Telecom-Murdoch: l’unione che rivoluzionerà il mercato. Confronti sempre più infiammati sotto il solleone

di Raffaella Natale |

Italia


Rupert Murdoch e Wendy Deng

Continuano a susseguirsi polemiche e indiscrezioni su quello che potrebbe essere il matrimonio dell’estate, alla faccia di vip e veline che cercano di guadagnarsi le prime pagine dei rotocalchi. Questa storia che legherebbe il magnate dei media Rupert Murdoch, all’operatore storico tlc, interessa tutti indistintamente, dall’alta finanza al semplice curioso, e si preannuncia già come la vicenda più seguita dalla stampa sotto il solleone italiano. A nulla varranno i rocamboleschi giri in motoscafo di Briatore con la valletta ti turno…i riflettori sono tutti per lui, il magnate australiano Rupert Murdoch!

 

Un’unione da svariati miliardi di euro per i due giganti del mercato media-tlc, che catalizza tutti e solleva qualche preoccupazione.

Appare sollevato (?) Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, che commenta: “Se Murdoch, che è il più grosso imprenditore nel settore Tv, si mette con Telecom, che ha una posizione dominante nelle Tlc, sono contento, perché così non ci rompono più le scatole con la storia della dominanza congiunta Rai-Mediaset nel mercato televisivo. Pensate che Telecom fattura 30 miliardi di euro, noi e la Rai insieme sì e no 6 miliardi di euro”.

 

Questo il commento di Confalonieri, che ha partecipato a Rieti alla festa del “Secolo d’Italia” a un dibattito su politica, informazione e servizio pubblico, al quale sono intervenuti anche il Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, il presidente della Rai Claudio Petruccioli, il responsabile comunicazione di Sky Tullio Camiglieri e Mario Landolfi di An.

 

“Se vogliamo essere in concorrenza con mostri di questo tipo, nel senso latino di monstrum – ha sottolineato il presidente di Mediaset – dobbiamo mantenere le nostre dimensioni e il nostro fatturato. Altrimenti come facciamo a competere con realtà di questo tipo, per di più con la raccolta pubblicitaria in difficoltà? Stiamo cercando una nuova sponda nel digitale terrestre, nel quale abbiamo investito 1,6 miliardi di euro. Se ti indeboliscono – ha insistito ancora il presidente di Mediaset – diventi ‘piccolo è bello’, che può essere anche uno slogan valido, ma non nel nostro settore. Se il tuo avversario è Murdoch, sul cui impero non tramonta mai il sole, come si diceva per Carlo V, come fai? La realtà è che ci vengono a fare concorrenza qui”.

 

Se dunque l’intesa di cui si parla in questi giorni andasse in porto, “al Ministro Gentiloni potrei dire: più che noi, guarda quelli là. Sarebbe un alibi per noi. Diventerebbero loro il bersaglio di chi oggi si scaglia contro il duopolio – ha concluso Confalonieri – e così ci lascerebbero un po’ in pace“.

 

“Se Confalonieri cerca alibi – ha replicato Camiglieri – ha sbagliato indirizzo. Mi fa specie che si basi sulle notizie acquisite dai giornali”.

Camiglieri ha poi sottolineato che parlare di Sky Italia che entrerebbe in Telecom sarebbe comunque sbagliato visto che eventualmente sarebbe la capogruppo di Murdoch News Corp a essere interessata all’operazione.

“In ogni caso  – ha precisato – ne leggo quanto voi sui giornali. Interessi su Telecom mi sembra che ce ne siano tanti e probabilmente forse nessuno“. Il responsabile comunicazione di Sky Italia ha ricordato poi come News Corp abbia “comprato due aziende che stavano fallendo, TelePlus e Stream: le ha messe insieme con l’autorizzazione dell’Antitrust europeo ed è riuscita a offrire a questo Paese una Pay TV come non c’era mai stata”.

 

Camiglieri ha aggiunto: “Mi aspetto che questo Governo metta tutti in condizione di competere allo stesso modo” e ha spiegato “che si vada verso il digitale terrestre è scontato. L’unico editore che in Italia non può competere in questo settore è Sky per via dei vincoli dell’Antitrust”.

Per Camiglieri le Pay TV sono “un polo complementare” alle Tv in chiaro, “credo che in Italia alla fine, come nel resto del mondo, ci saranno due mercati: uno in chiaro e l’altro a pagamento“. L’invito è stato anche quello di favorire le produzioni.

“Noi abbiamo contestato a suo tempo il finanziamento dei decoder – ha detto Camiglieri – anche perché sono scatole, se non ci sono i contenuti vendiamo scatole vuote”.

 

Intanto d’oltremanica arriva la notizia che Rupert Murdoch offrirà a Tony Blair un posto nel Cda della News Corp, una volta che il premier britannico avrà abbandonato l’incarico. Lo riferisce il quotidiano inglese The Independent.

Blair, che ha cominciato il proprio viaggio negli Usa, ha partecipato ieri a una conferenza organizzata da Murdoch intitolata “Immaginare il futuro”.

L’appuntamento, iniziato domenica, andrà avanti per cinque giorni nell’esclusiva cornice di Pebble Beach, vicino San Francisco.

Il numero uno di Downing Street ha fatto un intervento sul tema “la leadership nel mondo moderno” e, secondo molti ha approfittato dell’evento per discutere con Murdoch del proprio futuro.

 

Per la riunione, la prima in grande stile dopo l’esordio del 1998 e l’annullamento dell’edizione del 2001 per gli attacchi terroristici alle Twin Towers, il tycoon non ha badato a spese chiamando a raccolta politici, uomini d’affari, intellettuali e vertici militari che hanno servito in Iraq, con l’obiettivo di trattare i grandi temi e le sfide del futuro, dal Medio Oriente alla povertà nel mondo fino alla lotta all’Aids.

L’appuntamento, che cade a un anno dall’uscita a sorpresa dal gruppo di Lachlan Murdoch, l’erede designato dall’imprenditore australiano 75enne che in pochi decenni ha messo in piedi un impero dei media presente su scala globale, sarà l’occasione per tracciare le strategie del gruppo, forse con possibili spunti sulla successione

 

Al convegno partecipano, oltre a 250 di top manager della holding dei media, Bill Clinton e sua moglie Hillary, il governatore della California, Arnold Schwarznegger, il vicepremier israeliano, Shimon Perez e il cantante degli U2, Bono Vox.

Fonti riservate hanno riferito alla testata britannica che Blair sarebbe molto interessato ad accettare un incarico permanente nel management di News Corp. L’amicizia tra il premier britannico e il tycoon australiano risale al 1997, quando Murdoch, contro ogni aspettativa, sostenne la candidatura di Blair al vertice dell’esecutivo britannico.

 

Negli anni precedenti il capo di News Corp aveva sempre offerto supporto ai conservatori di Margaret Thatcher. Le relazioni tra i due si cementarono quando, nel 2003, Londra decise di appoggiare l’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti. Le testate del gruppo News Corp, che in Gran Bretagna controlla The Times e The Sun, sono sempre state tra i più strenui difensori della politica estera di George W. Bush. Nel caso si insediasse stabilmente alla corte di Murdoch, Blair ritroverebbe inoltre una sua vecchia conoscenza. Nel direttivo News Corp figura infatti un altro ex membro della “coalizione dei volenterosi”, l’ex primo ministro spagnolo, José Maria Aznar.

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