Web 2.0: le telcos rischiano di perdere profitti se non adegueranno i modelli di business

di Alessandra Talarico |

Mondo


Internet mobile

Le compagnie telefoniche non si stanno dimostrando ricettive verso la crescente popolarità dei servizi di condivisione del web 2.0 e rischiano di perdere l’opportunità di soddisfare questa domanda a spese dei profitti futuri.

 

È quanto sostiene la società Arthur D. Little, secondo cui i key driver della crescita di internet sono gli utenti che, attraverso il web 2.0 possono creare e distribuire contenuti istantaneamente e globalmente, in una maniera difficilmente immaginabile fino a poco tempo fa.

“Per ricavare il maggior utile dalla popolarità del web 2.0 – spiega dunque l’analista Richard Swinfordle telcos dovranno rapidamente concentrarsi sui bisogni di questa nuova community”.

 

Secondo recenti sondaggi, i giovani europei si stanno mostrando pronti a interagire in mobilità e circa il 38% di essi già accede alla posta elettronica dal telefonino.

 

Fornire accesso ai servizi 2.0 già consolidati dovrebbe dunque essere considerata una priorità dalle compagnie telefoniche, che dovranno abbandonare la filosofia del walled garden e  dei formati proprietari esclusivi, ma anche studiare nuovi modelli di business e fare chiarezza tra le tariffe, giudicate tra l’altro ancora troppo alte.

 

Gli operatori, dunque, si trovano di fronte al dilemma di collaborare e competere con i leader del web 2.0 – da YouTube a Flickr – e dovranno scgleire se realizzare nuove community in grado di competere con quelle del web o accontentarsi dei margini ridotti provenienti da un’eventuale partnership con i player esistenti.

 

Molti operatori hanno già scelto questa seconda via, come Vodafone, che ha siglato diverse partnership con MySpace e YouTube per consentire agli utenti di farsi conoscere e condividere i propri contenuti direttamente dal telefonino.

 

Una terza soluzione più stabile ma meno orientata alla crescita è di tirarsi fuori dalla competitiva arena dei servizi per concentrarsi soltanto sull’offerta di capacità di banda, la cosiddetta soluzione ‘bit pipe’.

 

A quelle telcos che invece scelgono di restare nello spazio dei servizi, la Arthur D. Little consiglia di “scegliere con cura i partner, selezionando compagnie in grado di accrescere con successo i profitti dal momento che il modello 2.0 sta evolvendo dal puro advertising a un più maturo e sostenibile canale di profitto sul lungo periodo”.

 
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