Facebook: dibattito aperto sui gruppi a sostegno dei boss mafiosi. Trionfo degli antieroi?

di di Dario Denni (promotore de L’Osservatorio della Rete) |

Italia


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In questi giorni qualcuno ha sollevato l’allarme per la nascita in Facebook di Gruppi inneggianti ai grandi capi della criminalità organizzata.

A mio parere, non dovremmo preoccuparci più di tanto se sulle pagine del più grande portale di social networking sono fioriti dei gruppi di persone che si definiscono sostenitori di boss mafiosi del calibro di Riina o Provenzano. Per poter valutare ragionevolmente l’antisocialità del fenomeno, si dovrebbe prima conoscere ed analizzare il perimetro entro cui esso vive all’interno della galassia Internet. Con la sola premessa che il fatto di aver creato o di aver partecipato a un gruppo di quel tipo, non integra in sé una fattispecie di reato, non rimane che domandarsi se prendere seriamente il caso o se invece è più opportuno abbandonarlo al suo destino.

 

Detto questo possiamo tutti constatare che mille persone o duemila persone che sostengono un boss mafioso, in mezzo a miliardi di persone che hanno ben altri interessi, sono sicuramente parte di un fenomeno fortunatamente molto contenuto, dai perimetri certi, che ci consentono di scendere ancora più a fondo nella speculazione.

 

Se per assurdo tutta la comunità di Facebook, per intero e all’unisono, fosse a favore di un criminale – considerato che tutti gli iscritti sono persone fisiche, vive e attive nella società – allora potremmo dire che il criminale cesserebbe di essere tale e probabilmente, il suo comportamento antisociale cesserebbe di essere classificato nel codice penale come reato.

 

Di fatto però i sostenitori dei boss mafiosi sono pochissimi, alcuni profili sono di fantasia e non sembrano avere un tono di voce superiore alle migliaia e migliaia di persone che invece hanno organizzato gruppi con finalità esattamente opposte alle loro o aderito a manifestazioni di protesta e di dissenso.

 

Il Legislatore e quindi il Parlamento e i politici, sono chiamati ad interpretare queste nuove tendenze che affiorano con urgenza sui giornali, tanto per far dimenticare le bombe di Gaza o l’emergenza gas piuttosto che il periodo economico poco felice che stiamo attraversando.

 

Una volta bestemmiare in pubblico era reato, oggi non lo è più anche se qualcuno ancora bestemmia a voce alta e per i motivi più svariati. Non c’è quindi molto da dire circa l’assurda adesione di quel migliaio di persone che su Facebook hanno trovato interessante, curioso e forse divertente partecipare a un gruppo di sostegno a favore di questo o di quel boss mafioso.

 

Tutta la letteratura dell’Ottocento e del Novecento è permeata dall’immagine e dalla figura dell’antieroe, il masnadiere che assume un fascino deteriore perché infrange ogni regola, ha successo. Ecco quindi che Don Rodrigo che impedisce il matrimonio a due giovani è uno sfigato, mentre Diabolik che uccide nei fumetti è un eroe, un anti-eroe per l’appunto. Vogliamo interrogarci perché la gente compra ancora i fumetti di Diabolik?

 

Semmai viene da interrogarsi sulle ragioni di opportunità che hanno determinato un simile fenomeno anche su Facebook, del quale non se ne avvertiva certamente il bisogno, ma questo argomento possiamo tranquillamente lasciarlo a chi ha molto tempo a disposizione per discettare di queste cose.

 

 

 

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