Vigilanza Rai: Villari dribbla i giornalisti mentre il governo se ne lava le mani, ‘E’ il Parlamento che deve decidere’

di Raffaella Natale |

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“…O Villari decide di lasciare la commissione o non è possibile farlo dimettere“. Lo ha affermato a Paolo Bonaiuti tornando sulla vicenda della vigilanza Rai nel corso di Rainews24.

“…Silvio Berlusconi si è molto spinto in avanti dando il suo impulso. Tuttavia – ha proseguito – ora siamo di fronte a una Commissione parlamentare e la decisione va presa in seno al Parlamento“.

Interloquendo con il direttore di Rainews24, Corradino Mineo, Bonaiuti ha ribadito ancora una volta le sue critiche alla compagine di centrosinistra per essersi in passato incaponita sul nome di Leoluca Orlando: “…Mi dolgo del fatto che, bloccando la sua scelta su un’esponente dell’Idv non abbia offerto alcuna soluzione alternativa nel momento in cui la maggioranza era aperta alla possibilità di votare tutti gli altri nomi di prestigio. Non ho capito – ha concluso Bonaiuti – perché Veltroni ha inseguito il partito di Antonio Di Pietro, che ha valori diversi da quelli della sinistra riformista”.

 

Una legge scaccia-Villari? “…Se n’è parlato ma siamo ancora nella fase dello studio”, ha detto il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, interpellato alla Camera sull’ipotesi di una modifica al regolamento parlamentare che consenta di sfiduciare il presidente della commissione di Vigilanza.

Tuttavia, ha aggiunto Casini, “…la cosa migliore è che lui si assuma la responsabilità, onerosa mi rendo conto, di andarsene”.

 

Villari ha intanto imparato a dribblare bene i giornalisti anche se a quelli che ieri gli hanno fatto notare che forse una corsa così filata da piazza del Pantheon fino a Palazzo Madama poco si addice al suo status, per quanto contrastato, di presidente, ha risposto: “Io non sono mai scappato da nessuno. Semplicemente ero in ritardo per la Commissione al Senato”.

Aggiungendo: “Mi sorprende proprio una interpretazione del genere: ho risposto tranquillamente alle domande che mi venivano poste, poi ho notato il ritardo e mi sono affrettato. Insomma, un presidente non può forse correre?”.

 

Intanto ieri l’ufficio di presidenza della Vigilanza che si è riunito a Palazzo San Macuto “…ha condiviso l’idea che si vada avanti” a lavorare.

Villari ha anche confermato che “…la prossima settimana convocheremo la plenaria” della commissione di Vigilanza.

L’ufficio di presidenza ha “…toccato vari argomenti e ce ne sono tanti“, a partire dal regolamento per le elezioni in Abruzzo, per continuare con la costituzione della sottocommissione per l’accesso e per il reintegro del consiglio d’amministrazione della Rai.

 

Forte dell’appoggio del Pdl, che ha escluso l’ipotesi di sfiduciarlo e ieri ha partecipato alla riunione a San Macuto, e della volontà del governo di non mettere bocca nella vicenda, Villari in mattinata si è fatto vedere alla Camera, poi in Vigilanza dove alle 14 era convocato l’ufficio di presidenza. Presenti Pdl e Lega, assente come annunciato il Pd, arriva l’Udc con il capogruppo Roberto Rao ma solo “…per ribadire la richiesta di dimissioni del presidente“. Una sollecitazione alla quale Villari non ha risposto. Rao ha lasciato i lavori, commentando: “…Ci riuniremo come gruppo parlamentare per decidere quale iniziativa intraprendere”.

Mentre l’ufficio di presidenza ha approvato il regolamento per l’Abruzzo. “…Ci sono precedenti“, ha spiegato Villari a chi gli ha contestato l’irritualità della sede.

Ma per Villari, “…La prossima settimana convocheremo la commissione plenaria: ecco che si lavora“, sottolineando la sua volontà di “…concordare un percorso. E’ mio interesse che la commissione possa operare con la presenza di tutti”.

In ufficio di presidenza, ha detto ancora, “…abbiamo fatto una ricognizione degli argomenti che sono sul tappeto per smaltire gli arretrati”.

 

La lista è piuttosto lunga: audizione del presidente Claudio Petruccioli e del dg Claudio Cappon sulle questioni legate alla crisi, e poi audizioni dei direttori di reti e testate; ripristino del question time in commissione; approvazione di un atto sul diritto di rettifica e replica; definizione delle missioni nei centri Rai di Torino, Milano e Napoli; preparazione della relazione annuale al Parlamento; invito ai gruppi a costituire al più presto la sottocommissione permanente per l’accesso. In fondo alla nota diffusa da Villari, è citata anche la questione del rinnovo del Cda Rai: “…L’ufficio di presidenza ha preso atto che attualmente il Cda si trova in regime di ‘prorogatio’ ed è costituito da soli sei componenti  (in realtà sono sette), presentando due posti vacanti a seguito dell’elezione di Gennaro Malgieri e della scomparsa di Sandro Curzi”.

 

Il presidente della Vigilanza Rai ha fatto sapere che cercherà di operare con la massima apertura e disponibilità al confronto. “…Lavoro per coinvolgere tutti. Ho sentito anche il capogruppo del Pd, Fabrizio Morri”.

 

Scontato, intanto, l’aggiornamento dell’assemblea dei soci Rai, al 4 dicembre. Nel Palazzo è ancora polemica. Il Pd boccia la “nuova rottura della prassi” da parte di Villari con l’approvazione del regolamento per l’Abruzzo, in una lettera al Corriere della Sera firmata dai capigruppo di Camera e Senato Antonello Soro, Anna Finocchiaro, Marina Sereni e Luigi Zanda, chiede al Pdl “…atti concreti” per permettere che la vicenda della Vigilanza arrivi “ad un esito istituzionale positivo“, permettendo “la nomina di Zavoli”.

I capigruppo hanno replicato alla posizione espressa dai loro omologhi del Pdl che si sono impegnati in una “…per ora improduttiva moral suasion affinché venga mantenuto l’accordo raggiunto sul nome di Sergio Zavoli. Crediamo -hanno concluso – che serva fare di più”.

La moral suasion, insomma, non basta. Intanto Villari, che ribadisce che presenterà ricorso contro l’esclusione dal gruppo Pd al Senato, nel pomeriggio di ieri a Palazzo Madama va a sedersi tranquillo in Aula al suo scranno, il numero 107. Avanti, ancora, con un sorriso di circostanza, incurante di un certo gelo che lo circonda.

 

Continua a protestare l’Idv. Secondo il presidente del deputati dipietristi Massimo Donadi (autore, insieme al presidente del Gruppo a palazzo Madama Felice Belisario, di una lettera in cui chiedono le dimissioni del presidente del Senato Renato Schifani), l’organismo parlamentare è stato delegittimato dall’atteggiamento di Villari. “…Data l’impossibilità di garantire il rispetto e l’onestà nei confronti di questo incarico pubblico, abbiamo deciso di non esser complici della sua compromissione”, ha dichiarato Donadi.

“…Avendo preso atto della trama ordita da Silvio Berlusconi abbiamo manifestato la nostra contrarietà attraverso le dimissioni dalla commissione di Vigilanza sia di Leoluca Orlando che di Francesco Pardi. Pur continuando a denunciare le pessime condizioni in cui versa il sistema dell’informazione italiana, lo sblocco dell’elezione sulla Vigilanza Rai non è più una questione che ci riguardi”. Nella lettera pubblicata dal Corriere della Sera, Donani e Belisario chiedono le dimissioni si Schifani, reo di aver ‘consigliato’ a Leoluca Orlando di mettersi in contatto con Silvio Berlusconi per rimuovere gli ostacoli che impedivano l’elezione dell’esponente dell’Idv alla guida della Vigilanza Rai.

 

Non chiamate in causa il governo, la querelle va risolta in parlamento, ha tagliato corto il portavoce del presidente del Consiglio, Paolo Bonaiuti, perché quella della commissione di Vigilanza Rai è “…una vicenda tipicamente parlamentare e la dobbiamo lasciare nell’alveo del Parlamento“.

Una linea confermata anche dal ministro della Difesa e reggente di An, Ignazio La Russa: “…Quando le massime cariche dello Stato fanno quello che hanno fatto” in termini di moral suasion “…gli unici che non possono dire nulla sono quelli che lo hanno portato lì”. La Russa ha lasciato cadere l’ipotesi di una soluzione legislativa che di fatto comporti la decadenza del senatore Pd dall’incarico. Anzi, ha sottolineato La Russa, “…siamo noi che l’abbiamo eletto a avere un piccolo debito di riconoscenza per aver sbloccato la situazione della commissione di Vigilanza”. Quanto alle dimissioni che non arrivano, malgrado tutte le pressioni e la moral suasion, La Russa ha concluso: “…Posso dire solo che se si dimette fa bene, ma se non si dimette non sarò io a dire ‘crocifiggetelo'”.

 

“…Il presidente Villari – ha sottolineato Marco Beltrandi, componente radicale della Vigilanza Rai – sta facendo funzionare la commissione, resistendo ad epurazioni, inviti e persino minacce che gli provengono da esponenti politici di partiti e da cariche istituzionali. I radicali non possono che constatare l’inizio dell’attività con soddisfazione, a prescindere dalle vicende politiche che hanno portato alla rottura della prassi parlamentare per la quale erano le opposizioni a scegliere il presidente della Commissione. D’altro canto – ha concluso – non si può non constatare come a questo esito hanno concorso attivamente anche molti di coloro che oggi con scarso senso delle istituzioni intenderebbero bloccare i lavori della Commissione stessa”.

 

“…La macchina della Vigilanza Rai – ha detto il segretario della Dc per le Autonomie, Gianfranco Rotondi – ha il motore acceso, il conducente deve poterla guidare senza che qualcuno gli sottragga le chiavi dal cruscotto. Villari ha il mandato per intraprendere questo cammino e, dunque, è giusto da parte sua mettere il piede sull’acceleratore e partire”.

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