BBF 2007: S. Frova (Bocconi), ‘Per la banda larga, siano garantiti tempi certi e si avvii un processo di analisi aperto e trasparente’ 

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Riportiamo di seguito alcuni passaggi dell'intervento Sandro Frova, Università Bocconi di Milano, al Broadband Business Forum (Roma, 26-27 settembre 2007).

Italia


Sandro Frova

Nella settimana in cui arrivano da Bruxelles notizie di contrasti interni alla Commissione in merito agli orientamenti della Signora Reding in tema di separazione, si è tenuta – nell’ambito della consultazione AGCOM sulla separazione della rete di Telecom Italia – un’audizione per certi versi storica. Storica perchè praticamente tutti i concorrenti di TI, fissi e mobili, grandi e piccoli, hanno per la prima volta condiviso una posizione congiunta; e per dare il senso del loro commitment si sono presentati, tutti, nella persona degli amministratori delegati.

A grandi linee, la posizione unitaria parte dalla evidenziazione – basata su indicatori di varie fonti istituzionali – della accertata e inconfutabile dominanza di TI nel mercato dei servizi broadband.

Una dominanza che rimane inaccettabile nonostante qualche progresso dei concorrenti alternativi negli ultimi anni, e che lascia il nostro Paese nella scomoda posizione di chi mostra un differenziale assoluto di quota di mercato dell’incumbent di circa 20 (venti!) punti percentuali rispetto ai benchmark europei, una vera e propria enormità: sia che ci si riferisca alla media dell’Europa a 25, sia che si prenda come riferimento il gruppo ristretto dei cinque Paesi maggiori.

Ad esempio, nel mercato retail TI mantiene a marzo 2007 una quota del 63% , quando invece la media di tale valore per gli altri quattro grandi Paesi europei (UK, F, G, S) è del 44%; e se si sommano retail ed ULL, TI ottiene l’83%, contro una media dei quattro pari al 63%. Una situazione inaccettabile di per sé, che fra l’altro, è facile capirlo, nuoce allo sviluppo del Paese.

Dato che la “dotazione normativa” del Regolatore italiano c’è ed è apprezzata in varie sedi, ne segue che il problema sta nella difficoltà di enforcement, ovvero nella capacità di applicare in modo efficace le norme e/o di impedire comportamenti ostativi ed ostruzionistici, quando non chiaramente anticompetitivi, di TI. Ecco allora il senso della posizione unitaria: la separazione è nella forma una risposta alla persistente dominanza ed ai comportamenti censurabili di TI, ma per essere efficace rispetto agli obiettivi desiderati dovrà nella sostanza “funzionare” bene.

Ciò significa:

a) che il processo dovrà essere definito chiaramente, garantendo ampia trasparenza, e dovrà portare ad una vera equality of access;

b) che il perimetro dell’eventuale separazione dovrà essere definito congiuntamente da tutti gli attori;

c) che la separazione non potrà essere considerata da TI come moneta di scambio per una immediata libertà sul mercato retail, proprio perché essa trova la sua giustificazione in una dominanza anomala sia nel retail che nel wholesale;

d) che vi dovrà essere un efficace controllo sul pricing dei servizi di accesso.

In sintesi, il documento unitario chiede che, attraverso l’implementazione del processo, siano finalmente garantiti tempi certi, che i contenuti e le misure di separazione escano da un processo di analisi “aperto” e non principalmente da un rapporto bilaterale fra Autorità e TI, che vi sia piena trasparenza.

E’ una scommessa che l’Autorità deve accettare e vincere, ne ha tutto l’interesse.

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