Rai: dopo l’Agcom, anche l’Antitrust critica sul Contratto di servizio. Catricalà contrario a ‘scissione reti’, maggiori investimenti per la TDT

di Raffaella Natale |

Italia


Rai sede

All’indomani delle ferme dichiarazioni del presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabrò, sul Contratto di servizio, anche il Garante per la Concorrenza Antonio Catricalà ha criticato le linee guida sulla riforma Rai, che prevedono “una scissione delle reti“, e ha suggerito alla Tv pubblica di investire massicciamente sul digitale raccogliendo la sfida di Mediaset.

 

“…Per quanto riguarda una scissione delle reti io sarei contrario“, ha detto Catricalà a margine di un convegno.

“…La Rai dovrebbe acquisire frequenze in digitale, accettare questa sfida, cosa che Mediaset ha fatto. Mediaset non ha intenzione di dividere le tre reti, ci sarebbe una competizione un po’ falsata“, ha aggiunto.

 

Secondo il progetto di riforma del Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, la Rai dovrebbe essere riorganizzata in tre società operative: una per la gestione degli impianti di trasmissione, una a cui faranno capo due canali Tv finanziati con il canone e una terza, a cui farà capo il terzo canale, finanziato con la pubblicità.

Le tre società dovranno esser controllate da una Fondazione, i cui vertici saranno scelti in modo da garantirne l’indipendenza.

 

Ieri in Vigilanza, il presidente dell’Agcom ha chiesto la revisione del Contratto di servizio in almeno quattro aspetti e “…il Ministro Gentiloni ha già dato ampia disponibilità a riconsiderare questi punti, per sintonizzare al massimo il testo con le linee guida emanate dall’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, d’intesa con lo stesso ministero”.

 

Calabrò ha, infatti, sottolineato “…niente è ancora stato firmato da entrambe le parti e tutto è riesaminabile”.

Per il presidente dell’Authority, “…esiste il margine per un ulteriore rinegoziazione, per tornare a un Contratto che non sia costrittivo ma nemmeno evasivo”.

“…La Rai – ha concluso – non può non sottostare ad alcuni impegni cogenti e non può tirare troppo la giacca per lasciare volutamente alcuni punti troppo ‘nebulosi’…”. 

 

Pur esprimendo “…un giudizio positivo sullo sforzo fatto da Gentiloni per formulare un contratto di servizio migliorativo“, Calabrò ha tuttavia “…segnalato quattro punti principali di discordanza” rispetto alle guidelines, meritevoli di “un ulteriore affinamento“.

In primo luogo, i tempi e la composizione dell’organo di controllo della qualità dell’offerta, “…affinché la presenza dei rappresentanti Rai non sia determinante”.

Secondo Calabrò andrebbe inserito “…l’obbligo, e non la semplice autorizzazione, per la Rai a realizzare il progetto di conversione al digitale”. Terzo suggerimento, ripristinare l’obbligo a trasmettere tutta la programmazione in simulcast su satellite, per gli abbonati in regola con il canone. Quarto, una maggior chiarezza sulle funzioni di monitoraggio, vigilanza e sanzioni attribuite all’Autorità.

 

Per quanto riguarda il digitale terrestre, a margine dell’audizione in Vigilanza, il presidente dell’Authority ha fatto sapere che entro febbraio il capitolato ed entro maggio, al più tardi a giugno, saranno note le procedure delle gare per l’assegnazione del 40% della capacità trasmissiva sul digitale terrestre. E’ quanto annunciato dal presidente

 

Il 23 novembre scorso, l’Autorità ha approvato uno schema di regolamento che prevede appunto una “procedura competitiva” per l’assegnazione del 40% della capacità trasmissiva dei multiplex digitali che appartengono ai tre broadcaster nazionali.

“…La consultazione pubblica sullo schema è appena finita: entro fine febbraio – ha sottolineato Calabrò – definiremo le regole e un capitolato per la gara, mentre a maggio-giugno ci saranno le gare vere e proprie”.

 

L’obbligo di cessione del 40% era già previsto dalla legge 66 del 2001. Prima, però, a decidere gli editori da ospitare erano i proprietari dei multiplex.

Attualmente Rai e Mediaset hanno, infatti, scelto da soli a chi affidare la quota del 40% dei loro canali digitali, e la nuova norma imporrà ora di azzerare gli attuali contratti e uniformarsi alle indicazioni dell’Agcom.

La gara sarà gestita da una Commissione di esperti nominata dall’Agcom e dal Ministero delle Comunicazioni. Scopo del provvedimento, favorire il pluralismo e accelerare la transizione al digitale terrestre a cominciare dalle regioni all digital.

 

La Commissione di esperti assegnerà, tramite una procedura competitiva, la capacità trasmissiva agli editori indipendenti e agli operatori di rete che richiedano il completamento della copertura delle proprie reti. La graduatoria, approvata dall’Autorità, valorizzerà la qualità dei programmi e promuoverà l’accesso dei soggetti nuovi entranti nel mercato digitale terrestre.