Vigilanza Rai: ennesima fumata nera. Fini invita la maggioranza a trattare ma per il Pdl ‘discorso chiuso sul nome di Orlando’  

di Raffaella Natale |

Italia


Gianfranco Fini

Il centrodestra è deciso: il portavoce di Italia dei valori, Leoluca Orlando, non sarà presidente della commissione parlamentare di vigilanza. E nella giornata odierna a Palazzo San Macuto per ben due volte è venuto a mancare il numero legale.

E’ già la 19ma volta che la seduta va a vuoto. Anche oggi presenti solo alcuni rappresentanti dell’opposizione, che continua a puntare su Orlando, mentre la maggioranza ha già ampiamente detto che non intende dare il via libera al portavoce dell’Idv. Ora si attende che i presidenti di Camera e Senato fissino un nuovo calendario di votazioni.

 

Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha lanciato un appello ai presidenti dei Gruppi della maggioranza, perché “…mettano il Parlamento nella condizione di poter adempiere a un suo preciso dovere quale è la costituzione di un organismo di controllo e garanzia”.

Per Fini, “…Il perdurare della assenza dei parlamentari di maggioranza e la conseguente impossibilità di raggiungere il numero legale per l’elezione del presidente, rendono di fatto inutile la convocazione a oltranza della commissione di vigilanza Rai. E’ una situazione che rischia di mortificare le Istituzioni parlamentari”.

 

Intanto si fanno aspri i toni della polemica. Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra, ha risposto al segretario del Pd Walter Veltroni che aveva commentato, riferendosi all’ex presidente della Vigilanza, “Noi ci siamo beccati Storace, loro non vogliono neppure sentir parlare di Leoluca Orlando. E’ ora di mettere fine alla paralisi che impedisce alla Vigilanza Rai di avere un presidente. La maggioranza venga in commissione e voti Orlando”.

“…Veltroni non è né sereno né pacato“, ha detto Storace, precisando che “…Lui non si è beccato proprio nulla, perché quando fui eletto presidente della Vigilanza il suo partito non mi votò. Anzi, ora che mi torna la memoria e se proprio devo essere sincero, fu proprio da loro che ebbi un aiutino con il veto che misero alla Fumagalli Carulli…”.

 

Veltroni ha anche duramente attaccato il portavoce del presidente del Consiglio, Paolo Bonaiuti, che a sua volta aveva duramente criticato l’Italia dei valori definendola una forza antidemocratica.

“…Incredibile – ha esclamato Veltroni – ora Bonaiuti è diventato quello che dà la patente di democrazia ai partiti…”.

“…Sono rimasto stupefatto dalle parole di Paolo Bonaiuti che oggi ha detto che ‘un gruppo politico rappresentato in Parlamento è nemico dei valori della libertà e della garanzia’. Bonaiuti ormai si sente titolato a dare questo genere di patente”.

 

In tutto questo, incalza anche Daniele Capezzone (Pdl), portavoce di Forza Italia: “…Il caso Orlando è chiuso. Dopo le sue parole di ieri al ‘Corriere della Sera’, è impensabile che possa svolgere un ruolo di garanzia, e la sua candidatura può ritenersi archiviata. Lui alla guida della Vigilanza? Sarebbe come mandare Di Pietro alla Corte Costituzionale e pensare che possa agire in modo imparziale…”.

La posizione del Pdl l’ha chiarita ancora una volta il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri: “…da parte nostra, discorso chiuso sul nome di Leoluca Orlando (…) fermo restando il diritto per l’opposizione di avere questa carica e quindi, a questo punto, indicare un altro candidato“. Gasparri ha ribadito quanto anticipato di prima mattina nel corso della trasmissione ‘Omnibus’ su La7, dove aveva annunciato che neppure stamattina (come in effetti è poi stato, ndr) la maggioranza si sarebbe presentata a Palazzo San Macuto per votare. Gasparri ha parlato di decisione ormai definitiva per quanto riguarda l’esponente dell’Idv e alla stampa ha detto che non si può eleggere a presidente di garanzia uno che accomuna Berlusconi al generale della dittatura argentina Videla.

 

L’assemblea degli azionisti della Rai, nel frattempo, ha aggiornato la riunione a lunedì prossimo 6 ottobre alle ore 12.

L’assemblea deve nominare il nuovo Cda ma non può farlo finché la commissione parlamentare di vigilanza non indicherà i nomi dei consiglieri di sua competenza.

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