L¿accesso ai contenuti tra vecchi e nuovi media: regole, canali e piattaforme tecnologiche

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Italia



Francesco Graziadei
Docente di diritto industriale all¿Universit&#224 Luiss Guido Carli

e

Augusto Preta
Senior Partner
Italmedia Consulting


Uno dei grandi temi che si pongono come spartiacque tra il vecchio e il nuovo mondo delle comunicazioni &#232 rappresentato dalla convergenza tra telecomunicazioni e media, in particolare dal grande tema dell¿accesso ai contenuti. Obiettivo del nostro lavoro &#232 di individuare quali siano le condizioni migliori, in termini di mercato e regolamentazione, perch&#233 contenuti video in ambiente digitale trovino facile accesso alle reti disponibili.

In particolare, i contenuti esaminati, che costituiscono il mercato del video entertainment, includono i contenuti audiovisivi lineari, contenuti video multimediali, i servizi interattivi. Diverse a loro volta sono le reti sono in grado di favorire la diffusione di tali contenuti. In particolare: la rete satellitare, la rete digitale terrestre, la rete viaz/cavo a larga banda (DSL e fibra), la rete wireless lan, la rete mobile (2,5 e 3G).

All¿interno del mercato delle reti e dei contenuti della convergenza, il Regno Unito, che abbiamo scelto come case study, costituisce indubbiamente una delle esperienze pi&#249 avanzate, tale da rappresentare ad oggi un modello di riferimento per l¿intera industria europea del settore. Infatti si caratterizza come:

  • uno dei primi mercati mondiali per penetrazione di TV digitale (50.2% del totale TV households);

  • il maggiore mercato europeo della premium Pay TV e della PPV, per un valore di 200 mln &#128, e oltre 7 milioni di abbonati alla piattaforma satellitare di BSkyB;

  • il primo mercato europeo nel digitale terrestre (3,3 milioni di utenti di Freeview nel primo trimestre 2004);

  • ampio sviluppo della larga banda per l¿utenza consumer su pi&#249 reti concorrenti (cavo e DSL): 1,38 mln di utenti raggiunti da DSL, su cui Kingston Communications e Homechoice totalizzano 8.887 abbonati per i servizi di Video on Demand (VoD);

  • maggiore disponibilit&#224 di spesa per i contenuti audiovisivi a pagamento, cui sono collegati il primato della Pay TV e il forte sviluppo dell¿homevideo;

  • primo paese europeo nel quale la regolamentazione ha avuto un forte impatto nella liberalizzazione del mercato delle comunicazioni.

In questo mercato l¿Office of Communications (Ofcom) solo lo scorso novembre &#232 diventato il regolatore della convergenza, ereditando oneri e responsabilit&#224 di cinque Regolatori indipendenti. In passato, dunque, TLC e servizi audiovisivi sono stati regolati secondo canoni e con finalit&#224 differenti.

Alla nascita, nell¿84, l¿impegno principale dell¿Oftel &#232 stato quello di garantire l¿accesso alla rete di BT, al fine di favorire l¿ingresso e la concorrenza tra operatori.

Nel corso degli anni l¿obiettivo ultimo di ogni intervento regolatorio &#232 stato lo sviluppo della concorrenza, con l¿impegno a mantenere un livello minimo di regolamentazione. Inoltre, laddove il regolatore interviene per stimolare la concorrenza, non deve farlo a favore di alcuna tecnologia: vale il principio della neutralit&#224 tecnologica.

Gi&#224 prima dell¿introduzione del nuovo quadro regolamentare europeo, i principali strumenti d¿intervento del regolatore sono stati le licenze degli operatori, l¿Open Access Regulation e la legislazione antitrust. L¿Open Access Regulation implica che l¿operatore dominante possa essere obbligato a garantire l¿accesso alla propria rete, servizi o impianti ad ogni concorrente ai prezzi stabiliti dal regolatore. Tali obblighi possono essere imposti, per&#242, solo in presenza di un operatore dominante; se i costi sono inferiori ai benefici che possono trarsi; se i rimedi introdotti sono efficaci e proporzionati al difetto di concorrenza che si vuole sanare; o per necessit&#224 particolari, quali il servizio universale.

Dunque, gli ambiti di intervento dell¿autorit&#224 inglese hanno tipicamente riguardato il mercato delle telecomunicazioni. La regolamentazione in materia di contenuti audiovisivi, fortemente orientata da considerazioni politiche, &#232 stata sempre di competenza del Governo.

L¿obiettivo pi&#249 ambizioso che quest¿ultimo ha dettato &#232 che tutto il territorio nazionale acceda alla TV digitale: questo avverr&#224 quando le reti digitali disponibili, terrestre, cavo e satellite, insieme, copriranno almeno il 95% del territorio. Il digitale terrestre non &#232, dunque, una piattaforma privilegiata. Per facilitare il raggiungimento di tale obiettivo, il Governo ha consentito a BBC di aumentare il canone. Negli altri ambiti, invece, la BBC &#232 stata sempre pi&#249 assimilata alle altre reti commerciali, cos&#236 introducendo i temi della concorrenza anche nell¿industria televisiva.

Il mercato della televisione a pagamento, invece, gi&#224 da tempo era stato sottoposto alle regole della concorrenza. Nel 1996, l¿Office of Fair Trading (OFT), aveva infatti analizzato il mercato della Pay TV e rilevato la posizione dominante di BSkyB. In tale occasione, OFT aveva constatato che l¿accesso ai contenuti premium costituiva un¿elevata barriera all¿entrata in tale mercato. BSkyB veniva sottoposta all¿obbligo di consentire l¿acquisto dei suoi contenuti a tutti gli operatori terzi. Nel 2001, ad una nuova analisi del mercato della Pay TV, Oftel, pur verificando la presenza di barriere all¿entrata, sostiene che la situazione non &#232 preoccupante come in passato. BSkyB, infatti, non &#232 pi&#249 l¿unico operatore di Pay TV. Si sviluppano, inoltre, le piattaforme DTT, DSL e wireless lan che consentiranno ancora di pi&#249 la diffusione del VoD. Nel 2002 OFT porta a termine una nuova analisi del mercato della Pay TV. Viene ancora constatata la posizione dominante di BSkyB nel mercato all¿ingrosso della vendita di alcuni canali premium, ma OFT assolve BSkyB dai potenziali abusi e la solleva dall¿obbligo di pubblicare la ratecard dell¿offerta wholesale. I prezzi wholesale dei contenuti sono lasciati alla contrattazione privata tra operatori.

Ad oggi, le tematiche principali che orientano la regolazione sono quattro:

1. la neutralit&#224 tecnologica: quindi nessuna piattaforma deve essere preferita alle altre

2. la garanzia di servizio pubblico, da cui l¿obbligo, in capo agli operatori via cavo e terrestri, di trasportare gratuitamente il segnale delle emittenti del servizio pubblico. Tale obbligo non sussiste, invece, per la piattaforma satellitare: i trasponditori su ASTRA non sono di propriet&#224 di Sky e il satellite esula dalla giurisdizione inglese

3. la presenza di posizioni dominanti: nel settembre 2003 &#232 stata proposta una regolazione ex ante nei confronti degli operatori terrestri Crowncastle ed NTL, proprietari dei siti per la diffusione del segnale analogico e digitale. Oftel ha proposto che l¿accesso ai siti sia garantito a tutti a condizioni eque e non discriminatorie, sulla base dei costi sostenuti.

4.
l¿accesso condizionato:
la nuova Direttiva Accesso obbliga tutti gli operatori che forniscono servizi di accesso condizionato a garantire accesso ai propri sistemi a condizioni eque e non discriminatorie. Il criterio dell¿orientamento al costo, cui era stato sottoposto BSkyB nel ¿96, non &#232 dunque riproposto.

Anche per ci&#242 che riguarda il contesto italiano, per orientare un¿azione regolamentare atta a promuovere lo sviluppo delle infrastrutture e il miglior accesso ai contenuti, si pongono alcune questioni. Un primo profilo problematico attiene al modello di sviluppo dell¿infrastruttura che si intende scegliere: promuovere alcune piattaforme, tutte o nessuna? &#200 necessario valorizzare le reti esistenti o promuovere l¿investimento in nuove tecnologie? E¿ necessario un intervento del legislatore o e¿ auspicabile la massima libert&#224 per il mercato?

Un aspetto che si ritiene cruciale &#232 se nel valutare gli eventuali interventi a promozione della realizzazione di sistemi distributivi di contenuti digitali occorra tener presente delle efficienze di ciascun sistema ad esempio in termini di costi di realizzazione di ciascuna rete, di performance tecnologiche (larghezza di banda o capienza della risorsa utilizzata, interattivit&#224 di ciascun sistema e/o le possibilit&#224 di integrazione con altri sistemi ecc.).

Ed ancora, E¿ necessario avere delle infrastrutture a copertura nazionale o una copertura nazionale grazie ad una molteplicit&#224 di infrastrutture, tenendo conto delle economie di ciascuna tecnologia distributiva, che ne influenzano la dimensione ottimale ? Nel dtt ad esempio quando viene superata una certa copertura del territorio (circa il 70%) si va incontro a costi elevatissimi. Tale scelta potrebbe influenzare la stessa articolazione degli obblighi di universalit&#224 di ciascuna rete, riferendoli solo ad una certa area del territorio o ad un determinato tipo di servizio. Sembra allora essenziale approfondire i profili relativi ai costi di realizzazione di ciascuna infrastruttura (e conseguentemente di accesso alla rete), alla sua dimensione economica ottimale (tendo conto delle economie di scala, di scopo e di rete) con riferimento alla dimensione geografica e alla tipologia e numero di utenti serviti nonch&#233 ad eventuali limiti tecnologici di sfruttamento di ciascun sistema (che semmai ne pregiudicano le prestazioni e la qualit&#224 all¿aumentare degli utenti collegati). Sono possibili integrazioni economiche e tecnologiche fra i vari sistemi?

E¿ necessario introdurre delle asimmetrie ¿forti¿ (strutturali) o &#232 sufficiente una regolamentazione asimmetrica per gli operatori dominanti? Ad esempio &#232 opportuno imporre a determinate imprese dei limiti di crescita o di ingresso nel mercato ¿ &#232 il caso di Telecom Italia in riferimento al mercato dei media; BT in riferimento alla distribuzione di un certo tipo di servizi ? A riguardo il nuovo quadro comunitario gi&#224 prevede, anche in via regolamentare, degli ¿anticorpi¿ contro gli effetti di ¿leverage¿, che si risolvono solo in obblighi regolamentari asimmetrici.

La struttura del mercato dei sistemi distributivi dei contenuti dipende senz¿altro dalle caratteristiche tecnologiche ed economiche di ciascuna piattaforma, determinando il livello di cooperazione/integrazione fra le reti, l¿assetto fortemente concorrenziale o al contrario tendenzialmente oligopolistico dei vari sistemi ecc.

Ma oltre a tali elementi un ruolo centrale nell¿influenzare la struttura del mercato delle reti e le sue influenze sull¿accesso ai contenuti pu&#242 essere svolto dal quadro regolamentare che disciplini i vari sistemi distributivi dei contenuti. Si &#232 ritenuto che tale impatto del quadro regolamentare andasse verificato essenzialmente sul piano delle condizioni regolamentari di accesso al mercato, delle piattaforme distributive da un lato e dei contenuti dall¿altro.

In conclusione, la disciplina dei profili relativi all¿accesso alle reti e all¿accesso ai contenuti &#232 variegata ed attende prossimi interventi del regolatore su aspetti rilevanti. Inoltre, per quanto riguarda l¿offerta satellitare, risente del complesso di obblighi imposti alla piattaforma satellitare unica dall¿antitrust comunitario. In ogni caso, malgrado il quadro di riferimento sia gi&#224 in parte tracciato dal nuovo quadro comunitario sulle comunicazioni elettroniche, non sembra manchino margini di discrezionalit&#224 per il regolatore nazionale nonch&#233 nuovi terreni sui quali sia il regolatore che il legislatore potranno intervenire.

* Sintesi della relazione introduttiva al Convegno ¿Media digitali: opzioni di sviluppo delle infrastrutture per favorire le migliori condizioni di accesso ai contenuti¿ organizzato da Italmedia Consulting e dall¿Osservatorio di Propriet&#224 Intellettuale, Concorrenza e Comunicazioni dell¿Universit&#224 Luiss ¿ Guido Carli, tenutosi il giorno 11 maggio 2004


Per una trattazione pi&#249 ampia si rinvia al Rapporto completo pubblicato da Key4biz
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