‘Mercanti di bugie e innovatori della conoscenza’: favorire gli investimenti nella banda larga 4G per supportare nuovi servizi

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Carlo Bixio

Pubblichiamo di seguito l’intervento di sono Carlo Bixio, Vicepresidente dell’Associazione Produttori Televisivi, al convegno “Da mercanti di bugie a innovatori della conoscenza. Il futuro nelle nostre mani”, organizzato dalla Fondazione Luca Barbareschi, in collaborazione con Key4biz e Fare Futuro, e che si è tenuto il 7 ottobre a Roma.

 

 

 

Ho accolto con vivo piacere l’invito a dibattere sui ruoli, regole e diritti di coloro i quali operano nell’audiovisivo e che per questo, a prima vista, possono sembrare i protagonisti di quanto viene scritto, prodotto ed interpretato, di quanto viene trasmesso o inserito in un mercato dalle mille sfaccettature e da un insieme separato di diritti che, per rendere, attinge risorse economiche dalla pubblicità dall’acquisto, dal canone, dal noleggio o quanto altro.

 

Con riferimento al titolo del convegno, lo Zingarelli definisce il mercante: negoziante, commerciante, trafficante, dedito solo a guadagni e che fa traffico di tutto, persino negriero! Tralascio la tratta delle bianche…

Un mercante di bugie? E cioè di fandonie, frottole o menzogne? No, grazie.  Non è nel nostro stile.

Un Produttore è colui il quale valorizza e difende una o più opere dell’ingegno degli autori, le promuove, le seleziona e ne organizza la realizzazione.

Per meglio chiarire, il produttore è il punto più alto di una piramide dentro la quale si muovono registi, attori, sceneggiatori, maestranze, tecnici del suono del video, degli effetti speciali, truccatori, parrucchieri, scenografi, montatori, direttori della fotografia, musicisti, direttori d’orchestra, uffici stampa, casting, traduttori, dialoghisti, ecc.

 

La prima qualità di un produttore è quella di scegliere sul mercato tutti quei professionisti che danno corpo al prodotto, che, se ben scelti, ne orientano la linea. La seconda è vivere e respirare l’aria del proprio tempo, proponendo al pubblico storie di ieri e di oggi, colori e vita di uno spaccato del proprio Paese.  La terza qualità, più fredda ma non meno importante per un produttore, è ottenere fiducia dalle banche, dai  network, dai fornitori di contenuti, dai  fondi di investimento. Queste tre qualità di intervento gli concedono la “patente” di  imprenditore creativo“.

La fiction italiana si è notevolmente evoluta nell’ultimo decennio, grazie all’impulso quantitativo, affinandosi anche dal punto di vista tecnico-qualitativo (200 le ore trasmesse in prime time nel 1996, fino alle circa 1.100 ore del 2007, che diventano – sempre nel 2007 – 2.000 ore, includendo le repliche).

Le narrazioni della fiction nascono dai grandi capolavori della letteratura e dai grandi personaggi della Storia, ma soprattutto da vicende contemporanee, nelle quali si identifica lo spettatore. (Ore di fiction italiana trasmesse per gruppo per prima TV/replica e fascia oraria – Fonte IEM)

La fiction si è dunque sganciata dal ruolo di puro intrattenimento per assumere uno spazio culturale, a tratti anche pedagogico. Sul piano dei numeri risulta come il secondo genere trasmesso dalle emittenti dopo l’informazione (1) (Quota del trasmesso di fiction sul totale della programmazione nei maggiori Paesi europei)

 

L’informazione, a mio parere, ha assunto toni da stadio e molte volte non sa dosare la pericolosità di immagini e fatti violenti e di sangue che possono creare traumi ai piccoli telespettatori. Attenzione e sensibilità che nelle nostre fiction cerchiamo sempre di tener presente. Si spiega così il boom della fiction italiana che ha saputo fronteggiare agevolmente l’attacco dei grandi film americani e delle migliori serie prodotte nel globo. Nella top ten europea ben 4 titoli sono italiani.

 

In questo percorso un rilevante ruolo lo hanno svolto Rai e Mediaset. Attendiamo maggiore interesse da Sky.

 

Malgrado il successo, il processo di internazionalizzazione del prodotto italiano non è assolutamente compiuto. Le emittenti di ogni nazione difficilmente vogliono innovare e quelle italiane sono spesso attratte dal genere melò, una pericolosa sponda verso il mare un po’ acquitrinoso delle telenovelle. E’ un danno per il pubblico, che rischia di trovarsi a vedere storie che ripercorrono gli stessi temi ed  è  un male per gli investitori, che rischiano di non trovare sulle reti delle emittenti generaliste un prodotto che segue il corso dei tempi.

 

Il momento del confronto tra produzione e fornitore di contenuti è giunto. Il momento della pianificazione dei generi si può ben dire quasi superato. Leggi, regolamenti e collaborazione con le emittenti devono percorre la stesso cammino  dell’Inghilterra:   in due soli anni, gli inglesi sono riusciti a tornare nazione guida nel settore audiovisivo europeo.

 

Tax shelter, product  placement, culto della concorrenza, nuovi media e nuovi modelli di business, un’emittente televisiva che trasmette solo opere di produttori indipendenti (Channel 4 (2)), indirizzi programmatici dati dal Governo, patti e regole concordate tra broadcaster e produttori indipendenti, diritto alla crescita, rispetto delle professionalità, strategie quinquennali per l’esportazione del prodotto nazionale: questi sono alcuni punti del PACT “il patto industriale per l’audiovisivo”, che sentiamo di proporre come esempio virtuoso.

 

L’Italia è nell’invidiabile condizione di lanciare una forte sfida per la  conquista dei mercati: 1) ha il più basso costo minuto;  2) professionalità di primo livello, estro e capacità imprenditoriale; 3) offre il settanta per cento delle opere d’arte e di antichità del mondo; 4) caratteristici scorci di tutte le epoche; 5) una luce naturale più forte e lunga degli altri nostri concorrenti.

 

Anche il problema dell’idioma, poco parlato nel resto del mondo è superabile grazie alla tecnologia (DVD e trasmissioni via satellite multi-lingua). 

Grazie al turismo culturale e alle città d’arte, la lingua italiana risulta studiata all’estero più che in altri momenti.  Dal punto di vista economico, investire sulla fiction italiana e’ premiante: non solo è un investimento sicuro dal punto di vista economico, ma anche perché può moltiplicare, attraverso un efficace sfruttamento dei diritti, la rendita degli investimenti.

 

Possiamo essere quindi innovatori della conoscenza? In parte si, perché le nostre aspirazioni sono dichiarate nel ricercare correttamente gli attimi della nostra vita e di tutto ciò che ruota attorno ad essa.

Il percorso già c’è. E’ quello dei nostri pensieri e dei nostri sguardi, delle cose vissute e dimenticate, è quello del nostro cuore. E’ quello della coscienza. E’ quello della percezione delle nostre azioni. Sono momenti che diventano macigni, duri da smuovere quando il processo tecnologico ti pone di fronte a scelte inedite, a cambiamenti di campo, a strategie che richiedono investimenti finalizzati ad un mercato sempre più selettivo, alla complicata fase di internazionalizzazione ed alla presenza costante nella catena multimediale.

 

Si può coniugare vita e morte allo stesso tempo, trattandole allo stesso modo?

Questo è l’interrogativo che ci è chiaro da tempo, ma che è ormai diventato ineluttabile per essere parte attiva di un cambiamento, per rendere vera e non aggirabile la circolazione delle opere in ogni piattaforma distributiva, per valorizzare e condividere ogni singolo diritto.

 

Da anni l’Associazione Produttori Televisivi si batte per rendere chiari concetti ormai naturali in Francia, in Spagna, in Inghilterra, in Germania e in quasi tutti gli altri Paesi grandi produttori di fiction, Stati Uniti compresi.

L’ultima parola spetta all’Autorità per le Comunicazioni, ma in questa fase spetta a tutti i soggetti interessati – indipendentemente dal ruolo o dell’appartenenza – porre le basi per una grande scommessa sulle proprie capacità e sulla ineluttabilità degli eventi. Nella relazione annuale” del 2006 (3), presentata al Governo dal Presidente Calabrò, si dava notizia che l’Italia risulta essere il quinto Paese al mondo nelle telecomunicazioni in termini di fatturato pro-capite, il primo come penetrazione (140%) ed il secondo al mondo nell’UMTS (utenze di 3° generazione).

 

Detto così, una potenza da far paura. Chi si arricchisce alle spalle degli autori, dei produttori e forse persino delle emittenti? Quali sono i modi per non essere schiacciati da Paesi dove c’e’ più rispetto per gli aventi diritto? Quale giustizia distributiva si è creata fino ad ora? E’ conveniente essere uno dei mercati più liberalizzati  d’Europa?

In questo senso è proprio vero che il futuro è nelle nostre mani. Mani di chi legifera, mani di chi lavora, mani di chi scrive, mani di chi guarda. La nuova direttiva europea con il considerando n. 49, ha chiarito molte cose. (4)

 

Le telecomunicazioni hanno registrato in Italia nell’ultimo decennio, a seguito dell’evoluzione tecnologica, risultati più che lusinghieri. Ci siamo anche noi tra coloro i quali nel 2007 hanno reso possibile un segno positivo superiore ad  1.5% del PIL: l’unico segno positivo tra tutti i settori industriali l’abbiamo conquistato anche noi con i 220.000 lavoratori del settore. Il bilancio dello Stato ci e’ caro. Vogliamo e possiamo dare di più.

Non ci sfugge, però, la necessità di favorire gli investimenti sulla quarta generazione della banda larga per supportare nuovi servizi integrati: video, voce, dati, servizi per l’utente ecc.

 

In futuro, sarà la velocità di risposta a determinare il successo nei mercati e non più la domanda. In quel non lontano futuro, vogliamo giocare la nostra partita. Lo sviluppo delle reti in fibra ottica potrà offrire migliore protezione contro la dilagante pirateria che pone l’Italia tra i Paesi a rischio, così come la Colombia lo è per la droga.

 

Anche oggi è stata una giornata nera per le borse mondiali. Proprio oggi, di fronte al fallimento di un sistema basato su operazioni finanziarie “carta contro carta” ci sentiamo di dover esprimere il nostro ottimismo e la nostra speranza perché si torni a dare valore alle imprese, anche le più piccole, che producono e che lavorano. 

 

 

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(1) La programmazione di fiction copre circa un quinto del palinsesto totale delle sette emittenti generaliste nazionali (19,2%), contro il 19,4% della programmazione di programmi info-culturali. – Cfr. “Il valore della fiction in Italia – Uno studio per il RomaFiction fest” a cura dell’Istituto di economia dei media della Fondazione Rosselli

 

(2) Channel 4 è un’emittente televisiva creata come servizio pubblico dal Parlamento inglese e che ha iniziato le trasmissioni nel 1982, di proprietà di Channel 4 Television Corporation, interamente finanziata dalle sue attività commerciali.

 

(3) Cfr. Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni, “Relazione annuale sull’attività svolta e sui programmi di lavoro”, anno 2006. La capacità di penetrazione è relativa ai servizi voce della telefonia mobile.

 

(4) Cfr. il testo della Direttiva 2007/65/CE del Parlamento Europeo e del  Consiglio dell’11 dicembre 2007 , Considerando n. 49:

“Nel definire la nozione di «produttori indipendenti dalle emittenti» di cui all’articolo 5 della direttiva 89/552/CEE, gli Stati membri dovrebbero tenere debitamente conto in particolare di criteri quali la proprietà della società di produzione, il numero dei programmi forniti alla stessa emittente e la proprietà dei diritti derivati.”

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