Digitale terrestre: dopo la Sardegna, l’Italia procede più velocemente verso lo switch-off. Ascolti in crescita e buone prospettive future

di Raffaella Natale |

Intanto cresce l'attesa per la IV Conferenza nazionale sul digitale terrestre, a Roma il 20 e 21 gennaio 2009.

Italia


TDT

Dopo il successo del laboratorio Sardegna – la più grande area all digital d’Europa, con oltre 1 milione e 600 mila persone in grado di guardare un’ottantina di canali rispetto ai 26 di una volta – il 2009 si annuncia come l’anno della svolta per il digitale terrestre.

La provincia di Trento, il Piemonte occidentale, il Lazio e la Campania saranno le prossime tappe di un’evoluzione che vedrà digitalizzato nel 2010 il 70% della popolazione italiana, in vista del definitivo switch-off fissato a livello europeo nel 2012.

 

A fare il punto della situazione sarà la IV Conferenza nazionale sulla Tv digitale terrestre, organizzata da DGTVi (l’associazione che riunisce Rai, Mediaset, TI Media, Dfree e le emittenti locali di Frt e Aeranti Corallo) per il 20 e 21 gennaio a Roma.

DGTVi organizza questo incontro che, dopo la transizione al digitale della Sardegna e la calendarizzazione per aree indicata dal Ministero per lo Sviluppo Economico, avrà come titolo “Niente è come prima“, a significare il cambiamento in atto con il quale le istituzioni, le emittenti nazionali e locali e gli utenti devono e dovranno confrontarsi.

 

Una spinta importante alla diffusione della nuova tecnologia arriverà ancora dalla politica di incentivazione statale all’acquisto dei decoder: in attesa della definizione dell’ammontare delle risorse da parte del Cipe (il comitato interministeriale per la programmazione economica), il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani ha annunciato che l’80% dei fondi sarà destinato al sostegno per le fasce deboli, il 20% alle attività accessorie (come comunicazione e call center).

Ma altro passaggio importante sarà l’obbligo, fissato per legge da aprile 2009, di vendere esclusivamente televisori con il sintonizzatore digitale integrato, che funzionano dunque senza decoder.

 

Nella notte tra il 15 e 16 febbraio 2009 in 104 comuni della provincia di Trento e in 12 comuni delle province limitrofe (Bolzano, Verona, Vicenza) Raidue e Retequattro inizieranno a trasmettere solo in digitale. Le tappe successive saranno il Piemonte occidentale (dal 21 aprile nelle province di Torino e Cuneo), il Lazio (dal 16 giugno) e la Campania (dal 15 settembre).

 

Per Trento sono già partite la campagna di affissioni e spot radio e tv e l’erogazione dei contributi da 50 euro per gli abbonati Rai di età pari o superiori a 75 anni; per il Piemonte il battage inizierà nell’ultima settimana di gennaio e dal 2 febbraio sarà attivata l’erogazione del contributo ministeriale di 50 euro agli abbonati Rai di età pari o superiore a 65 anni con un reddito inferiore ai 10 mila euro annui.

 

A maggio, tra l’11 e il 22, la Valle d’Aosta passerà interamente dal sistema televisivo analogico al digitale terrestre. Con la Sardegna è stata apripista in Italia nella sperimentazione della nuova tecnologia di trasmissione radiotelevisiva.

Dopo una prima fase, che ha coinvolto solo alcuni comuni, “…Al momento sono in corso valutazioni e analisi per come provvedere a migliorare e potenziare la ricezione su tutto il territorio valdostano“, ha precisato il presidente della Regione, Augusto Rollandin.

 

Il 16 aprile 2007, Aosta e sedici comuni valdostani avevano spento il segnale analogico, entrando a far parte di quel progetto europeo che vede nella televisione digitale un mezzo per migliorare la qualità dell’informazione, della cultura e dei servizi.

A maggio sarà, quindi, la volta di altri 58 Comuni, che potranno così beneficiare dei vantaggi della nuova modalità di trasmissione: più qualità nell’audio e nel video, più quantità nei canali disponibili.

 

Nel frattempo l’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni ha avviato i tavoli di lavoro per i piani di assegnazione delle frequenze digitali.

Secondo le ultime stime elaborate da Makno e riportate dal numero di dicembre di Digita, la newsletter di DGTVi, a fine ottobre si contavano 7 milioni 78 mila famiglie in possesso di almeno un decoder per il digitale terrestre nell’abitazione principale (166 mila in più rispetto a settembre) e oltre 8 milioni di ricevitori: 719 mila quelli venduti a ottobre contro i 447 mila di settembre (rilevazioni GFK), il 60% integrati. Nel complesso, da febbraio 2004 i decoder venduti sono oltre 10,7 milioni; 3,5 milioni dall’inizio dell’anno.

 

Parallelamente si è moltiplicata l’offerta: al momento dello switch-off (lo scorso 31 ottobre) la Sardegna è passata da 26 canali della vecchia Tv analogica (10 nazionali e 16 locali) a 59 (29 nazionali e 30 locali), che intanto sono diventati un’ottantina.

I vecchi broadcaster si sono rimboccati le maniche: la Rai, per esempio – come ha ricordato qualche giorno fa il presidente Claudio Petruccioli in Vigilanza – produce 13 canali fra digitale satellitare e digitale free: l’ultimo nato e’ Rai 4, che ha avuto ottimi riscontri di ascolto, ed e’ in fase di messa a punto Rai 5, che valorizzerà il patrimonio degli archivi.

 

A novembre il digitale terrestre ha superato la soglia del 7%; il tempo di utilizzo è del 7,6%, una quota – sottolinea Digita – raggiunta in un triennio e che invece la tv satellitare è riuscita a toccare dopo oltre dieci anni. Rispetto a ottobre, le elaborazioni dello studio Frasi sui dati Auditel indicano una crescita del 18%; in un anno gli ascolti del digitale terrestre sono aumentati del 153%.

 

Per quanto riguarda gli ascolti, calano Rai e Mediaset, in particolare con le reti ammiraglie, anche se Canale 5 resta leader, e crescono i canali satellitari.

E’ la ‘rivoluzione’ che emerge dall’analisi dei dati Auditel in Sardegna nel periodo 2 novembre -13 dicembre, all’indomani cioè dello switch-off del 31 ottobre, quando è stato spento l’ultimo impianto analogico e l’isola è diventata all digital.

Rispetto al periodo corrispondente del 2007 (4 novembre-15 dicembre) – in base alle elaborazioni dello studio Frasi – nell’intera giornata Canale 5 ha raccolto il 23.07% di share (-2.97%), Raiuno il 19.64% (-2.52%), Raidue il 10.45% (con un aumento dell’1.88%), Raitre il 9.01% (-0.68%), Italia 1 l ‘8.42% (-2.41%), Retequattro il 5.92% (-0.49%), La7 il 2.21% (-0.04%). Nel complesso, la Rai ha fatto segnare il 39.10% (rispetto al 40.43% del 2007) e Mediaset il 37.41% (quasi sei punti in meno, l’anno scorso era al 43.28%), ma Viale Mazzini si consola con il 4.07% di Raidigit, cioè l’offerta digitale (+3.30% sul 2007); nel complesso, il totale Rai (con il digitale) tocca il 43.10 rispetto al 41.20%. In crescita gli ascolti dei canali Sky (3.50% contro 1.92%) e Fox (1.11% contro 0.83%); in aumento anche le altre terrestri, salite dal 6.75% all’8.19%.

 

Ma quanto pesa l’esempio della Sardegna sul resto d’Italia, che si avvia a passare al digitale terrestre?

 

Francesco Siliato, partner dello Studio Frasi e docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi al Politecnico di Milano, ha spiegato che “L’isola rappresenta il 2.8% della popolazione italiana e il 2.9% del pubblico televisivo. Innanzi tutto emerge il calo del consumo di Tv con il passaggio al digitale, evidentemente ancora incompleto rispetto al numero dei televisori presenti in ogni famiglia. E questo incide sugli ascolti complessivi, in particolare per le Tv generaliste: se il marito guarda la partita sul digitale, la moglie non può più seguire alla stessa ora sul televisore senza decoder il quiz o la fiction, offerta tipica delle Tv tradizionali“.

 

Il calo è inevitabile: “L’esempio degli altri Paesi europei – ha detto Siliato – dimostra che la maggiore offerta porta il pubblico a segmentarsi: è successo a Abc, Cbs e Nbc in America quando è arrivato il cavo, o a Bbc e Itv in Inghilterra quando si è diffusa Freeview”.

La riduzione avrà comunque un punto di arresto, “stimabile attorno al 70-72% complessivo: oggi Rai e Mediaset sono al 78% in Sardegna, all’82-84% in Italia”.

Gli ascolti persi, tuttavia, possono essere recuperati dagli stessi editori puntando sull’offerta in digitale, “come è successo alla Rai soprattutto con Rai 4, che in Sardegna è arrivata a toccare il 3.7% superando La7”.

Diverso è il discorso per Mediaset, la cui strategia punta più sull’offerta a pagamento, e cioè a drenare risorse pubblicitarie più che ad arginare la riduzione degli ascolti”.

 

Da notare poi il successo di Sky, “che a novembre guadagna nell’isola il 50% e a dicembre il 40%. Il dato complessivo, dunque – ha concluso Siliato – è che il digitale vince sull’analogico, com’e’ nella logica delle cose. A contare e’ il contenuto: per lo spettatore la piattaforma è indifferente”.

 

I dati di ascolto, comunque, dovranno assestarsi: “Sul boom di Rai 4 ha pesato l’Isola dei famosi”, ha fatto notare Andrea Ambrogetti, presidente di DGTVi  (Rai, Mediaset, Ti Media, DFree e le emittenti locali di Frt e Aeranti-Corallo). “Mediaset? Sull’offerta free stiamo facendo una riflessione congiunta a livello europeo: quanti canali realizzare e di che tipo, tematici o semigeneralisti. Sull’offerta pay siamo il più grosso caso a livello europeo sul digitale terrestre, con 2,7 milioni di tesserine attive”.

 

Ma Ambrogetti ha soprattutto sottolineato il successo del passaggio alla nuova tecnologia: “Oggi il digitale terrestre è presente nel 95% delle case sarde. Il 75% delle famiglie ha solo il Dtt, il 20% ha sia il satellite che il Dtt, il 5% solo il satellite. E come spiegheremo nella IV Conferenza nazionale sul digitale terrestre, a Roma il 20 e 21 gennaio, le ricerche in Francia, Gran Bretagna e Spagna dimostrano che il calo dei canali analogici, fino a qualche anno fa intercettato dal satellite, oggi è catalizzato dalla nuova offerta digitale: l’ascolto torna così ai broadcaster tradizionali, pubblici e privati”.

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