Bitstream: per AIIP le tariffe all’ingrosso di Telecom Italia violano la delibera AGCOM

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Con questi prezzi, fino a 20 volte superiori alla media Ue, Telecom paralizza il mercato all’ingrosso e mantiene la dominanza del mercato a valle.

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L’offerta all’ingrosso di Telecom Italia che introduce il servizio bitstream, secondo l’Associazione Italiana Internet Provider, non rispetta i criteri fissati dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e perciò impedisce agli altri operatori di competere con Telecom Italia stessa, ed anzi, rischia solo di compromettere ulteriormente la concorrenza nel mercato dei servizi a banda larga e della televisione su Internet (IPTV), vanificando gli innumerevoli sforzi dell’Autorità e della Commissione Europea per promuovere la concorrenza nel settore.

 

Prefigurando un simile scenario il 7 Giugno AIIP aveva diffidato Telecom Italia al rispetto della Delibera dell’Autorità sul Bitstream ed aveva richiamato l’attenzione di istituzioni, parlamentari e consumatori sul tema. Purtroppo Telecom Italia ha proposto prezzi che sono sino a 20 volte superiori a quelli praticati dai migliori incumbent in Europa, così rallentando ulteriormente lo sviluppo nel nostro Paese.

 

Per esempio il prezzo per il trasporto di 0,85 /kbps/anno è quasi 20 volte superiore al prezzo praticato in Danimarca per lo stesso servizio (pari a 0,044 /kbps/anno), e ben superiore al prezzo che renderebbe replicabile in tutta Italia un servizio di IPTV analogo a quello di Telecom Italia, mentre il prezzo per singolo accesso ADSL di 10,30 euro/mese è superiore del 60% rispetto quanto praticato in Danimarca, Belgio e Portogallo (in media 6,40 euro/mese). Peraltro la popolazione danese è assai meno concentrata di quella italiana e gli utenti per centrale sono meno della metà rispetto all’Italia con dei costi fissi per utente, ben più alti dei nostri.

 

Delle due l’una. O i costi di Telecom Italia sono effettivamente sino a 20 volte più alti dei migliori incumbent in Europa, ed in tal caso Telecom Italia sarebbe sino 20 volte più inefficiente, oppure i prezzi proposti non sono effettivamente orientati ai costi ma celano un altissimo margine in spregio alla normativa richiamata.

Lasciano poi a bocca aperta una serie di balzelli per attività di riconfigurazione tecnico/amministrative ordini di grandezza superiori ad altri paesi, e la presenza di un’offerta ADSL a consumo, totalmente incompatibile con la logica di offerta orientata ai costi.

 

AIIP segnala inoltre che la contabilità utilizzata per stabilire i costi di Telecom Italia non è verificabile dai suoi concorrenti perchè non è pubblica, ed è basata su un modello “top down” (dove il costo del servizio è ricavato a partire dal bilancio complessivo di Telecom Italia) che è già stato abbandonato da altri paesi in quanto “opaco ed non verificabile dal mercato”.

Questi  Paesi sono già passati ad una contabilità “bottom up” (dove il costo di un servizio è pari alla somma delle sue componenti di base) trasparente, con la pubblicazione dei fogli di calcolo sul sito del regolatore nazionale, verificabili da chiunque., e di rapida applicazione (a partire dai modelli degli altri paesi e/o da quello già discusso al tavolo tecnico Bitstream prezzo l’Autorità, che peraltro porta a risultati in linea con le migliori pratiche europee)

 

Il settore delle telecomunicazioni è uno degli elementi chiave per la crescita del PIL nazionale ed un bitstream correttamente orientato al costo, potrebbe rappresentare il volano di una nuova ripresa.

Invece, l’applicazione dei prezzi proposti da Telecom Italia non porterebbe  alla crescita del settore delle telecomunicazioni, ma alla sua contrazione a beneficio della sola Telecom Italia .

 

Si rende, dunque necessario a giudizio di AIIP un intervento immediato dell’Autorità, per una attenta e celere revisione tecnica ed economica dell’offerta di Telecom Italia, che allinei le tariffe ai prezzi dei Paesi europei più evoluti, ove vige il criterio dell’orientamento al costo Inoltre si auspica anche che l’Autorità segua l’esempio di quei paesi Europei dove i costi dell’incubent sono stabiliti tramite contabilità trasparente, con i fogli di calcolo pubblicati pubblici e verificabili da chiunque, al posto dell’attuale contabilità regolatoria “top down” che non è pubblica, non è verificabile dai concorrenti ed è già stata abbandonata in  altri paesi in quanto  “opaca e non verificabile”.

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