Rai-Sky: Masi riferirà in Cda dell’incontro con Mockridge. La Tv pubblica resterà sul satellite? E se sì, a quale prezzo?

di Raffaella Natale |

Italia


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Grande attesa per il Cda Rai di domani, quando il Dg Mauro Masi riporterà i contenuti della riunione avuta a Milano con l’Ad di Sky Tom Mockrdige.

Un colloquio di un’ora, definito da fonti di Viale Mazzini “serio e concreto“, ma sul quale c’è ancora lo stretto riserbo, si è svolto ieri pomeriggio nel quartier generale della Tv satellitare a Milano.

 

Si può soltanto ipotizzare che le due parti abbiano affrontato la questione del perimetro dell’offerta: in ballo, infatti, c’è il rinnovo del contratto per il bouquet di Rai Sat, in scadenza il 31 luglio, ma anche la permanenza sulla piattaforma satellitare dei canali free (innanzitutto Raiuno, Raidue e Raitre) di Viale Mazzini. Per Rai Sat, Sky intende sborsare 50 milioni all’anno per sette anni per cinque canali (Extra, Premium, Cinema, Smash Girls e Yo Yo) – contro i 57 circa spesi finora per sei canali (in più c’era Gambero Rosso) – più 75 milioni per l’acquisto di diritti di Rai Cinema. Ma la Tv che fa capo a Rupert Murdoch ha messo sul piatto anche l’obbligo per la Rai di trasmettere nel suo bouquet gli attuali canali free (i generalisti più quelli gratuiti del digitale terrestre, Rai 4, Rai News 24, Rai Gulp, Rai Sport Più, Rai Storia) e quelli futuri. Un vincolo che non rientrava nel precedente accordo per Rai Sat: finora questi canali sono stati visibili sul satellite grazie a un protocollo tecnico, a carattere non oneroso, tra Rai Way e Sky, in base al quale la tv pubblica si impegnava a usare il sistema di criptaggio Nds e che è stato disdettato a gennaio dall’ex dg Claudio Cappon.

 

Il punto, dunque, diventa la “valorizzazione” di tale offerta, cioè quanto Sky è disposta a ritoccare la sua offerta, giudicata inaccettabile e “discutibile” dai vertici Rai, che hanno calcolato in non meno di 200 milioni l’anno il giusto prezzo per il pacchetto. Difficile, però, che Sky possa decidere di quadruplicare la sua offerta.

 

Oggi la Pay TV si appella all’obbligo per il servizio pubblico di trasmettere i suoi canali free su tutte le piattaforme, in base all’articolo 26 del contratto di servizio; la Rai – confortata dal viceministro alle Comunicazioni Paolo Romani – legge invece questa norma come obbligo a essere presente sul satellite, cosa che Viale Mazzini garantirebbe con la nuova offerta Tivù Sat, realizzata con Mediaset e telecom Italia Media, al via entro fine luglio.

 

A più riprese, Romani ha dichiarato che la Rai non è obbligata a restare su Sky, purché sia presente sul satellite”.

“Il contratto di servizio – ha informato – all’articolo 26 obbliga la Rai a essere presente su tutte le piattaforme, quindi il digitale terrestre, il satellite e l’IPTV. Ma non impone al servizio pubblico di stare su una piattaforma in particolare”.

La Rai non è dunque obbligata a stare su Sky?

“No, se c’è una piattaforma satellitare alternativa”. Per il resto, ha concluso il sottosegretario, “si tratta di scelte aziendali“.

 

Stando alle indiscrezioni dei giorni scorsi, la Rai sarebbe stata pronta a chiudere l’accordo su Rai Sat. Ma se Mockridge ha insistito per inserire nel contratto anche i canali free, è possibile che si sia affrontato il problema di una quantificazione commerciale di tale offerta. La questione, comunque, tornerà domani sul tavolo del Cda, al quale spetta l’ultima parola.

D’altronde, spiegano ambienti di viale Mazzini, “si paga anche la libertà di strategia”. Soprattutto, se si considera che il contratto legherebbe la Rai a Sky per sette, lunghi anni.

 

Intanto, visti i tempi stretti, per evitare l’impoverimento del proprio bouquet, Sky ha acquistato dalla Cbs il David Letterman show (che era uno dei piatti forti di Rai Sat Extra), che andrà in onda su Sky Uno, e il canale Gambero Rosso mentre tratta l’acquisizione di altri prodotti.

 

Sempre domani, il Cda tornerà ad esaminare “l’affinamento” delle deleghe dei quattro vice dg riviste da Masi, mentre giovedì dovrebbe alzarsi il sipario sulle nuove nomine: l’inviata del Tg1, Susanna Petruni, è in corsa per la poltrona di direttrice del Tg2, mentre per la guida di Raidue si fanno i nomi di Massimo Liofredi e Gianvito Lomaglio. L’incidente del Tg3, con le polemiche (alimentate da Giorgio Merlo del Pd) seguite al servizio sulle vacanze del Papa e “quattro gatti che hanno ancora il coraggio di ascoltare le sue parole”, rischia invece di far slittare il ricambio alla terza rete.

 

Intanto il ministro per gli Affari comunitari Andrea Ronchi ha chiesto al direttore Masi di dare ‘uno spazio vero’ alle tematiche legate all’Unione Europea. Lo ha riferito lo stesso ministro nel suo incontro con la nuova delegazione di parlamentari europei italiani, spiegando che il suo obiettivo è quello di non vedere passare questo tipo di informazione “alle 3 del mattino di domenica”.

Il ministro ha quindi spiegato di aver avuto l’assicurazione da Masi che sottoporrà la questione al Cda della Rai, non appena superata la questione delle nomine.

“Una comunicazione intelligente – ha spiegato Ronchi – può avvicinare i cittadini all’Ue”.

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