Digitale terrestre: per Gentiloni switch-off entro la fine del 2012, senza dimenticare pubblicità, frequenze e Auditel

di Raffaella Natale |

Italia


TDT

Digitale terrestre, posizioni dominanti nel settore della pubblicità, ma anche frequenze, e Auditel. Sono stati i temi focali dell’intervento del Ministro alla Comunicazione, Paolo Gentiloni, al Convegno di Genova sull’emittenza locale che si è tenuto sabato  3 marzo.

Il Ministro ha parlato del passaggio da una fase di incertezza “…in cui erano state poste date poco credibili” a una in cui gradualmente ci si avvia a “…concludere il percorso del digitale terrestre nell’orizzonte europeo“.

 

Per Gentiloni, credibilmente entro la fine del 2012 si potrà concludere il percorso del digitale terrestre.

E ha ricordato che bisogna gestire l’attuale periodo di transizione affrontando i temi delle posizioni dominanti nel settore della pubblicità, delle frequenze, e dell’Auditel. Obiettivi del disegno di legge che riforma il sistema radioTv, ha spiegato il Ministro, è quello “…di offrire un servizio pubblico di qualità, che freni una certa rincorsa alla Tv commerciale”, e di una Tv pubblica “riconoscibile e diversa” che si conquisti “una maggiore autonomia da governi e politica”.

 

Ha risposto senza esitazione Gentiloni ai giornalisti che gli hanno chiesto se considera Mediaset una grande risorsa per il Paese

“…Mediaset – ha detto il Ministro – è una grande azienda italiana, importantissima nel settore Tv e deve avere un ruolo rilevante nella transizione verso la Tv del futuro”.

Detto questo, però, Gentiloni ha aggiunto che “…tutti dobbiamo essere consapevoli che questa transizione ha bisogno di regole che consentano maggiore apertura del mercato, più concorrenza e pluralismo”.

 

Ai lavori, organizzati dall’Idv, hanno partecipato anche il sottosegretario Giorgio Calò e vari editori di Tv private, come Maurizio Rossi di Primocanale, Raimondo Lagostena di Odeon Tv e Maurizio Monti di Telenord.

Parlando degli obiettivi del suo Ddl, a margine del convegno, il Ministro ha ribadito che ha lo scopo “…di offrire un servizio pubblico di qualità, che freni una certa rincorsa alla Tv commerciale“, per avere una Tv pubblica “riconoscibile e diversa” e “…conquistarsi una maggiore autonomia da governi e politica perché l’eccesso di dipendenza dalla politica rischia di paralizzare il servizio pubblico”.

Riferendosi alla fase di transizione verso il pieno regime del digitale terrestre, Gentiloni ha evidenziato la necessità oltre che di fissare delle regole, (accesso a banda larga, spazi per capacità trasmissiva), anche “rimuovere colli di bottiglia” su pubblicità e frequenze.

 Nel corso del suo intervento, Gentiloni è tornato sulle richieste avanzate dai governatori di Piemonte e Lombardia Mercedes Bresso e Roberto Formigoni, di poter trattenere in Regione parte del canone Rai. Il Ministro ha sostenuto che “…Dobbiamo trovare con le Regioni, e ci stiamo lavorando, un percorso in cui la competenza concorrente che il Titolo V prevede, trovi un suo riconoscimento”, quindi “…ben vengano le leggi regionali” in materia comunicazione ma ci sono dei “paletti chiarissimi“.

 

Uno dei paletti, ha spiegato, è che “…il canone Rai è costituzionalmente un’imposta unitaria e quindi un conto è discutere l’utilizzo anche per valorizzare le realtà locali, un conto è dire che il canone è un’imposta che si suddivide per venti Regioni, che è formalmente e giuridicamente impraticabile”.

Inoltre ha evidenziato: “…L’impegno pubblico della Rai non deve alterare le dinamiche del mercato, anche perché questo ci dice l’Ue”.

 

I partecipanti hanno espresso soddisfazione per il Convegno che ha aperto un confronto con il territorio che permette di cogliere le necessità reali di chi lavora e non di imporre provvedimenti dall’alto.

Ricordiamo che il settore, solo per quanto riguarda le Tv, dà lavoro a 4.250 persone e fattura 360 milioni all’anno.

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