II Conferenza su TDT: necessari tempi brevi di simul cast per tutelare le Tv locali

di di Filippo Rebecchini (Presidente FRT, Consigliere DGTVi) |

Riportiamo di seguito l'intervento di Filippo Rebecchini, Presidente della FRT e Consigliere di DGTVi, al Convegno 'La televisione di tutti'. Napoli, 14 e 15 luglio 2006

Italia


Filippo Rebecchini

Negli ultimi due mesi, in Italia, sono stati acquistati 116.000 decoder che si vanno ad aggiungere ai circa 4 milioni già esistenti. Aumenta il danno, alle TV locali, di immagine, di ascolto e di risorse. E così sarà, giorno per giorno, sino al momento dello switch-off. Infatti, i possessori dei decoder, prima o poi, seguiranno la TV digitale abbandonando il sistema analogico, e le Tv locali che, non hanno frequenze doppie (salvo poche eccezioni), non potranno essere viste in digitale.

 

Se qualcuno avesse chiesto quattro anni fa a un’emittente locale come vedesse il digitale terrestre questa avrebbe risposto che difficilmente si sarebbe potuto pensare a un danno maggiore alla propria azienda: infatti a notevoli investimenti per adeguare gli impianti si intravedeva la perdita della sintonizzazione dell’emittente sui telecomandi, tanto faticosamente guadagnata negli anni, cioè perdita di ascolto e quindi di risorse, in una parola la perdita del proprio avviamento. Oggi il giudizio non è diverso, ma l’ineluttabilità del passaggio al digitale, da una parte ha spinto le tv locali a cercare tutti i correttivi possibili ed accordi con tutte le altre emittenti facenti parte della Associazione DGTVi e dall’altra ha fatto toccare con mano ciò che i più avveduti avevano già compreso: il periodo peggiore per l’emittente locale è quello di simul cast, la cosiddetta “traversata” dall’analogico al digitale; un lungo, forse lunghissimo, tempo in cui la propria visibilità decresce e nulla si può fare, dato che la televisione locale manca dei canali ridondanti.

 
Necessità quindi di tempi brevi di simul cast.

Riscontriamo purtroppo che i tempi si allungano e i previsti spegnimenti in Sardegna e Valle d’Aosta slittano. Peraltro, è opportuno comprendere le ragioni che, ci sembra, siano alla base di tale decisione. Ciò al fine di meglio collaborare con le istituzioni e rendere quanto più possibile breve la “traversata”, pur sapendo che le esigenze dell’utenza sono prioritarie.

Tale logica, quella di collaborare, deve informare la nostra attività futura.

 

Non sono infatti di nostra competenza le considerazioni in merito alla volontà dell’Esecutivo attuale di voler abbandonare la particolare attenzione posta dal precedente Governo alla piattaforma digitale, anche perché ritenuta colpevole di aver “distratto” l’attenzione della Sentenza della Corte Costituzionale del 1994, né ci possiamo scandalizzare che, in questo mutato quadro, presentino le loro ragioni e i loro interessi gli sponsor delle altre piattaforme, tra cui la satellitare dell’australian-americano Rupert Murdoch e la banda larga, particolarmente cara al Presidente della Regione Sardegna.

 

Dobbiamo quindi aver riguardo all’altro motivo, per il rinvio dello spegnimento analogico in Sardegna e Valle d’Aosta, che è quello che più ci interessa e ci coinvolge, quello di carattere specifico e tecnico, cioè la presunta modesta copertura del digitale nella due Regioni.

Al fine di valutare l’effettiva copertura delle due regioni occorre dire che le valutazioni divergono; con le istituzioni, nazionali e locali, sono infatti piuttosto scettiche sui numeri relativi alla diffusione dei decoder indicati dagli operatori, quantificati in una percentuale di diffusione superiore al 70%. Ben venga quindi il monitoraggio congiunto con la Pubblica Amministrazione per rilevare l’effettiva diffusione dei decoder, come previsto dal protocollo d’intesa per la transizione al digitale terrestre firmato dal Ministro, dai Presidenti delle due Regioni e dall’Associazione DGTVi il 22 giugno scorso.

 

Se si dovesse accertare tale carenza, al di là degli interessi che rappresento, non è chi non veda l’assurdità di spegnere le Tv a fasce consistenti di cittadini privandoli di tutti i programmi e segnatamente del servizio pubblico.

 

Occorre per cui incentivare l’acquisto dei decoder mediante operazioni che invoglino la popolazione a sintonizzarsi sulla nuova piattaforma. Operazioni che, a mio avviso, potrebbero essere attuate in breve tempo.

 

La prima è quella di proporre, da parte delle emittenti, programmi originali, diversi da quelli trasmessi in analogico, per dare un motivo “dolce” alla spesa del cittadino, cioè proporgli qualcosa in più.

 

La seconda, che ho sostenuto in sede dell’Associazione DGTVi, è quella di spegnere in analogico, da parte delle tre aziende nazionali, una delle proprie reti mantenendola solo sul digitale. E’ un incentivo “forte”, ma quanto mai persuasivo al fine di abituare gradualmente il cittadino a sintonizzarsi con la nuova tecnologia. Tale operazione è prevista dal predetto protocollo di intesa, dove, se vi sarà adeguata copertura, è prevista anche una scadenza, il 30 novembre 2006. Ma vi è un ma: la Rai si riserva di partecipare, ipotizzando, in caso affermativo, di stipulare un protocollo d’intesa con il Ministero delle Comunicazioni.

 

L’emittenza locale spera che il Ministro Paolo Gentiloni ponga il massimo impegno affinché il Servizio Pubblico possa rispettare la stessa data del 30 novembre, forse anche inserendo tale impegno nel prossimo Contratto di servizio. Sarebbe un chiaro segnale che il problema si vuol risolvere e che lo slittamento previsto dello switch-off nelle aree all digital non è il primo di una serie.

 

L’emittenza locale desidera e ha il dovere di rappresentare il proprio disagio per il protrarsi del periodo di simul cast; la ragione l’abbiamo detta: le locali, – che non hanno le frequenze necessarie a trasmettere con le due tecnologie – la “traversata” non la fanno in piroscafo, ma a nuoto, e non tutti sanno nuotare.

 

Leggi il profilo Who is who di Filippo Rebecchini
 

Consulta lo Speciale Key4biz sulla Conferenza di Napoli e sulla TDT in Italia ed Europa