Festival Internazionale del Film di Roma: Stati Generali del Cinema,  la leva fiscale è ai nastri di partenza

di di Bruno Zambardino (Docente di economia del cinema e della tv alla Sapienza di Roma e Direttore Osservatorio Media di I-Com) |

Italia


Festival Internazionale del Film di Roma

Numerose e tutte di grande interesse le questioni emerse nel corso del workshop sugli sviluppi normativi del cinema promosso nel quadro degli Stati Generali del Cinema che si svolgono nell’ambito del Festival Internazionale del Film di Roma. Proviamo a evidenziarne alcune a caldo, senza alcuna pretesa di esaustività.

 

 

Il “sismografo” cinematografico

 

Così si è efficacemente autodefinito il Direttore Generale del Cinema, Gaetano Blandini, al momento di porgere il saluto agli intervenuti, sottolineando la preziosa funzione di cerniera che svolge da diversi anni con il compito di registrare le istanze delle associazioni e degli addetti ai lavori, operarne una sintesi ad uso dei vertici politici affinché si traducano in azioni tecniche e di supporto normativo. L’approccio al dialogo e alla concertazione è stato peraltro uno dei leit motiv della mattinata, a testimonianza che le “fughe in avanti”, ovvero le riforme per decreto senza passare attraverso momenti consultazione delle categorie, appartengono al passato. D’altra parte è proprio sulla costruzione dei tavoli e sul metodo dell’ascolto che Gaetano Blandini (da qualche mese ricopre anche la carica di Amministratore Unico di Cinecittà Holding) è riuscito coerentemente a guadagnarsi la fiducia oltre che della politica (restando in sella con 5 diversi Ministri) anche delle varie anime associative che operano nel settore. I terremoti politici – restando sulla metafora sismica – hanno rafforzato la sua posizione all’interno della macchina pubblica. Non pare inverosimile che si affidi proprio a lui la guida della futura Agenzia nazionale del Cinema che dovrebbe far confluire in un unico soggetto più forte (e possibilmente più autonomo) le funzioni di Cinecittà e della Direzione ministeriale stessa, con una logica di semplificazione e di razionalizzazione. Al momento l’idea è al vaglio del Ministro, ma non si conoscono tempi e modalità di attuazione. L’unica cosa certa, al momento, è ciò che non sarà possibile realizzare, ovvero un organismo in grado di raccogliere e gestire la “fiscalità di scopo” (sul modello francese) in quanto l'”ordinamento attuale non lo prevede”.

 

 

Centoautori e la mitologia del libero mercato

 

Lucida e pragmatica la posizione della neo-Associazione nata come Movimento due anni fa all’Ambra Jovinelli. Il suo portavoce Valerio Jalongo, sgombrando il campo da sterili steccati ideologici, ha detto che il cinema non è né di destra né di sinistra e che provvedimenti bipartisan come quelli che introducono il tax credit e il tax shelter ne sono una apprezzabile dimostrazione. Ha anche aggiunto, ovviamente, che autori e sceneggiatori preferirebbero restare concentrati sul proprio mestiere se nel nostro Paese non si registrasse un “deficit politico”.

Lo slogan (non originale), sul quale concordano anche le altre associazioni Anac e Api , potrebbe essere “con lo Stato ma anche con il mercato”, là dove è ormai chiaro (e non solo in questo settore) che affidarsi alle sole leggi del mercato è una utopia e che è compito dello Sato dotarsi di una vera legge di sistema in grado di regolamentare la complessità e gli squilibri esistenti.

Citto Maselli (Anac) resta comunque il più scettico, preoccupato per un quadro normativo in evoluzione e per l’introduzione di possibili interventi correttivi che spostano di poco gli elementi di criticità strutturale risolvibili al contrario solo attraverso una legge organica di sistema in una logica antitrust e di fiscalità di scopo.

 

Circuiti distorti, epica dei sentimenti e un sistema che non paga i prodotti

 

A proposito di squilibri, è d’obbligo dar conto dell’intervento del presidente dei produttori Riccardo Tozzi, cui va il premio per aver fornito la lettura più attenta dell’attuale scenario di mercato (quasi una lezione accademica).

Tre i nodi cruciali da sciogliere e risolvere: in primo luogo occorre correggere l’evidente asimmetria all’interno dei circuiti multiplex, dove le produzioni americane risultano più forti sul target dei giovani, puntando a valorizzare la specificità del nostro cinema, quell'”epica dei sentimenti” che trova terreno fertile in un pubblico più adulto ed urbano. Per fare ciò, occorre arrestare il processo di desertificazione delle sale cittadine. Pare che alcuni imprenditori come Furlan in Veneto abbiano compreso questa dinamica, avviando nuovi investimenti nei centri cittadini e non solo nelle periferie.

 

Il secondo nodo attiene all’impatto sui nuovi media. Secondo Tozzi occorre trasformare la pirateria in “clientela potenziale”, ovvero stabilire con le telco regole chiare e trasparenti per un sfruttamento legale e più equilibrato del prodotto cinematografico in rete. Una recente ricerca dell’Anica (citata da Andrea Colasio) parla chiaro: ben il 90 % di coloro che attivano una adsl, lo fa per scaricare film. Lasciamo a voi immaginare quale possa essere la percentuale dei download legali…

 

Ultimo nodo, quello del rapporto tra cinema e tv free: anche in questo campo occorre un tavolo negoziale che modifichi l’assetto attuale profondamente squilibrato tra produttori indipendenti e broadcaster a tutto vantaggio di questi ultimi, intervenendo se necessario sulla legge 122 (obblighi di investimento) che a 10 anni di distanza dalla sua approvazione risulta inadeguata. Dito puntato soprattutto contro la Rai che oltre a pagare poco e male, non programma con la dovuta attenzione e visibilità i film (soprattutto in prima serata). Film che arrivano sulle televisioni free, val la pena ricordarlo, usurati e saturi per lo sfruttamento sempre più intensivo che avviene nelle precedenti finestre distributive (anche 120 passaggi nei due anni di diritti pay).

 

Il sostegno cinematografico allo Stato

Alcuni interventi, dati alla mano, hanno sottolineato questo autentico paradosso: il “cinema italiano è in perdita con lo Stato”. Stato che tra debiti crescenti, fondi esauriti (ad esempio quello in conto capitale e in conto interessi a sostegno delle sale) e quota Fus sempre più ridotta, incamera in termini di imposte molto di più di quello che eroga (secondo Andrea Colasio, a fronte dei 108 milioni di cui il Ministero dispone per finanziarie il settore, sono ben 288 quelli che rientrano in termini di imposte indirette).

Dati che dimostrano la vitalità e il dinamismo di imprese che nel corso di questi anni hanno fatto progressi importanti sotto il profilo della qualità dei prodotti, dell’assetto organizzativo e della professionalità tecnica e manageriale. Ma rischiano di essere schiacciate dagli interessi passivi delle banche che approfittano dei ritardi dei pagamenti da parte dello Stato. Un dato su tutti: a fine anno i debiti accumulati potrebbero arrivare a quota 50 milioni.

 

 

I due (dei 5) cavalieri dell’Apocalisse

 

Rispondono al nome di Mario La Torre e Gian Marco Committeri e fanno parte, insieme ad altri tre esperti del Ministero delle Finanze, della squadra tecnica che ha messo a punto la normativa che aprirà le porte nel nostro Paese agli incentivi fiscali nel settore cinematografico. I test di compatibilità con il regime degli aiuti di Stato sono ancora al vaglio di Bruxelles.

Se dal punto di vista politico il merito di aver difeso ad oltranza il provvedimento varato dal precedente governo va a Gabriella Carlucci e Willer Bordon, sotto il profilo tecnico è a loro che va riconosciuto lo sforzo nell’elaborazione delle misure, nell’analisi di impatto necessaria a dare fondatezza all’impianto e soprattutto nella procedura negoziale con gli uffici della Commissione europea. I due esperti hanno illustrato le caratteristiche dei provvedimenti e le differenti tipologie di applicazione mostrando anche alcune interessanti simulazioni pratiche. E’ una materia molto complessa e sulla chiarezza e correttezza dei decreti attuativi (plafond, trasparenza, modalità di presentazione delle domande, tempistica ed effettivo funzionamento dei meccanismi ecc..) si giocherà gran parte del successo dell’operazione.

 

E’ evidente che, una volta ottenuto il via libera dalla Commissione, andranno organizzati incontri ad hoc con gli operatoti (produttori, distributori, esercenti, industrie tecniche da un lato ed imprenditori esterni dall’altro) per approfondire le procedure e verificare i requisiti per ottenere i benefici. L’Anica e l’Api, grazie al sostegno della Direzione Generale del Cinema, si sono attrezzate istituendo un vero e proprio sportello informativo e di assistenza tecnica e consulenziale

Angelo Barbagallo (API) ha voluto precisare, a tal proposito, che le risorse derivanti dagli interventi in materia fiscale dovranno produrre benefici soprattutto per il settore della produzione indipendente, anello debole della filiera, schiacciato dal forte potere contrattuale delle televisioni e dalla presenza sempre più massiccia delle telecoms sulle nuove reti distributive.

 

Energia cinematografica

Culturalmente appassionante e al tempo stesso managerialmente ineccepibile l’approccio di Paride De Masi, Presidente di Italgest, società pugliese leader nel settore delle energie rinnovabili, chiamato a raccolta da Gabriella Carlucci insieme alla vulcanica Marina Salomon (Amministratore Unico di Altana, azienda leader nel settore abbigliamento), per testimoniare il forte interesse anche da parte dei “capitali esterni” nei confronti di misure in grado di generare significativi crediti di imposta (o in alternativa detassazione degli utili, là dove presenti). De Masi porta l’esempio concreto della partecipazione finanziaria della sua azienda al film di Edoardo Winspeare (Galantuomini, in concorso al Festival che ieri ha strappato un applauso convinto del pubblico ed un ottimo giudizio di critica), complice la comune terra di provenienza, il Salento. Un investimento in “responsabilità sociale” ma anche un formidabile veicolo di promozione del territorio in cui l’imprenditore crede molto in una logica di investimento “reputazionale” che valorizza il marchio, incidendo anche sulla crescita del fatturato.

 

Un incontro, in conclusione, ben organizzato e ricco di spunti di riflessione. Senza perdere di vista le nubi che si stanno addensando sul sistema economico nazionale (e non solo) e senza dimenticare gli antichi vizi italici di un cinema condizionato dalla politica e con regole spesso non in sintonia con il mercato, all’orizzonte si intravedono più luci che ombre per le prospettive di crescita del settore.

Al momento – come ha detto Blandini – non si può immaginare di fare a meno dell’intervento pubblico che negli ultimi anni è sempre più orientato a premiare la qualità, l’impegno civile e la diversità culturale, come dimostrano opere quali “Gomorra”, “Il Divo” e lo stesso “Galantuomini”.

 

Ben vengano maggiori risorse private attraverso tax credit e tax shelter, ma un passo indietro da parte del pubblico farebbe vacillare il sistema in un momento di rilancio e maggiore consapevolezza dei propri mezzi da parte delle imprese del settore, tenendo conto che la questione cruciale non sono i 23 milioni di euro accantonati per il tax shelter (cui vanno aggiunti i circa 77 stimati per il tax credit) ma l’orizzonte temporale più ampio e una più robusta ottica imprenditoriale al riparo da un sistema di regole certe e chiare.

Ma come ha detto in chiusura, con solito piglio pragmatico, Luigi Abete – cui è spettato il compito di tirare le somme – bisogna fare in fretta e chiudere la partita entro dicembre, in concomitanza con  la legge Finanziaria, altrimenti il rischio è che si perda un anno intero e con esso l’ottimismo emerso da questo primo importante confronto..

   

   

   

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Stati Generali del Cinema Italiano, ultimo appuntamento

 

Pirateria e criminalità audiovisiva: quando la copia danneggia il mercato, 30 ottobre 2008

  

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