Rai: il Cda ci ripensa. Nuove nomine e due interim. Passa anche l’ok alla fiction di Barbareschi dopo la rinuncia al cachet

di Raffaella Natale |

Luca Barbareschi: 'Gli attori non sono figli di un Dio minore, la regola valga per tutti i parlamentari'.

Italia


Luca Barbareschi

Ha prevalso il senso di responsabilità? “Niente nomine, né proroghe. Solo interim”, aveva assicurato alla vigilia dell’ultimo Cda della Rai il presidente Claudio Petruccioli. Poi, a sorpresa, nel Consiglio di ieri con i consiglieri scaduti da giugno, tre nomine all’unanimità (Pierluigi Lax, vicedirettore dell’Ufficio legale; Stefano Luppi, vicedirettore delle Relazioni istituzionali; Nicola Claudio, direttore della Segreteria del Cda). Oltre a due interim al Dg Claudio Cappon, per incarichi già in precedenza prorogati, dell’Ufficio legale e delle Relazioni istituzionali di Viale Mazzini.

Il conferimento dell’incarico ad interim si è reso necessario perché i due titolari responsabili, rispettivamente Rubens Esposito e Pierluigi Malesani, avevano maturato già da tempo i diritti per la pensione ed erano in carica perché prorogati da un precedente Cda fino al 31 dicembre di quest’anno.

 

“…E’ vero, il Cda è scaduto, ma in questo caso ha fatto tutto quel che doveva fare”. Sì, perché da gennaio, mese della prossima riunione al Settimo piano di Viale Mazzini, “…sarebbe stato impossibile operare senza il segretario del Cda, il cui compito è anche quello di convocare le riunioni. Per questo lo abbiamo nominato. Le altre due sono nomine di vicedirettori, quindi minori. Ordinaria amministrazione. Anche perché reggeranno gli uffici delle direzioni affidate ad interim al direttore generale. Quindi, sono fin da subito indispensabili al loro funzionamento. Indipendentemente da chi poi guiderà le due Direzioni”. Decisione questa rinviata al nuovo Cda. E al nuovo anno.

 

Il Cda della Rai ha anche deciso di rivedere la sua precedente decisione, negativa, sulla produzione della terza serie della fiction “Nebbie e delitti” che ha come protagonista, Luca Barbareschi, attore ma attualmente anche deputato del Pdl e vicepresidente della commissione Trasporti della Camera.

La scorsa settimana il Consiglio aveva deciso a maggioranza (quattro voti contro e tre a favore) di non firmare il contratto per la terza serie della fiction. La tesi che aveva prevalso era stata quella basata sull’opportunità di non mandare in onda una fiction interpretata da un attore che attualmente è parlamentare, e peraltro vicepresidente di organo parlamentare che ha poteri di controllo sulla Rai.

 

In Cda erano emersi due schieramenti: favorevoli e contrari. Da una parte Petruccioli, Urbani e Bianchi Clerici, che ieri hanno riconfermato il sì; dall’altra Rizzo Nervo, Rognoni, Staderini e Petroni, con i primi due che ieri hanno invece votato a favore, mentre il rappresentante del’Udc ha ribadito il no e quello del dicastero dell’Economia ha deciso di astenersi. Rizzo Nervo aveva parlato di linea di prudenza, mentre Petroni aveva appunto posto un problema di relazioni istituzionali, visto il ruolo di Barbareschi in commissione alla Camera.

 

Ieri, però, dopo la rinuncia da parte dell’attore-parlamentare al compenso per la sua interpretazione (che sarebbe stato di 400 mila euro lordi) il nuovo voto del consiglio ha dato il via libera alla produzione della terza serie.

Il costo è intorno ai 5 milioni di euro e le riprese cominceranno il prossimo febbraio e messa in onda nell’autunno 2009 su Raidue.

 

E ora Barbareschi vuole che la regola applicata a lui valga anche per tutti gli altri parlamentari che continuano a lavorare “come giornalisti, medici, imprenditori, ingegneri, professori o con qualunque altro ruolo con soldi di aziende statali o parastatali”. Per Barbareschi “tutti i professionisti hanno diritto di lavorare e gli attori non sono figli di un Dio minore”. Dunque, “o tutti o nessuno“, ha sottolineato l’attore-parlamentare.

“Ho evitato di entrare sia nella commissione di Vigilanza che in commissione Cultura e sono nella commissione Trasporti e Tlc proprio per evitare di occuparmi di contenuti. E per questo vengo punito?”

“…400 mila euro lordi – ha precisato – cioè 100 a puntata, la metà di quanto prendono colleghi che hanno meno esperienza di me. Sono contento che il mio gesto sia stato utile, soprattutto per quel centinaio di persone coinvolte nel progetto che hanno rischiato di perdere il lavoro”.

Per l’attore e produttore – che però dopo l’elezione alla Camera ha creato un blind trust, cedendo ai soci le proprie quote della Casanova Entertainment – dietro c’è un “disegno politico“. Non vuole fare però i nomi dei suoi nemici: “…Ne ho più di uno, anche fuori della Rai. Ma va benissimo, sono un vecchio cagnaccio combattivo. Continuerò a occuparmi a tutto campo di servizio pubblico”.

 

Della vicenda il vicepresidente della commissione Trasporti della Camera ha raccontato di aver parlato anche con il premier Berlusconi durante la cena per gli auguri di Natale: “Voglio ringraziarlo per la sua attenzione. Se è intervenuto? Non posso saperlo e non voglio dargli questa responsabilità. Ma si sta rendendo conto di quanto è importante il ruolo del servizio pubblico, che va gestito in maniera diversa da come è stato gestito in questi ultimi anni”.

 
Le riprese di “Nebbie e delitti” – un giallo padano ambientato a Ferrara, con Barbareschi nei panni del burbero commissario Soneri – si sposteranno durante le feste di Natale a Torino.

“Approfitteremo della pausa dei lavori parlamentari’, ha concluso, ammettendo che con la Rai si era già parlato della possibilità di una quarta serie, stavolta in otto puntate.

 

Intanto il contestato presidente della Commissione di Vigilanza, Riccardo Villari, mangerà il panettone a San Macuto. Vale a dire che resterà nel suo incarico nel passaggio dal vecchio al nuovo anno.

Così come il Cda Rai, scaduto da giugno, che rimarrà a sua volta in carica anche nelle festività per tornare al lavoro a gennaio, dopo l’ultimo appuntamento di ieri.

 

Il rinnovo del vertice Rai sarà appunto il nodo sul quale il presidente Villari si giocherà la sua permanenza nell’incarico che ha ottenuto con i voti della maggioranza di centrodestra, pur essendo un esponente del Pd, partito dal quale è stato espulso.

Ora Villari fa parte del Gruppo misto del Senato, posizione che è stata contestata dal presidente di Palazzo Madama Renato Schifani che ha parlato nei giorni scorsi di possibile revoca. Ma lui resiste, come ha sempre fatto dall’inizio di questa intricata vicenda.

 

I lavori della Vigilanza dovrebbero riprendere a questo punto non prima della metà di gennaio e allora, all’ordine del giorno della bicamerale tornerà il regolamento sul question time alla Rai che ha come relatore l’unico esponente del Pd che ancora partecipa ai lavori della Vigilanza, il radicale Marco Beltrandi.

Ma anche per approvare un semplice regolamento ci vuole la maggioranza della Commissione, che è di 21 esponenti sui 40 totali. Cosa che è possibile ma con ferrea volontà di tutto il centrodestra (in tutto sono 22) visto che il Pd e l’Udc non partecipano ai lavori e i due esponenti dell’Idv si sono addirittura dimessi, anche se le loro dimissioni non sono state accettate perché non sono stati indicati contemporaneamente i sostituti.

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