Sicurezza: l’eCommerce sempre più minacciato dal cybersquatting. Lo denuncia l’OMPI (ONU)

di Alessandra Talarico |

Mondo


Cybersquatting

Il commercio elettronico sta crescendo grazie allo sviluppo di internet, ma la recente evoluzione del sistema di registrazione dei nomi di dominio sta incoraggiando una serie di pratiche che rappresentano una minaccia per gli interessi dei commercianti e proprietari di marchi, nonché una fonte di confusione per gli utenti.

 

E’ quanto denuncia l’Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale (OMPI) secondo la quale stanno emergendo diverse problematiche relative, ad esempio, all’utilizzo di software per la registrazione dei nomi di dominio scaduti, allo ‘stoccaggio’ di questi ultimi su siti a pagamento, alla possibilità di registrare gratuitamente nomi di dominio per ‘provarli’ per 5 giorni, alla proliferazione di nuovi registrar e all’introduzione di nuovi domini generici di primo livello (gTLD).

Aggiunte alle altre, queste novità non fanno che moltiplicare la possibilità di registrare nomi di dominio ‘in massa’, spesso nell’anonimato, senza che i diritti di proprietà intellettuale siano presi in minima considerazione, rischiando di trasformare il sistema dei nomi di dominio in un mercato soggetto a speculazioni di diversa natura.

 

La pratica del cybersquatting – che consiste nel registrare nomi a dominio corrispondenti a nomi o marchi famosi non ancora registrati dai rispettivi aventi diritto, ai quali poi vengono venduti per somme altissime – è cresciuta lo scorso anno del 25%.

 

Secondo Francis Gurry, vicedirettore generale dell’OMPI, “la velocità con cui i nomi di dominio cambiano di mano e la difficoltà di tracciare queste registrazioni di massa mettono i proprietari dei marchi di fronte alla sfida di riuscire a braccare i cybersquatter”.

Con i nomi di dominio trasformati in bersagli mobili per i detentori dei diritti, ha aggiunto Gurry, “bisognerebbe prendere in seria considerazione la messa a punto di misure di protezione più concrete”.

 

La Corte di arbitraggio e mediazione dell’OMPI ha ricevuto lo scorso anno 1.823 ricorsi relativi a presunto cybersquatting. Dal 1999 i reclami sono stati 10.177 e se a questi si aggiungono tutti le contestazioni relative ai domini .info, .biz, .mobi, le istanze arrivano a oltre 25 mila.

 

Da quando è diventato possibile registrare nomi di dominio con caratteri non latini, per esempio con caratteri arabi, cinesi, cirillici o coreani – ha aggiunto l’OMPI – l’organizzazione ha registrato 60 ricorsi e, con lo sviluppo delle connessioni broadband e dell’ecommerce si attende negli anni a venire, un aumento dei ricorsi di questo tipo.

 

L’OMPI è un’organizzazione intergovernativa con sede a Ginevra, che dal 1974 ha lo statuto di istituzione specializzata del sistema delle Nazioni Unite. Lo scopo dell’organizzazione è quello di promuovere la tutela della proprietà intellettuale in tutto il mondo attraverso la cooperazione degli Stati, in collaborazione con qualsiasi altra organizzazione internazionale e di assicurare la cooperazione amministrativa tra le associazioni di proprietà intellettuale.

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