TDT: la Ue interviene contro l’Italia, la Legge Gasparri privilegia Rai e Mediaset

di Raffaella Natale |

Paolo Gentiloni:

Italia


Neelie Kroes

Come già anticipato, via libera dalla Commissione Ue alla procedura di infrazione contro l’Italia in merito alla Legge Gasparri, che ha riformato il sistema radiotelevisivo.

Bruxelles, su proposta del Commissario alla Concorrenza Neelie Kroes, ha deciso di inviare al Governo Prodi una “Lettera di avviso formale” in cui si chiedono chiarimenti su alcuni punti della Legge 112 del 2004, sospettati di non essere compatibili con le regole europee sulla concorrenza, dopo che le indagini preliminari hanno evidenziato la possibile violazione di tre Direttive comunitarie.

In particolare, si legge in una nota, l’Esecutivo europeo è preoccupato per l’introduzione nella Legge Gasparri di “ingiustificate restrizioni” alla fornitura di servizi nel settore delle trasmissioni televisive, attribuendo “ingiustificati vantaggi” ai due operatori storici, (Rai e Mediaset).

 

Secondo la Commissione, si legge, “La Legge Gasparri può realmente precludere l’accesso al digitale terrestre di nuovi operatori che attualmente non sono attivi nel campo delle trasmissioni analogiche, impedendo loro di sperimentare le nuove tecnologie e di creare dei propri network digitali”. Inoltre, secondo Bruxelles, la legislazione italiana permette l’occupazione delle frequenze da parte degli operatori dominanti: infatti tali operatori attivi nell’analogico possono acquisire ulteriori frequenze per la sperimentazione delle trasmissioni digitali, e hanno quindi la possibilità di trasmettere contemporaneamente sia sull’analogico che sul digitale. La norme “consentono inoltre alle società di radiodiffusione esistenti di acquisire, per il digitale più frequenze di quelle delle quali avrebbero bisogno per la programmazione simultanea in analogico e digitale”.

Infine, la Legge nel mirino della Commissione autorizza gli operatori dominanti di mantenere il controllo sulle frequenze e sulle reti per le trasmissioni analogiche fino al momento in cui passeranno al digitale terrestre, privando gli operatori concorrenti di beneficiare delle nuove tecnologie.

 

Bruxelles chiede informazioni in particolare sull’articolo 23 della Legge Gasparri (Disciplina della fase di avvio delle trasmissioni televisive in tecnica digitale), secondo il quale soltanto gli operatori analogici esistenti possono sperimentare le trasmissioni digitali, partecipare al commercio delle frequenze e ottenere licenze per trasmissioni digitali. Lo stesso articolo – secondo l’analisi degli esperti Ue – consente agli operatori attuali di mantenere il controllo delle loro frequenze analogiche dopo il switch-off, un punto che inquieta la Commissione perché di fatto priverebbe i potenziali concorrenti dei vantaggi derivanti dalle accresciute capacità dei network digitali.

 

Ma nel mirino del Commissario Ue alla Concorrenza, Neelie Kroes, è finito anche l’articolo 25 della Legge italiana (Accelerazione e agevolazione della conversione alla trasmissione in tecnica digitale), perché permette agli operatori analogici di convertire le loro licenze e i loro sistemi in licenze digitali fino al switch-off, senza limiti. Un aspetto, quest’ultimo, che preoccupa l’Antitrust Ue, perché equivarrebbe ad attribuire una sorta di diritto speciale agli operatori analogici, Bruxelles è, infatti, “preoccupata – si sottolinea ancora nella nota – per il fatto che la legislazione italiana potrebbe precludere l’ingresso nella trasmissione digitale e la creazione di proprie reti digitali agli operatori non attivi nella trasmissione analogica”.

 

Infine, scrive ancora la Commissione, “la Legge consente agli operatori dominanti di mantenere il controllo sulle frequenze e le reti per le trasmissioni analogiche anche dopo la loro cessazione, in questo modo privando i loro concorrenti del dividendo digitale derivante dall’incrementata capacità di reti digitali”.

 

La lettera inviata a Roma è il primo passo della procedura di infrazione. Ora l’Italia ha due mesi di tempo per rispondere alle contestazioni dell’Antitrust Ue ed evitare ulteriori passi nella procedura di infrazione.

Se la replica italiana non dovesse soddisfare Bruxelles, la Commissione potrebbe decidere di andare avanti con la procedura e persino portare l’Italia alla Corte di Giustizia europea.

L’intero procedimento è regolato dall’articolo 226 del Trattato comunitario. Alla luce della risposta o della mancata risposta dell’esecutivo, la Commissione potrà decidere se inviare o meno un “parere motivato” (o “secondo ammonimento scritto” o “ammonimento scritto finale”) in cui illustra in modo chiaro e univoco i motivi per cui si ritiene che sussista una violazione del diritto comunitario e in cui sollecita a conformarsi entro un determinato termine, di solito due mesi. Se lo Stato membro non si conforma al parere motivato, la Commissione, in base all’articolo 228 dello stesso Trattato, può decidere di adire la Corte di giustizia europea e chiedere di infliggere al Governo inadempiente una sanzione pecuniaria.

La procedura di Bruxelles nasce dalla denuncia di un’associazione di consumatori italiani, che aveva messo sotto tiro i diritti speciali dei detentori delle frequenze analogiche nella fase di passaggio al digitale terrestre e l’abuso di posizione dominante da parte di Rai e Mediaset con gravi conseguenze sul controllo degli introiti pubblicitari.

In pratica, secondo l’associazione nel passaggio al digitale terrestre non sarebbe garantita la concorrenza, visto che la Legge non consentirebbe ad altri soggetti di sperimentare le nuove tecnologie e ottenere nuove licenze.

 

Non si trova d’accordo l’ex Ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, che stamani ha subito replicato: “La legge rispetta in maniera pedissequa e letterale le Direttive europee. Anche in materia di frequenze. Quindi, ritengo che questo potrà emergere nel corso della discussione“.

Il deputato di An difende a spada tratta la riforma che porta il suo nome: “La legge – sottolinea – ha aperto il mercato tanto è vero che ci sono tre nuovi operatori: D-free, il Gruppo Repubblica-Espresso che ha comprato Rete A, la società telefonica 3 (H3G) che ha attivato una rete televisiva con tecnologia DVB-H (Digital Video Broadcast-Handheld)”.

“Il problema vero – avverte – è che il mercato deve vedere gli imprenditori investire risorse e non certo attraverso espropri nei confronti delle aziende esistenti”.

“Gli acquisti di frequenze in Italia – conclude Gasparri – sono stati attuati in base alle norme della Legge 66 del 2001 con la quale il centrosinistra introdusse il cosiddetto trading delle frequenze. Tutti gli acquisti fatti in base a quella legge e alla mia sono stati valutati e autorizzati dall’Antitrust italiana”.

 

Intanto il nuovo Governo ha da subito annunciato di voler modificare la Legge Gasparri. “Il Governo – ha subito sottolineato il Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni – risponderà nei tempi previsti alla Commissione Ue. Sono convinto che le modifiche alla Legge 112 che stiamo predisponendo verranno incontro alle sollecitazioni e alle richieste di chiarimenti avanzate da Bruxelles”.

L’Europa – ha precisato il Ministro – ci chiede di non favorire le posizioni dominanti nel mercato televisivo in questi anni di transizione dall’analogico al digitale: è questo uno degli obiettivi della revisione legislativa che proporremo per introdurre nel sistema della Tv più pluralismo e più concorrenza”.

 

Franco Frattini, Vicepresidente dell’Esecutivo comunitario, ha spiegato che “La Commissione europea, nell’aprire la procedura sulla Legge Gasparri ha preferito non colpire la possibile posizione dominante dei due principali operatori, dando invece spazio al Governo italiano per eventuali correzioni alla normativa”.  

“La Ue – ha precisato – aveva due opzioni: la prima, che è quella adottata, di chiedere al Governo italiano quale sia la sua opinione sulle obiezioni di non conformità della normativa italiana con alcune parti della Direttiva sulla concorrenza e della Direttiva quadro sul sistema radiotelevisivo”.

L’altra opzione, che però non è stata seguita da Bruxelles, “poteva essere – ha proseguito il Vicepresidente – quella di aprire direttamente una procedura per abuso di posizione dominante nei confronti di Mediaset e Rai. Se così non è stato, è perché abbiamo ritenuto di dare spazio temporale al Governo italiano per valutare uno, se le obiezioni della Commissione sono condivisibili e, due, se sono condivisibili, modificare  la Legge Gasparri”.

 

Frattini ha ribadito che “una procedura di infrazione per abuso di posizione dominante avrebbe direttamente colpito soggetti concreti nel sistema nazionale”. Il Vicepresidente della Commissione ha comunque precisato che “i servizi giuridici hanno spiegato che l’articolo 226 non precluderebbe di per sé la possibilità di aprire una procedura per abuso di posizione dominante, che avremmo potuto adottare insieme, ma, come detto, abbiamo preferito non farlo”. Frattini ha infine ricordato che la procedura odierna, riguarda solo la questione del digitale, mentre l’altra opzione avrebbe interessato l’intero sistema, pubblicità inclusa.

 

Reputa particolarmente grave l’apertura di una procedura d’infrazione contro l’Italia per la Legge dell’ex Ministro delle Comunicazioni, Emma Bonino, Ministro per le Politiche Europee, spiegando che “…il persistere di un’anomalia italiana in cui posizioni dominanti hanno impedito lo sviluppo del pluralismo nell’informazione”.

 

“Con la Lettera di avviso formale inviata dalla Commissione oggi – ha riferito la Bonino – si aggiunge un’ennesima procedura a quelle che il nostro Paese ha accumulato e che ci pone all’ultimo posto in Europa per l’attuazione del diritto comunitario”.

La responsabile per le Politiche Europee ribadisce la “necessità di creare una task force ad hoc che, insieme all’attività del Comitato Interministeriale per gli Affari Europei, monitori la compatibilità dell’ordinamento italiano con quello comunitario e snellisca le procedure di recepimento delle Direttive“.

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