Beppe Grillo dietro il progetto ‘Canale Zero’? Un nuovo tentativo di Tv alternativa, promosso da Giulietto Chiesa e la sua Megachip

di di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale) |

Italia


Angelo Zaccone Teodosi

Mentre la polemica su Europa 7 si riaccende, e Beppe Giulietti (rieletto parlamentare nella lista Italia dei Valori apparentata al Partito Democratico) spara a zero su Berlusconi sr e jr, prevedendo che l’Italia – non dando le frequenze a Di Stefano – sarà presto costretta “a pagare la multa, nuova tassa legata al conflitto di interessi”, Beppe Grillo convoca il suo secondo “Vaffa-day” in coincidenza della Festa nazionale della Liberazione, suscitando l’ilarità di chi questa ricorrenza non apprezza particolarmente (da Berlusconi a Fini passando per Feltri) e lo sdegno di chi (da Napolitano ai partigiani, passando per la sinistra classica e radicale) sui valori della Resistenza invece ancora crede ed insiste…

Mentre Grillo, urlando lo slogan “libera informazione in libero Stato”, promuove tre improbabili referendum – che dichiara essere stati firmati da 450mila persone in un sol giorno, ma che probabilmente non hanno chance formale di essere avviati – ed il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Roberto Natale risponde in modo elegante (“la discussione sulle riforme non ha nulla a che vedere con gli inaccettabili insulti riservati a singoli giornalisti”) e Mediaset dirama un comunicato stampa nel quale difende Gasparri dalle aggressioni del comico-affabulatore di piazza (in verità il neo-coordinatore di Alleanza Nazionale aveva preannunciato azioni giudiziarie anche contro Mediaset, rea di aver fatto da megafono agli insulti di Grillo), l’associazione Megachip – Democrazia nella Comunicazione, presieduta da Giulietto Chiesa (storico ex corrispondente moscovita de “l’Unità”), sta lavorando ad un progetto di televisione alternativa.

Più esattamente, l’idea è di produrre un telegiornale, da trasmettere, intorno alle 22.30 (dopo che sono andati in onda i tg delle maggiori reti), che si ponga come strumento di “contro-informazione”, di commento critico delle italiche agende televisivo-mediali. Intorno al tg, dovrebbe poi crescere il progetto di un canale televisivo vero e proprio.

Giulietto Chiesa (europarlamentare che, in una conferenza stampa a Bruxelles il 27 marzo, prevedeva che la Sinistra Arcobaleno avrebbe ottenuto l’8 % dei voti…), intervenendo a Roma, alla Libreria Croce, alla presentazione del numero zero di una piccola rivista lanciata da un gruppo di giovani giornalisti partenopei, intitolata “T.a.v.”, ovvero “Trenta articoli veri” (diretta da Luca Mattiucci, con un editoriale giustappunto a firma di Chiesa), ha spiegato i concetti-chiave: l’informazione televisiva, in Italia, è imbavagliata, mentre esistono sicuramente milioni di cittadini che vorrebbero ascoltare dei tg più liberi, critici, anticonformisti; esiste quindi un “target”, che potrebbe essere interessante anche pubblicitariamente.

Il progetto, nel quale sono coinvolti firme come Oliviero Beha, Lucio Manisco, Sabina Guzzanti, Vauro, intende autofinanziarsi. Domanda Chiesa: “non è possibile che ci siano in Italia 50.000 persone disposte a versare ognuna 100 euro, per addivenire ai quei 5 milioni di euro che sono necessari per lanciare l’iniziativa, e per finanziarla per un anno?”. Il progetto sembrerebbe essere sostenuto anche dal succitato Grillo, ma non direttamente, sebbene la notizia non trovi conferma ufficiale. C’è tutto un gruppo di intellettuali, politici, artisti – dalla Dandini a Travaglio – che ancora inseguono i progetti di “Telesogno” teorizzati da Santoro, fin dal 1994, allora in compagnia di Costanzo… Sono passati molti anni, da allora, e la rete non era ancora emersa come fenomeno sociale “di massa”. In effetti, in quell’area “autoriale” ed impegnata, sembrerebbe esservi una dialettica accesa, tra chi – come Grillo – sostiene che la rete possa essere in sé il medium rivoluzionario (forte forse delle circa 500mila visite quotidiane al suo sito), e chi – come Chiesa – ritiene invece (e saggiamente, a parer nostro) che ci vorranno molti anni prima che il web possa assurgere significativamente nelle agende mediali della gran parte della popolazione. E quindi si deve fare ricorso alla “vecchia” tv, anche se si vuole fare contro-informazione che non resti chiusa in una nicchia.

Che chance ha una iniziativa di “contro-televisione” di questo tipo?

Sulla carta, eccellenti, perché – senza dubbio – esiste uno spazio, anche in termini di analisi di marketing, di “telespettatori insoddisfatti”. Ma il passaggio dalla teoria alla pratica è arduo, ed è bene ricordare che sono penosamente falliti tentativi simili: citiamo, per tutti, il caso di Emili Tv.

Qualcuno ne ha memoria? Il 24 ottobre 2003 il progetto, promosso di fatto da Rifondazione Comunista, e specificamente dal Responsabile Comunicazione Sergio Bellucci e dal regista Citto Maselli, era stato annunciato, e l’emittente è andata in onda, per qualche mese, sia su un circuito di tv locali sia sul satellite (canale 855 su Sky). Dichiarava il responsabile del palinsesto, il documentarista Mario Balsamo : “cercheremo di essere diversi, diversi soprattutto da quel monoblocco televisivo incarnato da Rai e Mediaset. Gli spazi ci sono perché ci sono tante cose che non vengono considerate e che sono degne di essere raccontate. Ci viene propinata una realtà edulcorata, fasulla, stile “Beautiful”. Il nostro palinsesto sarà invece aperto a chi ha delle cose da dire, da spiegare, da far capire, includendo più realtà possibili. E penso alle televisioni comunitarie, al “mediattivismo”, alle televisioni di strada dove la telecamera è in mano al cittadino o al telespettatore”. Dell’emittente, si ritrova traccia nel novembre 2003, allorquando la Dandini preannuncia la trasmissione su Emili Tv della famosa puntata di “Raiot” censurata da Rai, ed ancora l’11 giugno del 2004, allorquando trasmette la manifestazione di chiusura della campagna elettorale di Uniti nell’Ulivo per l’Europa, con la conduzione di Gad Lerner e della stessa Dandini. Poi, il nulla… Lo slogan dell’emittente era “non telesogno ma telerealtà”. La realtà ha infranto il sogno, e temiamo che anche l’iniziativa di Chiesa e Giulietti, se non si attrezzerà di analisi serie dello scenario televisivo, sbatterà contro il muro di gomma dell’economia televisiva italiana, che certamente non incoraggia simili “start-up”.

E che dire di Nessuno Tv (canale 890 di Sky), che si definiva “la prima tv partecipativa d’Europa”, e si rifaceva televisivamente al modello di Radio Radicale? Si tratta di un canale in qualche modo sostenuto – secondo alcuni – dal Partito Democratico (non a caso ha trasmesso la famosa conferenza di avvio della campagna elettorale a Spello)? Lanciata nel gennaio 2004 all’interno di Canal Jimmy di MultiThematiques su Sky (e poi rilanciata nel giugno 2006, con l’ingresso del gruppo Digital Magics), già nel luglio 2004, Nessuno Tv metteva in onda il “Turbotg”, striscia satirica di 15 minuti a cartoni animati, disegnata dal Stefano Disegni… Qualche tempo prima, Nessuno Tv aveva messo in onda “Insider”, diretto da Giancarlo Santalmassi, lanciato con una campagna pubblicitaria ideata da Fabrica di Benetton: “non abbiamo intenzione di creare un terzo polo – dichiarava Santalmassi – semplicemente vogliamo reintrodurre un criterio di valore nell’ordine delle notizie e opporci alla melassa di mezz’ora in cui le notizie navigano nei telegiornali di adesso. Noi ci prenderemo la responsabilità di dire ai nostri spettatori: questa è la più importante notizia del giorno”.

Ispirato ad un’esperienza simile americana, il canale newyorkese Thirteen Channel, Nessuno era annunciato come progetto che viveva della partecipazione diretta del suo pubblico, sia dal punto di vista finanziario che editoriale. Si aderiva a Nessuno versando 50 euro (la metà di quanto prospetta ora Chiesa, ma – suvvia! – sono anche trascorsi quattro anni…), quota annuale, attraverso un bonifico, un versamento on-line o in contanti, e si otteneva la possibilità di consigliare e intervenire sulle scelte editoriali e di accedere agli spazi di incontro sulla rete e sul territorio.

“Un progetto editoriale aperto a tutti – spiegava il curatore e Amministratore Delegato, Bruno Pellegrini – che risponda a chi non si accontenta di una televisione-diversivo, che è quella che c’è oggi. La situazione televisiva attuale ricorda un teatro vuoto, in cui tutto è pronto, il pubblico è in sala, ma nessuno si decide a calcare la scena”.

Pellegrini? Ebbene sì, si tratta dello stesso Pellegrini che ora ritroviamo al fianco di Soldani, nell’ulteriore tentativo di emittente “multi-piattaforma”, quella Yks lanciata qualche giorno fa (con la benedizione di Virgilio e quindi del… moloch Telecom Italia) (Leggi articolo): la sua The Blog Tv – Tbtv diviene autonoma da Nessuno Tv dal settembre 2006. Nel luglio del 2006, si prospettava un rilancio di Nessuno Tv, con un comitato editoriale così composto: Claudio Caprara, già Direttore responsabile dell’emittente, e Gabriele Gresta, esperto di nuovi media e Chief Content Officer di Digital Magics, si affiancano: Stefano Menichini (Direttore di “Europa”), Paolo Franchi (Direttore de “il Riformista”), Giovanni De Mauro (direttore di “Internazionale”), Paolo Taggi e Roberto Fontolan (autori tv), Enrico Menduni (ordinario alla III Università di Roma, ex consigliere di amministrazione Rai in quota Pci)… Della storia di questa emittente, c’è poca traccia nella pubblicistica specializzata, ma, a fine febbraio 2008, il senatore leghista Sergio Divina, retoricamente, dichiarava: “Nessuno Tv, un’emittente che nessuno conosce e dietro alla quale sta il senatore Giorgio Tonini, responsabile economico del Pd, ha ottenuto lo scorso anno dal governo il rimborso totale delle spese sostenute per un totale di 4,2 milioni di euro: questa è l’incoerenza del Partito Democratico che nel programma ha scritto spendere meno e meglio e poi, nei fatti, sperpera i soldi dello Stato”.

Tonini è il rappresentante in parlamento, insieme a Luigi Zanda, dello sconosciuto movimento Ulisse, editore di Nessuno Tv. Non ci risulta esserci stata alcuna smentita a questo dispaccio di agenzia di Divina, da parte di Tonini, ma vogliamo sperare che quel che ha scritto non corrisponda a verità… Peraltro, Nessuno Tv aveva una personalità del livello di Franco Iseppi, ex Direttore Generale della Rai, come Garante, insieme all’ex Ragioniere dello Stato Andrea Monorchio ed al giurista Giorgio Ruffolo. Ciononostante, anche il Presidente della Frt, la federazione delle radio e tv locali, Filippo Rebecchini ha denunciato questo curioso finanziamento pubblico: non solo 4,2 milioni a Nessuno Tv, ma anche 2,4 milioni ad un’altra emittente semi-clandestina, Libera, promossa dal movimento Democrazia Europea, ovvero da Sergio D’Antoni (Vice Ministro prodiano allo Sviluppo Economico)…

E che dire di Arcoiris (progetto nato sull’esperienza di NoWarTv), “la televisione senza pubblicità” lanciata da Rodrigo Vergara, anch’essa su Sky (canale 916), il cui slogan è il felliniano “non voglio dimostrare nulla, voglio solo mostrare”?

E che dire, ancora, di quella Atlantide Tv promossa da Jacopo Fo, nata come “striscia” quotidiana di un’ora, dentro il canale Planet, della allora MultiThematiques per Sky Italia?! Anche quella proponeva un “tg controcorrente”…

Nel 2007, un altro progetto – o un altro sogno? – nasce EcoTv, edita Undicidue/EcoNetwork, diretta da Pino Gagliardi, con questo progetto : “Il canale propone un genere di televisione diverso, costantemente proiettato verso le tematiche ambientali, culturali, e politiche. A caratterizzarci è un approccio interessato e non banale all’attualità e un’attenzione particolare a tutte quelle tematiche a cui la tv generalista dà spazio solo in occasione di specifici eventi. Ogni giorno EcoTv dà vita ad una programmazione articolata da più parti definita ….. “televisione di servizio”. Anche questo canale è su Sky, canale 906… E’ stata EcoTv a trasmettere il “V2-Day”, il 25 aprile 2008 : in esclusiva. Un’altra “bolla”?!

Non intendiamo essere né necroscopici né necrofori ma, come abbiamo già scritto sulle colonne di Key4biz, crediamo che sia velleitario mettere in atto intraprese che non si basino su analisi di scenario serie e su ricerche di mercato accurate.

Nutriamo dubbi anche rispetto ad iniziative con le spalle solide, almeno finanziariamente, come i canali “user generated content” promossi da Telecom Italia, ovvero Qoob, o dalla statunitense Current Tv, la cui versione italiana – affidata a Tommaso Tessarolo – andrà in onda tra pochi giorni (su Sky canale 130).

La tv è anzitutto un business, e come tale va affrontata, anche da parte di chi è animato dalle più nobili cause morali, politiche, ideologiche.

Un canale tv o anche solo un tg a copertura nazionale è iniziativa ben più complessa (e soprattutto costosa) di quella, lodevole, realizzata da Megachip con la pubblicazione di “aideM” (che al contrario si legge “Media”), la rivista trimestrale diretta da Chiesa e Adalberto Minucci, che ormai affianca lo storico “Gulliver” (diretto da Stefania Brai e Citto Maselli), tra le testate di critica politica del sistema dei media.

Non resta da augurare a Giulietto Chiesa & Co. di attrezzarsi adeguatamente, perché la loro “nuova” sfida è ambiziosa non meno di quelle tentate dai loro predecessori: dovranno affrontare in modo tecnicamente serio piani di fattibilità e soprattutto business-plan.

Ad essere cattivi, Grillo in primis potrebbe affrontare una parte dell’investimento e dei costi che Canale Zero richiederà, se è vero – come pubblica “Panorama” in questi giorni – che nel 2005 il suo reddito dichiarato all’erario era di 4,2 milioni di euro, ovvero 20 volte quello del Presidente del Consiglio uscente, Romano Prodi… In materia, per vedere l’altra faccia della luna, si consiglia comunque la lettura del saggio cross-mediale “Chi ha paura di Beppe Grillo?”, appena edito per i tipi della Selene, a cura dei tre ricercatori di varie discipline: Federica De Maria (linguista e critica letteraria), Edoardo Fleischner (pubblicista, esperto e docente di nuovi Media e società), Emilio Targia (giornalista professionista e autore radiofonico, attualmente caporedattore di Radio Radicale), con una prefazione di Oliviero Toscani e posfazione di Marco Pannella. Certo, se Grillo investe seriamente in Canale Zero, questo tg – e finanche il canale tv – potremo realmente vederlo presto.

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