Sottosegretario allo Spettacolo? Occorrono competenza ed esperienza per affrontare il rilancio dell’industria di settore nell’era dei contenuti digitali

di di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale) |

Italia


Gabriella Carlucci

Dopo la composizione del Governo, impazza il toto-nomine di viceministri e sottosegretari. Si tratta di 39 “nomine” e la definizione di questa squadra è affidata ad arcane algebre e formule alchemiche, che dovrebbero magicamente risolvere equazioni impossibili: rappresentanza di provenienza regionale, partitica, qualità tecniche e militanza politica, accordi elettorali, e finanche equilibri di età e di gender… Non invidiamo, in questo, né Berlusconi né Letta né i loro collaboratori, in queste ore.

 

Ai lettori di Key4biz interessa, senza dubbio, con particolare attenzione, il settore mediale e culturale, e qui specificamente ci soffermiamo sui candidati possibili al Sottosegretariato allo Spettacolo, senza dubbio uno dei segmenti più dinamici e visibili, dell’intero sistema culturale.

Per quanto riguarda il settore delle comunicazioni, ci limitiamo a ricordare che non esiste più un Ministero delle Comunicazioni, e la competenza sembra rimbalzare, nelle trattative ancora irrisolte di queste ore frenetiche, tra il dicastero per lo Sviluppo Economico (Scajola di Forza Italia) ed Infrastrutture (Matteoli di Alleanza Nazionale). La questione verrà risolta in occasione del Consiglio dei Ministri di lunedì 12, durante il quale si definirà anche la geografia delle deleghe. Il Presidente del Consiglio Berlusconi ha annunciato ieri che non prevede necessariamente il ruolo dei Vice-Ministri, e di ciò crediamo gli siano grati gli italiani tutti. In verità, la figura del “Vice-Ministro” sembra essere frutto solo di esigenze di calcolo partitocratico. Peraltro non è prevista nemmeno dalla Costituzione, e secondo alcuni studiosi si può parlare di “fallimento istituzionale” della figura dei ministri cosiddetti di secondo livello. La legge prevede che possano – non debbano – essere nominati fino a 10 Vice-Ministri: ad essi sono conferite deleghe relative ad aree o progetti di competenza di una o più strutture dipartimentali ovvero di più direzioni generali; in tal caso, la delega, conferita dal Ministro competente, è approvata dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri.

 

I candidati accreditati per le Comunicazioni sembrano essere solo due:Paolo Romani (Fi) e Mario Landolfi (An). Entrambi sono politici che possono vantare un apprezzabile curriculum tecnico e di esperienza. Dovrebbero essere Sottosegretari e non Vice-Ministri, per le ragioni appena richiamate.

 

Per quanto riguarda specificamente lo Spettacolo, va anzitutto ricordata la nomina di Sandro Bondi a Ministro per i Beni e le Attività Culturali. La prima sortita è una bella intervista concessa oggi al “Corriere della Sera”, dalla quale emerge il carattere equilibrato del neo-Ministro, che mostra una coerenza con quello spirito liberale di cui è fautore, esprimendo pareri lusinghieri nei confronti di intellettuali ed artisti come Eco e Moretti. Crediamo che Bondi ministro ci abituerà ad una gestione meno “spettacolare” (rispetto ai Veltroni, Melandri, Rutelli) e più equilibrata di un dicastero strategico per il “sistema Italia”. Ci auguriamo che quanto annunciato nei programmi elettorali del Popolo della Libertà (trasparenza, meritocrazia, efficienza) venga messo in atto concretamente e coerentemente.

Il Ministro Bondi avrà verosimilmente un Sottosegretario di Stato delegato per lo Spettacolo.

Ad oggi, la situazione è la seguente, ovvero questi sono i candidati più accreditati.

 

Innanzitutto, Gabriella Carlucci (Forza Italia). E’ senza dubbio il candidato con il curriculum più qualificato, parlamentare ormai di lungo corso (alla terza legislatura), attiva (anzi iper-attiva!) nel settore dello spettacolo, presentatrice di proposte di legge innovative, tra le quali il tax shelter a favore della cinematografia (che è riuscita a far approvare in ottica bi-partisan, insieme a Willer Bordon, nell’ultima finanziaria). Gabriella Carlucci è sostenuta con convinzione da gran parte delle categorie del settore dello spettacolo in Italia – dall’Agis all’Anica passando per Univideo – ma anche da parte degli autori ed attori che non sono schierati in modo militante nelle associazioni più ideologizzate (come la marxista Anac).

 

Poi, Luca Barbareschi (Alleanza Nazionale): attore, conduttore, regista (“Il trasformista“, film che andrebbe rivisto in occasione delle campagne elettorali italiani), infine produttore. Senza dubbio anch’egli – come Carlucci – può essere considerato un “politico tecnico”, molto lucido ma alla sua prima esperienza parlamentare. Vanta un cv “spettacolare”. Ha condotto per cinque stagioni “C’eravamo tanti amati” su Retequattro, uno dei rarissimi format tv esportati dall’Italia nel mondo. E’ un anticonformista, e qualcuno lo assimila a Sgarbi, per acume depurato dalle nevrosi del critico d’arte. Ha attaccato i potentati di Costanzo e di Vespa (anche se un paio di sere fa la faceva da padrone a “Porta a porta“), e finanche l’integrazione verticale Mediaset–Endemol, ed è ipercritico nei confronti di associazioni storiche del settore, come l’Agis. Come ha scritto Curzio Maltese: “…è di destra, anzi “il solo attore di destra”, ma non abbastanza di regime“. Barbareschi si è dichiarato sintonico con le posizioni di Gabriella Carlucci, rispetto alle esigenze di trasparenza, meritocrazia, liberalizzazione del settore spettacolo in Italia.

 

Immediatamente dopo, Francesco Giro (Forza Italia): è un politico di professione, apprezzato per il suo impegno sul territorio (viene considerato uno degli artefici degli eccellenti risultati di Forza Italia nel Lazio, regione di cui è stato coordinatore per il partito) e forte di rapporti qualificati Oltretevere (è stato responsabile delle relazioni tra Forza Italia ed il Vaticano). Si tratta di un esponente politico che ha dedicato una qualche attenzione alle politica culturale della giunta capitolina (ha assunto posizioni ipercritiche rispetto alla Festa del Cinema, ovviamente), ma non ha finora mai assunto iniziative che riguardassero l’intero sistema culturale a livello nazionale. In sostanza, nominare Giro significherebbe scegliere un “outsider” della cultura, un parlamentare non tecnico. Con tutti i “plus” e “minus” conseguenti, nel bene e nel male.

 

In ultima posizione, Gennaro Malgieri (Alleanza Nazionale): giornalista, consigliere di amministrazione Rai dal maggio del 2005, ex Direttore del “Secolo d’Italia” e de “L’Indipendente“. Ha svolto la quasi totalità della sua carriera professionale all’interno del quotidiano del Msi e poi An. E’ stato deputato per Alleanza Nazionale dal 1996 al 2005. Saggista e scrittore, autore di “La Destra al tempo dell’Ulivo” e “Lo Stato necessario” (entrambi per i tipi di Pantheon). E’ senza dubbio un intellettuale di livello ed ha arricchito le conoscenze specifiche del settore mediale-culturale attraverso l’esperienza Rai.

 

Naturalmente, circolano anche altri nomi.

Vittorio Sgarbi (Forza Italia): intellettuale eccentrico e stranoto, già Sottosegretario allo Spettacolo con Urbani, famoso allora come oggi per le sue esternazioni, che competono con quelle dell’ex picconatore Cossiga; Assessore alla Cultura a Milano, è stato defenestrato ieri dalla Sindaco di Milano Letizia Moratti, che non ha retto più le sue intemperanze. Se n’è andato al grido “offesa la mia dignità, non faccio la colf“. Qualcuno sostiene che sia andato a bussare alla porta di Berlusconi, chiedendo un ruolo da Sottosegretario con Bondi. Ferdinando Pinto (Mpa), giornalista, produttore teatrale, organizzatore culturale, è stato Presidente del Teatro di Roma per cinque anni, Commissario di Governo al Teatro dell’Opera di Roma, è stato anche candidato alla presidenza del Corecom della Campania. A suo tempo coinvolto ma assolto dalla vicenda del rogo del Petruzzelli di Bari, è esponente di quel Movimento per le Autonomie di Raffaele Lombardo, e potrebbe vedersi “premiato” per questo ruolo. Guglielmo Rositani (An): ex parlamentare e per molti anni Responsabile Cultura di Alleanza Nazionale, già cofirmatario di varie proposte di legge insieme alla Gabriella Carlucci. E’ stato anche sindaco Revisore dei Conti della Rai. E’ apprezzato per la esperienza storica di conoscenza del settore, e per il carattere assolutamente cordiale, simpatico, e propositivo.

 

Circola anche qualche altro nome, ma veramente si tratta di Carneadi. Anche se, in questo nostro Paese, spesso malato di incompetenza al potere, non si può non temere il peggio!

I sottosegretari saranno verosimilmente due, uno ai beni culturali (o limitatamente ad alcuni settori del dicastero) ed uno alle attività culturali (ovvero più specificamente spettacolo). Nel precedente governo erano tre, ma notoriamente questo governo ha poco più di 60 esponenti, a fronte degli oltre 100 del Governo Prodi.

 

La nomina dei Sottosegretari avverrà nella riunione del Consiglio dei Ministri di lunedì prossimo 12 maggio.

Fino ad allora, gli operatori del settore non possono fare altro che invocare dèi benevolenti, affinché l’incarico venga affidato ad una persona che abbia conoscenza approfondita di un settore che si caratterizza per la estrema complessità, dato il suo ricchissimo policentrismo (dalla lirica alle nuove tecnologie mediali).

Se il Governo Berlusconi vorrà dimostrare adeguata sensibilità nei confronti del settore, premiando l’impegno e la professionalità, la rosa di candidati che abbiamo fin qui rappresentato si ridurrà di molto.

Crediamo che anche il settore dello spettacolo abbia necessità di un politico che si caratterizzi per un adeguato know-how tecnico. Le riforme da mettere in atto sono molte, estremamente complesse, e richiedono tecnicalità evolute.

 

 

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