Mediaset: Confalonieri assicura, ‘Nonostante la crisi non licenzieremo’

di Raffaella Natale |

Italia


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La crisi economica è diventata ormai trasversale. Ha colpito tutti i settori anche quelli come l’hi-tech che, secondo alcuni analisti, non sarebbero stati coinvolti in questo dissesto. Da internet al mondo della televisione, passando per le tlc, ci si chiede quali saranno i danni e quali potrebbero essere le giuste risposte per arginare le perdite.

 

In Italia, Mediaset ha fatto sapere che non effettuerà interventi sul personale.

Al limite si fermerà il turnover, ma licenziamenti sicuramente non ce ne saranno”: ha assicurato il presidente, Fedele Confalonieri.

“I tagli al personale – ha spiegato – fanno parte delle politiche di contenimento dei costi. Ma è sbagliato tagliare troppo, perché quando si hanno bravi dipendenti si perdono risorse importanti”.

Più in generale, il presidente di Mediaset ha sottolineato che “non si conosce neanche il perimetro di questa crisi: bisogna fare qualcosa per rimediare ai guasti più grossi. E’ chiaro che nei momenti di crisi i bravi escono rafforzati: chi ha la tempra dell’imprenditore rischia, magari compra, investe, razionalizza i processi produttivi, inventa qualcosa per stare sul mercato”.

 

Riguardo poi all’ipotesi di un interesse del magnate australiano Rupert Murdoch per il gruppo l’Espresso, avanzata da ‘Il Riformista’, non viene presa in considerazione da Confalonieri che, riferendosi al magnate australiano, ha commentato: “…Si è comprato il Wall Street Journal…. Sarebbe come se l’Espresso si comprasse la ‘Prealpina’

 

Altra importante mossa da parte dell’azienda di Cologno Monzese è stata quella di far sapere che si farà interamente carico degli effetti del nuovo regime fiscale applicato dal primo gennaio 2009 a tutto il settore della tv a pagamento. La società ricorda che il Parlamento ha confermato in modo definitivo le misure anticrisi destinate a reperire nuove risorse indirizzate alle politiche sociali. E le previsioni stimano per il 2009 un gettito supplementare di circa 200 milioni di euro proveniente dall’aumento dell’Iva per la Pay TV dal 10% al 20%.

 

Pur rammaricandosi per la scelta governativa di allineare l’aliquota al livello più alto (onerosa soprattutto per chi, come noi, è ancora in fase di start-up), Mediaset, visto il momento economico, accoglie il provvedimento con senso di responsabilità e senza strepiti fuori luogo. E proprio considerando la crisi generale, Mediaset giudica inopportuno far pagare ai propri clienti la crescita dell’Iva: “…vorrebbe dire scaricare sui nostri clienti/telespettatori un costo che non riconoscerebbe la fiducia che ci hanno accordato e che ha decretato il successo di Mediaset Premium. Fiducia che ora spetta a noi ricambiare”.

“…Pertanto – conclude la nota – informiamo che i nostri listini della Pay TV rimarranno inalterati”.

Posizione molto diversa da quella di Sky, che ha lamentato la misura presa dal governo, informando che a farne le spese sarebbero stati proprio gli abbonati.

 

Intorno a questo provvedimento si è innescata una vera polemica che ha travolto tutti.  Una disputa placata dall’intervento della Ue, per la era necessario che l’Italia procedesse all’allineamento dell’Iva per i servizi di Pay TV, altrimenti si sarebbe aperta una procedura di infrazione.

 

Silvio Berlusconi, prima di Natale, ha deciso di rispondere alle accuse: Sky Italia di Rupert Murdoch ha già “qualche privilegio” nel nostro Paese e il suo proprietario porta all’estero i soldi che guadagna in Italia, quindi non ha diritto di protestare per l’innalzamento dell’Iva.

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