Firmato il Contratto di servizio Rai: più qualità, innovazione tecnologica e tutela dei diritti, con occhio attento al digitale terrestre 

di Raffaella Natale |

Italia


Rai sede

Firmato il Contratto dei servizio Rai. Al ministero delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni ha, infatti, ricevuto il presidente della Tv pubblica Claudio Petruccioli, il direttore generale Claudio Cappon e il vicedirettore e capo delegazione Rai Giancarlo Leone.

  

Un “atto solenne“, così è stato definito il documento poiché qui si conferma, ha spiegato Petruccioli, “…la ragione essenziale dell’esistenza dell’azienda in quanto concessionaria del servizio pubblico”. Nel sottolineare che il Cda ha approvato il documento all’unanimità, il presidente della Rai ha però osservato che, rispetto alla prima bozza, questa volta il via libera è stato più faticoso e che il consiglio gli ha dato mandato di segnalare “alcuni aspetti problematici” inerenti al Contratto.

“…Il problema delle risorse – ha commentato il presidente – è legato alla complessità e alla delicatezza dei compiti che ci impone il contratto che noi rendiamo in maniera molto seria”.

Il documento “…è un contratto impegnativo e ‘sfidante’ per la Rai”, anche a giudizio del direttore generale Cappon che ha rilevato come “…porre su base contrattuale il ruolo e i compiti del servizio pubblico è un modo per renderne trasparente e chiara la gestione”.

 

Il Contratto, come ha sottolineato il Ministro, “…impegna la Rai in tre grandi direzioni: più qualità nell’offerta, Innovazione tecnologica e tutela dei diritti“.

Più precisamente, la Rai dovrà incrementare la qualità della sua programmazione introducendo il cosiddetto “indicatore di valore pubblico“, la cui rilevazione è frutto dell’ascolto, ma anche dal valore pubblico e dalla reputazione dell’azienda che ne consegue; la seconda novità è accento sull’offerta multimediale dell’azienda mentre viene perfezionata la tutela delle fasce deboli e soprattutto dei minori e l’attenzione ai programmi dedicati alle persone con disabilità e socialmente più deboli.

 

Si alza inoltre il sostegno che la Rai deve riservare alla produzione audiovisiva italiana ed europea mentre viene realizzato un particolare riconoscimento all’attività dei produttori italiani cui viene riconosciuta la possibilità di negoziare i cosiddetti “diritti residuali“.

 

“…Questioni tecniche e anche finanziarie“, ha detto Cappon che insieme al suo vice ha quantificato “…in circa 100 milioni di euro il costo per la copertura dell’85% della popolazione in un anno con il digitale terrestre”, ed altri 30-40 milioni per altri oneri.

 

Per Cappon, che ha ricordato come il digitale terrestre sia la sfida “più importante” posta dal Contratto, sarebbe auspicabile promuovere un “tavolo di consultazione tra i soggetti che interagiscono perché è giusto affrontare la questione in una logica di sistema Paese“. Anche per il Dg “…c’è un problema di risorse per quanto attiene la loro programmabilità e coerenza rispetta agli obiettivi posti”.

Da sviluppare ulteriormente anche l’attuale canale Isoradio. Impegni a migliorare la qualità dei propri programmi, dunque, ma anche a perseguire una politica di sviluppo tecnologico che comporterà nuovi investimenti.

  

Soddisfazione per la firma del Contratto anche da parte di Adiconsum, ma il segretario generale Paolo Landi ha sottolineato “…i tempi troppo lunghi per attuare l’impegno a trasmettere in chiaro tutti i programmi delle tre reti generaliste sul satellite”. 
“Questa esigenza – ha spiegato Landi – è particolarmente forte nelle regioni dove è avvenuto o è imminente il passaggio dal sistema analogico a quello digitale (Cagliari e Aosta) dove il satellite è l’unico modo per garantire il servizio universale”.

 

Intanto ieri, allo scopo di “…definire i rapporti tra legislazione statale e leggi regionali in materia di comunicazione“, il Ministro delle Comunicazioni è stato ascoltato nel corso di una audizione nella Commissione bicamerale per gli Affari regionali.

Gentiloni ha parlato della necessità di una normativa quadro che consenta di armonizzare la legislazione statale con quella regionale in modo da evitare contenziosi tra centro e periferia in materia di comunicazione.

Specie dopo le innovazioni introdotte dalla riforma costituzionale che prevede, in quest’ambito, una competenza concorrente.

 

A questo obiettivo stanno lavorando il ministero delle Comunicazioni e quello degli Affari Regionali, sulla base di “…alcune linee dell’impostazione del Governo” in materia.

“…Nel corso dell’audizione – ha spiegato il Ministro – ho illustrato alcune linee dell’impostazione del Governo su cui stiamo lavorando per arrivare ad una direttiva quadro da concordare in sede di Conferenza delle Regioni”.

 

Lo scopo è quello di armonizzare le leggi regionali con quella nazionale “così da evitare contenziosi tra Stato e Regioni e per avere un iter più veloce”.

A San Macuto, ha spiegato Gentiloni al termine dell’incontro, “…si è parlato soprattutto delle costruzioni di reti in banda larga, dell’autorizzazione per la Tv digitale terrestre e dei rapporti tra le Regioni e il servizio pubblico”.

 

Il presidente della stessa Commissione, Leoluca Orlando, infatti, ha sollecitato l’attenzione del Ministro “…perchè nel contratto di servizio con la Rai ci sia un espresso indirizzo volto al migliore utilizzo delle risorse umane e strutturali nel territorio”. Orlando ha citato in particolare i casi delle sedi Rai del Friuli Venezia Giulia e della Sicilia “…il cui utilizzo ottimale delle strutture e del personale – ha detto – potrebbe essere un esempio di rapporto positivo fra Rai e territorio e che sono invece oggi sottoutilizzate con una incredibile mortificazione delle professionalità interne e uno spreco delle strutture”.

“…Si tratta – ha concluso Orlando – di uno dei più lampanti esempi di come la struttura periferica della Rai rimanga esclusa dalla programmazione e dalla produzione radiotelevisiva nazionale, quando invece potrebbe offrire tantissimo ai cittadini”.

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