TDT: switch-off per Sardegna e Val d’Aosta, primo banco di prova per Gentiloni. Gasparri esorta, ‘Non torniamo indietro’

di Raffaella Natale |

Italia


Paolo Gentiloni

A pochi giorni dall’insediamento di Paolo Gentiloni al ministero delle Comunicazioni, già si anima la discussione su uno dei punti caldi del programma elettorale: la Tv digitale terrestre (TDT).

Le questioni sul tavolo del Ministro sono tante e mancano ormai poche settimane alla fatidica data del 31 luglio, quando Sardegna e Val d’Aosta dovrebbero abbandonare il segnale analogico per passare alla nuova tecnologia di trasmissione radiotelevisiva.

Si farà questo switch-off? Le due regioni diverranno all digital o il passaggio slitterà anche questa volta ?

 

Il centrosinistra durante la campagna elettorale ha più volte lamentato le difficoltà di questa migrazione al digitale terrestre e il neoministro dovrà presto ufficializzare le proprie intenzioni. Egli dovrà comunicare come intenderà muoversi, anche perché l’Unione europea ha fissato al 2012 la data ultima entro la quale i Paesi membri dovranno passare alla nuova tecnologia. 

 

La legge Gasparri “…è superata. La quotazione Rai , che prometteva, non c’è. Il passaggio al digitale terrestre non si è realizzato. Accantonarla è inevitabile…“, ha già annunciato il ministro.

E non molto tempo fa, era intervenuto sulla questione delle due regioni, auspicando una transizione più lunga per l’avvio del nuovo sistema e guardando anche a quello che sta avvenendo negli altri Paesi europei.

“La data del 2008 per lo switch-off nazionale – aveva detto – mi sembra un discorso che va superato. E’ vero che la nuova televisione sta arrivando, ma la vecchia, quella che vedono, secondo gli ultimi dati, 23 milioni di persone, c’è ancora ed è quella che vede il 90% di questi utenti concentrati sulle reti Rai-Mediaset”.

Gentiloni aveva, quindi, indicato la direzione in cui avrebbe dovuto muoversi un eventuale Governo di centrosinistra: “Mettere uno stop al commercio delle frequenze, introdurre misure antitrust e predisporre una riorganizzazione complessiva delle frequenze, mettere e punto le regole per rafforzare i diritti dei produttori di contenuti, che in Italia sono ancora troppo deboli”.

 

Adesso gli operatori sono in attesa di sapere le future mosse. Questa mattina  Maria Grazia Caligaris, consigliere della Rosa nel Pugno prima firmataria dell’ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale che impegna la Giunta a riferire sulla complessa vicenda del digitale terrestre, ha dichiarato: “Parlare di sperimentazione del digitale terrestre in Sardegna non ha più senso”.

La Caligaris, ha spiegato che “Dopo la costituzione del nuovo Governo è necessaria una riflessione più approfondita sull’applicazione della nuova tecnologia radiotelevisiva, annullando la data del 31 luglio prossimo per lo spegnimento del segnale analogico”.

 

Ormai – ha aggiunto Caligaris – si è fatta strada la convinzione che lo spegnimento del sistema analogico in Sardegna dovrà avvenire solo quando il 90% delle famiglie disporrà di decoder compatibili per le diverse tecnologie di trasmissione”.

Il consigliere ricorda che ci sono ancora quattro questioni irrisolte: “quelle sulla copertura territoriale, sui contenuti dei programmi dei nuovi canali a disposizione in particolare di enti pubblici, sul controllo dei livelli di concentrazione delle testate televisive e radiofoniche e, infine, l’adeguamento delle emittenti più piccole alla nuova tecnologia“.

Sono argomenti di rilievo, cui si aggiunge la spesa e quindi l’eventuale rimborso-sostituzione per l’acquisto degli inutili decoder, che richiedono un approfondito esame in Consiglio su dichiarazioni della Giunta regionale“.

 

Dall’opposizione, l’ex Ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri insiste sull’importanza di non abbandonare la strada imboccata che porta alla digitalizzazione e sostiene: “Con la mia legge (La n. 112 del 2004, che ha riformato il settore radioTv, ndr) abbiamo aperto un mercato che oggi ha quattro milioni di utenti. Certo, tutte le leggi possono essere migliorate, ma guardando avanti, non indietro”.

“Nel gennaio 2006 la stessa Unione europea ha ribadito che bisogna andare avanti e investire sul digitale terrestre – ha concluso Gasparri – E’ vero che nell’ultimo anno in Italia non c’è stata la spinta forte che auspicavo in questa direzione e che, oltre a tutta la sinistra, anche una parte della destra non vuole aprire la Rai al mercato. Io, però, ho indicato una strada, ho stabilito le premesse”.

 

E un’altra questione da risolvere è proprio quella Rai. Si continuerà ad andare a verso la privatizzazione della Tv pubblica?

Mario Landolfi, Ministro uscente delle Comunicazioni, ha spiegato  che “…il vero obiettivo che si vuole perseguire è lo spacchettamento della Rai per favorirne la vendita, se non la svendita a qualcuno che ha già prenotato un posto in prima fila e non quello di abbonato”.

 

In questa discussione è intervenuto anche l’ex Premier, Silvio Berlusconi, che ha dichiarato: “Se tutti possono arrivare con il telecomando a vedere quello che vogliono è grazie alla legge liberalizzatrice del mercato che ha fatto il mio governo”. Prima di lui, il suo portavoce Paolo Bonaiuti, sosteneva che, “il ministro Gentiloni rivela platealmente il desiderio della sinistra di impossessarsi della Rai tutta e subito”.

 

Qualche perplessità arriva anche dal centrosinistra, Sandro Curzi, consigliere d’amministrazione Rai ha detto: “E’ facile dire aboliamo la legge Gasparri , prima occorre vedere qual’è la situazione in Rai; così come andrei cauto a parlare di fondazione”.

“Il settore è di quelli in cui non c’è nulla di eterno”, ha sostenuto Giuliano Urbani, convinto anche che “sia utile una riflessione sul futuro dell’azienda perché la Rai è un mostro a due teste che convivono molto a fatica e ci sono difficoltà innegabili”.

 

Una “profonda riforma“, è quello che auspica Roberto Natale, segretario Usigrai, a cui “deve guardare anche la prossima, urgente nomina: è indispensabile un nuovo direttore generale che abbia autonomia dai partiti e dagli altri poteri esterni, un forte senso dell’identità del servizio pubblico, un progetto di rilancio che adegui la Rai ai nuovi compiti”.

Quello della nomina del nuovo direttore generale di Viale Mazzini per il ds Giuseppe Giulietti, deve essere “il primo dossier sul tavolo del Ministero dell’economia”.

E tra i nomi circola sempre più insistentemente quello di Claudio Cappon, che quella carica ha già rivestito in passato. Anche se restano le ipotesi di Antonello Perricone, Maurizio Beretta e Giancarlo Leone. Prima di passare alla nomina del Dg però il centrosinistra deve risolvere in qualche modo la questione della maggioranza dello stesso Cda, attualmente sbilanciata a favore del centrodestra. In questa situazione la Rai potrebbe rischiare l’ennesimo stallo estivo.

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