitale terrestre), ha commentato: “A poche ore dall’avvio delle operazioni di passaggio definitivo al digitale terrestre e a conclusione dello switch-over della Valle d’Aosta solo una famiglia su dieci nella Regione riceve la televisione ancora in analogico”.

 

Quanto alla Rai, il vicedirettore generale Giancarlo Leone ha sottolineato che l’azienda “ha tutte le carte in regola sugli impianti: sono stati effettuati tutti i controlli di nostra competenza, nessuno può denunciarci né assumere iniziative contro di noi. I problemi riguardano qualche migliaio di piemontesi, pur rispettabilissimi, su oltre due milioni di cittadini interessati. Ci auguriamo che i problemi vengano risolti brillantemente nelle prossime ore”.

 

Riguardo al decoder unico, Leone ha commentato che “sarebbe la soluzione migliore“, precisando che “Il decoder unico non dipende dalla Rai né dai broadcaster che fanno capo all’associazione DGTVi, ma dalla disponibilità degli operatori di mettere a disposizione dell’industria le specifiche tecniche dei propri apparecchi”. Un chiaro messaggio a Sky, il cui decoder è ‘chiuso’.

La Rai, quindi, “può solo sollecitarne l’accelerazione a livello amministrativo, legislativo o contrattuale”.

 

Romani ha replicato che “il decoder unico ci sarà quando le tre piattaforme, satellite, digitale terrestre e Iptv, saranno sostanzialmente allo stesso livello e a disposizione di tutti”.

“A quel punto forse le aziende stesse svilupperanno un sistema unico di ricezione e di ritrasmissione del segnale perché possa essere percepito dagli utenti”.

Di recente anche l’Agcom ha aperto un’istruttoria per verificare tutte le iniziative utili all’adozione di un decoder unico.

 

Parlando poi di Tivù Sat, la nuova piattaforma di Rai, Mediaset e TI Media  lanciata a luglio per coprire le zone d’ombra della DTT, Leone ha detto: “Il vero concorrente di Sky è il digitale terrestre, il confronto non è tra gruppi ma tra piattaforme”.

E ha precisato che “non esiste concorrenza” tra questa neonata piattaforma e quella Sky. “La nostra è una piattaforma gratuita” dove confluisce tutta l’offerta gratuita del servizio pubblico e quella altrettanto gratuita di altri operatori. Infine Leone ha annunciato che c’è un progetto di avere un canale anche in HD.

 

Sono “circa 25 mila”, alla terza settimana di settembre, le tesserine già attive di Tivù Sat, ma si punta a raggiungerne “300 mila entro fine anno” e a “1 milione a fine 2010″. Sono le previsioni del presidente, Luca Balestrieri, che asserisce: “Siamo molto soddisfatti“.

“Ad agosto, mese di rodaggio per Tivù Sat, i decoder disponibili nei negozi erano 10 mila, la metà dei quali è stata venduta, con 5.000 attivazioni. Da metà settembre si è arrivati a 40-50 mila pezzi sugli scaffali e alla terza settimana del mese abbiamo toccato le 20 mila attivazioni, a un ritmo di 800-1.000 al giorno. Siamo quindi a 25 mila card attive e il ritmo è in crescita“.

Di questo passo, ha evidenziato il presidente di Tivù Sat, “l’obiettivo sfidante è mettere a disposizione dei produttori 300 mila decoder entro dicembre: potenzialmente entro Natale ci saranno 300 mila decoder nelle case. E non è impossibile raggiungere il traguardo di 1 milione a fine 2010″ .

Quanto ai costi, “Tivù Sat non supera i due milioni l’anno”, divisi tra i broadcaster che l’hanno fondata.

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