Mediaset più forte sui mercati esteri: si fa duro lo scontro con Telefonica per Digital+, mentre occhi puntati su Germania e UK

di Raffaella Natale |

Europa


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Il gruppo spagnolo Prisa sta negoziando con Telefonica la cessione della sua piattaforma satellitare DigitalPlus e spinge per un accordo con il colosso iberico delle tlc prima della sua assemblea degli azionisti del 5 dicembre.

Questa notizia è riportata dal quotidiano Expansion, il quale spiega che Prisa sta cercando di convincere Telefonica ad aumentare la sua valutazione attorno ai 2 miliardi di euro, che è ben al di sotto della stima di 3,85 miliardi di euro  recentemente effettuata da Prisa. La cessione consentirebbe alla società di ridurre i debiti e di concentrarsi sul canale in chiaro Cuatro.

L’Isp spagnolo Ono, la francese France Télécom e la britannica BSkyB hanno ufficialmente lasciato la gara per DigitalPlus, mentre Telecinco (gruppo Mediaset) e la transalpina Vivendi , sebbene ancora interessate, secondo Expansion hanno evidenziato discrepanze sulla valutazione degli asset.

 

Secondo quanto riportava tempo fa da Expansion, Prisa, assistita da Hsbc nella veste di advisor, intendeva definire una short list nell’arco di poche settimane per consentire ai selezionati di procedere con una due diligence e, poi, giungere a un accordo in ottobre.

Così, visto che il 12 novembre non sono prevenute offerte e proposte al gruppo iberico, i contendenti attenderanno adesso almeno la primavera 2009 prima di muoversi ufficialmente. Ma sottotraccia monitoreranno la situazione, augurandosi che Prisa, data l’impellenza di vendere DigitalPlus, sia costretta ad abbassare le pretese.

 

L’operazione potrebbe interessare Telecinco alla ricerca di un rafforzamento sul mercato televisivo spagnolo dopo aver subito un grave tracollo nell’audience, sprofondando in agosto al terzo del ranking, superata da Tve e da Antena 3. E d’altra parte la recente e controversa riforma radiotelevisiva promossa da Zapatero ha sicuramente frammentato l’audience televisiva, andando ad intaccare maggiormente proprio il gruppo italiano.

I dati di ascolto di agosto (14,9%) d’altra parte sono i peggiori da quando la società ha fatto il suo ingresso nel mercato spagnolo.

Per gli esperti i dati sarebbero il risultato di una programmazione ormai vecchia e poco attenta ai nuovi gusti dei telespettatori che, soprattutto in Spagna, si fanno coinvolgere dalle mode del momento.

 

Alcuni giorni fa, è stato lo stesso Pier Silvio Berlusocni a confermare l’interesse per DigitalPlus, ma anche quello di crescere all’estero.

 “…Il momento è di difficoltà generale ma anche di grandi opportunità. Noi ci guardiamo intorno, ma è presto per parlare di un progetto in modo specifico“, ha dichiarato Berlusconi Jr senza, però, fornire precise indicazioni sull’andamento delle trattative per DigitalPlus, o per la britannica Itv , per la quale aveva manifestato interesse la controllata Endemol.

 

In Germania si sta invece procedendo con un’altra operazione attraverso Fininvest, quella per Premiere (controllata al 25% da News Corp) dove la società è arrivata a una quota del 3,1%

 

Rupert Murdoch ha costruito questa quota nel tempo, innescando illazioni, mai commentate dall’interessato, circa l’eventuale intenzione di lanciare un’Opa.

La News Corp è entrata in Premiere a gennaio con il 14,5% per poi salire al 25% della Pay TV tedesca. In giugno sono entrati nel board della società anche i vertici della News Corp, Tom Mockridge e Mark Williams, e quest’ultimo a settembre è stato nominato amministratore delegato dell’emittente.

 

L’editorialista del Financial Times, Paul Betts, ritiene che con l’ingresso nel capitale della Pay TV tedesca Premiere, Silvio Berlusconi scommette sul suo “vecchio amico e rivale” Murdoch, e sul fatto che in Germania riuscirà a replicare il successo che ha ottenuto in Italia con Sky.

Nella consueta rubrica european view, dice la sua sulle motivazioni che avrebbero spinto Fininvest a rilevare poco più del 3% di Premiere, quota che conta di accrescere al 5%. Semplicemente ha fiutato l’affare, secondo Betts che da credito al gruppo televisivo italiano sul fatto che non si intende avviare una contesa con il magnate australiano.

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