Digitale terrestre: il mercato italiano fa gola agli stranieri. Comcast cerca partner e pensa a joint venture con Rai per i contenuti pay

di Raffaella Natale |

Italia


Comcast

Il passaggio dell’Italia al digitale terrestre apre nuove opportunità di mercato. La concorrenza si farà più agguerrita con vantaggio dei telespettatori che potranno godere di una tecnologia migliore e di una maggiore possibilità di scelta. Qualità e pluralismo saranno le keyword di questo ormai inarrestabile processo che andrà a investire appieno l’industria dei contenuti a pagamento.

Sky, fino a oggi leader incontrastato in questo settore, dovrà fare i conti con altri competitor, primo fra tutti Tivù.

 

Emittente nata a ottobre 2008, partecipata da Rai e Mediaset al 48% ciascuno e al 4% da TI Media, con due obiettivi: promuovere e spingere lo sviluppo della TDT in Italia, unitamente al processo di switch-off previsto dal Ministero dello Sviluppo Economico; garantire a chi non è coperto dal segnale terrestre, non solo digitale ma anche analogico, di poter fruire della offerta digitale con Tivù Sat, satellitare gratuito offerto dalla società Tivù.

 

Le trasmissioni partiranno dal prossimo 31 luglio, in tempo per gli switch-off di Campania, Lazio e Piemonte dell’inverno 2009. La vendita dei decoder in bundle con la smart card Tivù Sat partirà dalla metà del mese.

 

Il fermento è nell’aria al punto che anche operatori stranieri hanno cominciato a guardare con interesse al mercato italiano. Tra questi Comcast.

Kevin MacLellan presidente di Comcast International Media Group (la divisione di Comcast che studia le operazioni all’estero), in un’intervista al Sole 24 Ore, ha dichiarato: “…La nostra intenzione è quella di trovare un partner per sviluppare un nuovo modello di Tv a pagamento“.

“Siamo alla ricerca di un partner internazionale – ha aggiunto – Abbiamo iniziato a guardarci intorno: dal Brasile alla Germania, e l’Italia è sicuramente un Paese interessante”.

 

MacLellan ha spiegato di aver avuto “due giorni di incontri tra Roma e Milano, ho visto i vertici di Rai, Mediaset e Sky, ma quest’ultima è stata una visita di cortesia, non mi risulta che pensino di investire nel digitale”. Secondo MacLellan, in Italia “per adesso la pay tv non ha funzionato, basta vedere le difficoltà di Mediaset per arrivare al break even. Entro la fine di luglio tornerò in Italia per un secondo giro di incontro. A quel punto l’obiettivo sarà capire chi e se c’è qualcuno davvero interessato a una partnership con il nostro gruppo“.

 

“La nostra società può crescere solo all’estero, negli Stati Uniti siamo vincolati dalle norme sull’antitrust“, ha detto ancora MacLellan che ha precisato: “Siamo il più grande operatore via cavo del mondo, nonché il primo internet provider degli Usa“. Comcast è anche la terza compagnia di telefonia fissa del Nord America, ma nel portafoglio del gruppo ci sono anche – tra gli altri – 20 network televisivi, una squadra di hockey e una di basket.

 

Per dimostrare la buona volontà a investire in Italia, il manager ha messo sul piatto un cash flow operativo di 13,7 miliardi di dollari, con un fatturato di 34 miliardi e un utile netto di 2,6 miliardi.

 

La collaborazione potrebbe avere la forma di “un ingresso nell’azionariato o un accordo sulla produzione dei contenuti. L’unica cosa importante è avere un ruolo di rilievo e non di semplici fornitori”.

 

Un passaggio molto importante è quello che riguarda la Rai. MacLellan ha sottolineato che “potrebbe decidere di rompere il tabù della tv di Stato gratuita. In Gran Bretagna è successo con Channel 4. Una strada che potrebbe seguire anche Viale Mazzini, magari attraverso una joint venture con noi: solo lo scorso anno abbiamo distribuito 3 miliardi di video on demand. Quello che devono domandarsi gli editori è come sopravvivere. Di certo la pubblicità da sola non basta più. Soprattutto in un momento delicato come questo”.

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