Tv senza confini ‘artistici’ o rispetto della dignità? Da Pubblicità Progresso il coscienzometro,  per misurare la ‘coscienza professionale’

di Raffaella Natale |

Italia


Tv e minori

Un duro attacco a Sony e MTV che mandano in onda un videoclip con una donna tagliata a pezzi invocando la libertà artistica. Questo argomento è stato al centro della seconda giornata del convegno di Lecco su Tv e sociale (1-2 febbraio 2008), che lancia un dibattito su un argomento sempre in cronaca nelle ultime settimane: Tv senza confini ‘artistici’ o rispetto della dignità?

Presenti gli stati generali del no profit e della televisione italiana attenta ai temi del sociale.

Una due giorni, promossa dal Cis (Centro studi d’impresa) sotto l’egida della Fondazione Pubblicità Progresso, in collaborazione con Mediafriends e con il patrocinio del Segretariato sociale Rai, che arriva subito dopo l’allarme sui mass media di Benedetto XVI pronunciato in occasione della giornata mondiale delle comunicazioni sociali.

 

Giornalisti, associazioni no-profit, dirigenti Tv, comunicatori d’impresa riuniti in un confronto che partirà dai contenuti espressi dai tre grandi broadcaster italiani – Rai, Mediaset e Sky Italia – per esplorare il presente e il futuro di un sistema sempre più invasivo e determinante nella rappresentazione sociale del Paese.

 

Per Alberto Contri, presidente di Pubblicità Progresso e chairman del convegno, non ci sono dubbi: “Si può diventare ipocriti in nome della libertà di espressione, per questo il contrasto tra censura e rispetto della dignità è improponibile. Essere comunicatori responsabili significa interrogarsi sugli effetti prodotti sugli utenti: questa dovrebbe essere la prima regola in materia di responsabilità sociale di una impresa dei media. Poi ben vengano tutte le altre attività a favore del ‘sociale’, ma sul punto le cose devono essere chiare, per questo il ‘coscienzometro’ che stiamo approntando è rivolto a tutti gli operatori dei mass media, non solo a quelli del sociale”.

 

Il ‘coscienzometro‘, lanciato in apertura dell’evento per determinare i requisiti minimi di ‘coscienza professionale’ di chi comunica il sociale in Tv, sarà per Contri: “Un modo per capire quanto le moderne regole dei mass media influiscano sui singoli operatori: una sorta di indicatore individuale sulle ‘deformazioni professionali’ che colpiscono i comunicatori, le prime vittime del circuito vizioso che si è venuto a creare”.

“In questi due giorni – ha proseguito Contri – sta emergendo con prepotenza la capacità di saper raccontare le storie del sociale che autori e direttori di rete dovrebbero prendere in considerazione, in quanto abbiamo toccato con mano che la realtà è capace di battere ampiamente il reality”.

 

E’ il caso, per esempio dell’esperienza del ‘Piccolo fratello’, a cura della Fondazione Francesca Rava, che su Mediolanum channel (Sky, canale 801) racconta in Tv l’esperienza di progetti di solidarietà  ad Haiti, dimostrando che la realtà supera il reality. Infine la testimonianza di Paolo Brosio, che in un video ha mostrato come un impegno che sa andare al di là del testimonial puro e semplice possa favorire iniziative che vanno dall’Ospedale Gaslini alle Olimpiadi del cuore, alla promozione del Banco alimentare. Altrettanto importante la testimonianza sul campo di due giornalisti come Capuozzo e Gabanelli che hanno dimostrato che la Tv può svolgere un ruolo sociale tornando al giornalismo di inchiesta coraggioso e scomodo, in grado di farci riflettere facendo anche audience.

 

Nella giornata di apertura, il segretario generale di Mediafriends Onlus, Massimo Ciampa, ha ricordato come: “soprattutto in una Tv commerciale come Mediaset anche i programmi dedicati al sociale devono rispondere a un preciso modello di business. Ma c’è una differenza: il no profit deve essere più profit del profit. Dovrebbe cioè comunicare in maniera ancor più raffinata rispetto a chi persegue profitto, proprio perché ‘vende’ cose molto più importanti”.

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