Digital Generation 2.0: ecco come le nuove tecnologie cambiano il rapporto tra scuola e ragazzi. Ricerca ACNielsen

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Le nuove tecnologie non sostituiscono il libro scolastico, ma poco a poco lo “affiancano” nella didattica e nell’apprendimento da parte dei ragazzi. E’ così che il libro mantiene la sua importanza ma viene affiancato sempre più dall’uso della rete, con una progressiva integrazione dei contenuti del libro con l’uso di Internet anche per lo studio, soprattutto per le attività di ricerca e di approfondimento.

 

Wikipedia meglio di una normale enciclopedia? Forse, a sentire i ragazzi; certo è che risulta meno autorevole e rassicurante. È quanto emerge da un’indagine condotta da ACNielsen per conto dell’Osservatorio permanente dei contenuti digitali e BolognaFiere realizzata tramite “focus group” condotti su cinque fasce di utilizzatori di contenuti digitali (dai 13 ai 18enni, oltre a genitori 27-50enni) e presentata il 30 Marzo, a Roma, nell’ambito del seminario “Digital generation 2.0: ragazzi, scuola, tecnologie” a Docet 2007.

 

Questo è il mondo dei giovanissimi e dei giovani – si tratta dei primi risultati di un’indagine più complessa sugli atteggiamenti e sui comportamenti dei consumatori nei confronti delle nuove tecnologie digitali che verrà presentata il 9 Maggio a Roma -, fortemente connotato da una massiccia presenza di nuove tecnologie. Parliamo di una realtà in cui, per esempio, l’abbonamento a Sky Italia riguarda circa il 22% delle famiglie con figli in età 15-18 anni, il 76% della popolazione possiede un lettore DVD e in cui il 76% degli individui nella fascia 14-19 anni si connette ad internet (da casa o scuola).

 

Cosa ne emerge?

La rete “integra” l’uso del libro ma non lo sostituisce – I processi in atto non conducono però all’esautoramento e alla scomparsa della tradizionale pagina scritta o del libro (di testo e non): danno invece vita a un processo ben più complesso. I colloqui condotti da esperti e psicologi, sembrano, infatti, tracciare le linee di un cambiamento più articolato in cui si passa da percorsi di apprendimento di tipo lineare – da un’unità didattica a quella successiva, da un capitolo a quello seguente, ecc. – ad altri di tipo ipertestuale e combinatorio, in cui su un certo argomento le pagine di un libro convivono (“con pari dignità” nel vissuto dei giovani, ma anche in quello dei loro genitori) con tutto quanto può essere trovato in rete utilizzando i numerosi motori di ricerca.

Non solo: è ormai prassi comune che tutto quanto trovato venga scaricato, utilizzato per approfondire o integrare quanto disponibile su carta, sia rielaborato all’interno di percorsi personali, spesso senza porsi assolutamente il problema  della titolarità dei diritti.

 

L’apprendimento da lineare passa ad essere trasversale ai saperi e combinatorio – Si stanno modificano quindi i processi con cui finora la scuola e l’università hanno strutturato la didattica, con cui i docenti hanno imparato ad insegnare, con cui i genitori hanno seguito i loro figli nei compiti a casa.

Processi che se da un lato possono esaltare le capacità dei ragazzi di fare confronti, prendendo in esame, in parallelo, fonti e contenuti diversi, fornire loro l’opportunità di accedere e gestire grandi quantità di informazioni – fino ad oggi disponibili solo nelle maggiori biblioteche -, dall’altro possono introdurre meccanismi “ansiogeni”, causati dalla difficoltà di districarsi da soli senza guida nella enorme mole di dati e informazioni disponibili, e anche dar luogo a fenomeni di digital divide, in cui chi dispone di accesso alla rete e di conoscenze più approfondite sull’utilizzo delle tecnologie è avvantaggiato anche da un punto di vista informativo e culturale.

 

Ricerca AcNielsen

 

Presentazione di Sarah Beddini, Ufficio studi Univideo

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