Ddl radioTv: continua la polemica intorno allo ‘tsunami’ di Gentiloni che intanto chiede di accelerare i tempi di approvazione

di Raffaella Natale |

Italia


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Continua a montare la polemica dell’opposizione intorno alle dichiarazioni che il Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, ha rilasciato al Corriere della Sera.

Questa volta a parlare è Francesco Giro (FI), membro della Commissione di vigilanza Rai, che ha commentato: “…Lo tsunami elettorale il Ministro Gentiloni lo ha già provocato con le sue irresponsabili dichiarazioni, che confermano il profilo vendicativo del Ddl sul riassetto del sistema televisivo e della legge gemella sul conflitto d’interessi”.

 

Per Giro, infatti, le motivazioni di Gentiloni “…non possono che aumentare la frattura fra una classe politica aggressiva e i cittadini, che non comprendono questo interventismo del Governo rispetto a una realtà produttiva cosi importante come quella rappresentata da Mediaset”.

“…Lo sanno anche i bambini – ha aggiunto il deputato azzurro – che all’imprenditore Bloomberg nessuno ha sequestrato l’azienda quando decise di fare il sindaco di una delle città più importanti al mondo come New York, quindi Gentiloni, anziché fare la predica, – ha concluso – farebbe meglio a misurare le proprie parole e a confrontarsi con l’opposizione, che rappresenta la metà degli italiani, in modo costruttivo, perché altrimenti sarà molto difficile promuovere in Parlamento, unica istituzione legittimata a decidere, il dibattito su questo tema come su altri argomenti cruciali per una democrazia moderna”.

 

Diversa la posizione di Pietro Folena, presidente della Commissione cultura della Camera e relatore, insieme al presidente della Commissione trasporti Michele Meta, del Ddl di riforma radioTv. Folena ha detto di condividere “…appieno l’intervista del Ministro Gentiloni“.

“…Si spazza via la sensazione negativa – ha commentato Folena – che era sorta quando nei 12 punti del presidente Prodi non era stata inserita la riforma del settore radiotelevisivo e soprattutto si dicono parole chiare dopo un periodo in cui sembrava che si stessero costruendo ponti d’oro a Mediaset per l’ingresso in Telecom Italia”.

 

Secondo il presidente “…soprattutto è giusto dire che il Ddl Gentiloni è persino troppo moderato rispetto allo stato attuale del monopolio privato della televisione: ad esempio il tetto della raccolta pubblicitaria dovrebbe attestarsi al 40% per garantire una maggiore liberazione di risorse che permetta la nascita di un terzo polo davvero indipendente. Le proteste del centrodestra mi sembrano quindi infondate. Del resto le Commissioni cultura e trasporti stanno dando ampia possibilità di sviscerare il provvedimento. Il dibattito è stato assolutamente rispettoso delle prerogative del parlamento e delle garanzie dell’opposizione, come anche dell’esigenza di approfondire un tema delicato e su cui incide un impetuoso progresso tecnologico. Adesso – ha commentato Folena – è arrivato il momento di fare il punto e di stabilire un serrato percorso legislativo. Anzi, dobbiamo ringraziare il presidente Berlusconi per aver rimesso il provvedimento al centro dell’agenda politica”.

 

 

Intanto il Ministro delle Comunicazioni chiede che l’esame del suo disegno di legge proceda speditamente, ma alla Camera la discussione continua lentamente e il Ddl non dovrebbe arrivare in aula prima di fine giugno-inizio luglio.

 

Il disegno di legge è adesso all’attenzione delle Commissioni Cultura e Trasporti e questa settimana se ne parlerà soltanto oggi nell’ambito della discussione generale, dove al momento è soprattutto l’opposizione a tenere la parola.

Per questa settimana non sono previsti nemmeno appuntamenti con l’Ufficio di presidenza per stabilire il termine per la presentazione degli emendamenti e del resto il Ddl non compare ancora neanche nel calendario dell’aula di Montecitorio.

 

Il termine degli emendamenti comunque dovrebbe essere stabilito in un ufficio di presidenza riunito che si dovrebbe tenere probabilmente la prossima settimana, prima della pausa dei lavori parlamentari legata alle elezioni amministrative che vedrà Camera e Senato chiudere i battenti per una settimana dal 20 al 27 maggio. Prima del 20 quindi si dovrebbero fissare i tempi per la presentazione degli emendamenti: il Ddl Gentiloni dovrebbe arrivare in aula non prima di fine giungo-primi di luglio.

 

Il 20 marzo, dopo 57 audizioni e tre mesi di lavori, si è conclusa l’indagine conoscitiva, condotta dalle Commissioni Trasporti e Cultura della Camera, che ha sollevato diversi punti di discussione sulla normativa.

E’ quindi partita la discussione generale, nella quale ciascun commissario ha facoltà di fare un intervento nel merito, tenendo conto o meno degli esiti dell’indagine conoscitiva.

 

I tempi si stanno allungando notevolmente, facendo pensare che i lavori arriveranno a ridosso dell’estate, quando saranno vicine anche le elezioni amministrative e diventerà forse più difficile riuscire a proseguire i lavori.

Bisognerà inoltre apportare al testo le modifiche suggerite dalla Commissione Ue, sulle quali il Ministero si è già impegnato, a partire dalla valutazione di una diversa definizione di ‘posizione dominante’, con un termine più coerente con la normativa europea.

 

Sicuramente l’intervista di Gentiloni al Corsera non aiuterà, anzi ha spinto l’opposizione nuovamente all’attacco del Ddl 1825 che definisce “di natura politica”.

“…Nel nostro programma di Governo pochi punti erano chiari come la riforma della Gasparri. Se non riuscissimo a mantenere l’impegno, rischieremmo uno tsunami da parte dell’elettorato”, ha detto  Gentiloni nella controversa intervista con cui replica alle accuse di Silvio Berlusconi. Ma le sue parole hanno scatenato la reazioni stizzita del centrodestra.

 

Ieri il presidente della Commissione parlamentare di vigilanza Rai, Mario Landolfi, ha dichiarato che con al sua intervista, Gentiloni ha “…candidamente confessato che la vera motivazione sottesa al disegno di legge è di natura politica”.

“…Quel che è veramente in gioco, dunque – ha continuato Landolfi -, non è un interesse generale ma la sopravvivenza stessa della coalizione di Governo. Non si spiegherebbe altrimenti l’evocazione dello tsunami elettorale che si abbatterebbe sul centrosinistra in caso di mancata approvazione del provvedimento. Una previsione assolutamente legittima che però smaschera la natura ipocrita degli appelli lanciati nei mesi scorsi all opposizione a collaborare all approvazione di un testo che, come ammette lo stesso Ministro proponente, è funzionale solo agli interessi della maggioranza”.

 

Sull’articolo del Corsera è intervenuto anche il coordinatore nazionale di Forza Italia, Sandro Bondi, che ha dichiarato: “….Da un Ministro ci si aspetterebbe maggiore equilibrio e capacità di discutere nel merito le osservazioni critiche formulate da moltissimi studiosi, da esponenti autorevoli del suo stesso schieramento politico e dalla stessa Unione Europea. Da un Ministro, poi, che si definisce moderato ci si aspetterebbe la volontà di contribuire a evitare ulteriori spaccature politiche che non giovano a nessuno. Così si discute in un Paese serio e così in un Paese serio si cercano e si trovano le soluzioni”.

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