Telecom Italia bene in Piazza Affari dopo voci su ingresso Sky. Confalonieri (Mediaset), ‘Noi non temiamo nessuno’

di Raffaella Natale |

Italia


Pier Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri

Le voci circolate nello scorso fine settimana e non smentite ieri sera dal presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, di un crescente interesse della Sky di Rupert Murdoch a entrare nel capitale di Telecom Italia, nel caso anche rilevando la quota di Telefonica, stanno facendo bene al titolo del maggiore gruppo italiano delle tlc.

Stamani in apertura di Borsa, Telecom Italia cresceva del 3,61% a 0,989 euro.

 

Ieri, Confalonieri, rispondendo con una battuta alla domanda se il gruppo fosse preoccupato dall’eventuale ingresso di Sky nel capitale di Telecom, ha commentato: “…Noi non temiamo nessuno“.

E a chi gli ha chiesto se la società di Cologno Monzese guardasse con favore allo scorporo della rete Telecom, ha detto: “…Non è che si può rispondere con un sì o con un no. Vediamo, wait and see come dicono gli inglesi”.

 

Mediaset, intanto, sta pensando a un canale tematico dedicato alla musica classica per il digitale terrestre (Dtt). Lo ha detto il presidente, nel corso di un incontro organizzato dalla società del Quartetto di Milano alla casa di riposto Giuseppe Verdi.

“…E’ possibile, ci stiamo pensando – ha risposto a una domanda in proposito -. Qualche cosa già facciamo. E’ un settore di nicchia, che può avere interesse per completare l’offerta ma anche per ragioni culturali”.

Il progetto dovrebbe essere completato molto presto, come ha assicurato Confalonieri, diplomato in pianoforte al Conservatorio.

 

In Italia manca oggi una vera cultura musicale a partire dalla famiglia e dalla scuola fino ad arrivare alla televisione, dove dovrebbe essere il servizio pubblico a farsi carico di educare il pubblico.

Il compito di educare alla musica, ha spiegato, “…toccherebbe al servizio pubblico, dovrebbe farlo chi ti fa pagare il canone, un tempo era così”. Purtroppo oggi in televisione “…c’è un feticcio che è l’audience, che per la Tv commerciale sono milioni di persone“, e “chi dice ‘faccio cultura in tv’ viene tacciato di disfattismo e di fare gli interessi di Berlusconi se si fa una cosa che perde audience”.

Ha riconosciuto che “…noi delle Tv commerciali abbiamo abbassato il livello in nome degli ascolti”, ma ha fatto notare come si sia poi innescato un meccanismo per cui “…invece di essere noi commerciali trascinati dalla Rai, è stato il contrario”. Pensare che il nuovo consiglio di amministrazione Rai recuperi la cultura, secondo il presidente di Mediaset, “…è quasi impossibile: se fai una cosa dove perdi ascolti sei un disfattista che favorisce le tv di Berlusconi, e oggi si butta tutto in politica”.

 

Confalonieri ha spiegato di aver provato in passato a proporre al concorrente Rai di “…fare qualcosa assieme” sul fronte della musica classica ma, ha detto, “…è più facile che si mettano d’accordo in Palestina…”.

Ci sarebbero le Tv tematiche, ma con Sky, ha continuato Confalonieri sorridendo, “siamo ai materassi“, anche se sulla loro piattaforma “…c’è un canale di classica che è un signor canale”.

 

Critiche alla Tv pubblica arrivano anche dalla Spagna, dove l’Ad di Telecinco – controllata di Mediaset – in un’intervista pubblicata sul sito internet di El Mundo ieri sera, ha dichiarato che alcuni gruppi televisivi spagnoli rischiano il fallimento e il governo non dovrebbe ridurre le tariffe pubblicitarie delle emittenti pubbliche.

“…Il settore televisivo…. rischia il fallimento e stanno suonando tutti i campanelli di allarme”, ha detto Paolo Vasile.

“…Le società che hanno fatto molti utili continuano a fare soldi. Quelle che ne facevano pochi stanno perdendo soldi. Quelle che erano in rosso adesso ne stanno perdendo molti”.

Telecinco, come la concorrente Antena 3 – partecipata da De Agostini – sta soffrendo il marcato rallentamento dell’economia spagnola, che ha tagliato i budget degli investitori pubblicitari.

Vasile ha escluso di fare appello agli aiuti dello Stato ma, secondo quanto scritto da El Mundo, ha criticato la gestione delle emittenti pubbliche.

“…Le emittenti pubbliche si appropriano di uno spazio vitale per le reti commerciali con la loro pubblicità e distruggono il mercato dei diritti di ritrasmissione”, ha detto Vasile a El Mundo.

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