Mediaset catalizza l’attenzione del mercato, tra Ddl Gentiloni e ipotesi di cordate per Endemol

di Raffaella Natale |

Italia


Pier Silvio Berlusconi

Scende in campo a difendere il Ddl Gentiloni, Giuseppe Giulietti dei Ds, contro le dure critiche al progetto di riforma radioTv lanciate ieri dal presidente Mediaset.

“…Fedele Confalonieri – ha detto Giulietti – ha sferrato l’ennesimo duro attacco contro il Ministro delle comunicazioni Paolo Gentiloni”.

“…Il suo intervento, però, è stato un efficace spot a favore della necessità di dare finalmente anche all’Italia una rigorosa normativa in materia di conflitto di interesse”, ha detto Giulietti. “…Se tutti gli altri editori italiani decidessero comunque di usare gli stessi metodi e lo stesso linguaggio,dovrebbero iniziare un interminabile sciopero della fame, per sollecitare dal Governo una rapida approvazione del Ddl Gentiloni e una più efficace normativa in materia di frequenze e di tetti antitrust”.

 

L’esponente dei Ds auspica che “…nel Governo e nella maggioranza nessuno cada nella trappola di chi vorrebbe ridurre il confronto sulla proposta del ministro Gentiloni a un ‘faccia a faccia’ tra la maggioranza e le aziende di proprietà dell’ex presidente del Consiglio. Nessuno dovrà essere danneggiato – ha concluso – ma coloro che sono stati già danneggiati dovranno finalmente godere degli stessi diritti e delle stesse opportunità”.

 

Proprio ieri, in occasione della presentazione dei dati finanziari 2006, il presidente di Mediaset ha dichiarato:  “…Il Ddl Gentiloni mira a infliggere un danno alla sola Mediaset“.

“…Il cuore della Gentiloni è l’indicazione per legge di un tetto al fatturato pubblicitario, ritenuto alla stregua di ‘posizione dominante vietata’. E’ una cosa che risulta estranea a ogni logica antitrust italiana ed europea. Questa proposta di legge bypassa con disinvoltura ogni analisi dei mercati rilevanti”.

  

Quanto agli editori della carta stampata “…sembrano credere ancora a quote di pubblicità garantite per legge, ma la loro scommessa è perdente, perché nessuna legge potrà mai indicare forzosamente alle imprese su quali mezzi investire. In altre parole ciò che non sarà speso in televisione sparirà dal mercato”.

Secondo Confalonieri il danno che il Ddl Gentiloni porterebbe a Mediaset “…non è fondato su concreti interessi pubblici e ciò è incompatibile almeno con due principi protetti dalla Costituzione: quello di uguaglianza e quello di libertà di impresa”.

  

Confalonieri ha evidenziato, tra l’altro, i rilievi fatti dal presidente dell’Autorità Antitrust, Antonio Catricalà, aggiungendo: “…l’ansia di fare qualcosa pur di tagliare il nostro fatturato è stata tale che sono stati ignorati i poteri di analisi e intervento assegnati per legge alle Autorità di settore“. Il presidente ha anche ricordato come la legge comunque non garantirà maggiori quote di pubblicità agli editori della carta stampata giudicandola una “scommessa perdente”.

“…Nessuna legge potrà mai indicare forzosamente alle imprese su quali mezzi investire – ha detto – ciò che non sarà speso in televisione, semplicemente sparirà dal mercato”.

  

“…Il Ddl compie una doppia manovra distruttiva, da una parte prescrive il trasferimento sul digitale terrestre di una rete Rai e una Mediaset, al contempo sposta al 2012 la data finale del passaggio al digitale, sottraendo due reti a milioni di spettatori italiani. Dall’altra parte si propone di mettere sul mercato le frequenze analogiche rese disponibili, chiedendo alle imprese di investire su una tecnologia obsoleta”. In sintesi quindi “…dire che il Ddl nasce vecchio è dire poco, già il concepire una legge contro il duopolio, quando il duopolio è morto da tempo, è una assurdità legislativa. E’ finito il tempo delle leggi che fissato assetti rigidi, limiti invalicabili, che pretendono di cristallizzare processi in divenire”. Confalonieri è comunque fiducioso che “…il buon senso prevarrà. Ho percepito in Parlamento una nuova voglia di ascoltare, una tendenza al dialogo. Penso che si farà strada la convinzione, al di là di ogni colore politico, che la diminuzione delle capacità competitive di Mediaset, così come lo smantellamento della Rai, se davvero realizzate, lascerebbero il nostro paese senza un presidio nazionale forte nel settore della comunicazione”.

 

Fiduciosa di questo esito, Mediaset rinnova la propria strategia ed è pronta a raccogliere altre sfide. Ieri Giuliano Adreani, amministratore delegato di Mediaset, ha fatto sapere che la cordata che la società televisiva sta predisponendo per Endemol, oltre a Telecinco e a John De Mol, potrebbe essere formata “…magari anche con qualche private equity“.

Avvicinato a margine del Convegno dell’UPA a Milano, Adreani ha precisato che “…ancora la cordata non l’abbiamo formata, si formerà al momento dell’offerta. Noi siamo molto interessati a Endemol, perché riteniamo che contenuti siano fondamentali per riempire le varie piattaforme“. A chi gli chiedeva se Mediaset e Telecinco avessero la solidità finanziaria per realizzare l’operazione a debito, Adreani ha risposto: “Assolutamente sì“.

 

Resta, invece, ancora una lontana ipotesi l’offerta per Telecom Italia. L’acquisto dell’operatore tlc “…per Mediaset avrebbe anche senso. Magari potessimo farlo ma non credo ci lascerebbero farlo, ha detto ieri Confalonieri, che non ha nascosto le difficoltà di carattere normativo in quanto Telecom “…ha in pancia tre reti e questo comincerebbe già a creare qualche ostacolo per le leggi antitrust e le leggi vigenti sulla Tv”.

Confalonieri tuttavia ha bollato come “anacronistico” il tentativo di difendere Telecom da mire straniere, ma davanti al valore dell’italianità, il presidente Mediaset ha lanciato un chiaro messaggio: “…Mediaset è l’unica azienda del settore delle comunicazioni che ha due forti caratteristiche: è in ottima salute ed è italiana“. Da qui le rinnovate critiche all’indirizzo del Ddl Gentiloni che punta a “colpire soltanto Mediaset“.

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