Ddl Gasparri: il ministro è fiducioso. Ma Cheli è ancora insoddisfatto ¿non c’è pluralismo¿

di Raffaella Natale |

Italia


L’Assemblea di Palazzo Madama ha approvato l’articolo 5 del disegno di legge del governo di riforma del sistema radiotelevisivo nella formulazione proposta dalla Commissione lavori pubblici e comunicazioni del Senato. L’articolo stabilisce alcuni principi a salvaguardia del pluralismo e della concorrenza del sistema radioTv. Rispetto al testo approvato dalla Camera, il Senato ha introdotto un ¿regime di autorizzazione¿ per l’attività di operatore di rete, di fornitore di contenti televisivi o radiofonici, di servizi interattivi associati o di servizi di accesso condizionato. L’autorizzazione ¿non comporta l’assegnazione delle radiofrequenze, che è effettuata con distinto provvedimento in applicazione della deliberazione dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni¿.

¿Sono fiducioso sull’iter della legge: il dato della votazione di ieri al Senato è eccellente. Cinquecento votazioni sono un record nella storia del Senato mentre dalla lettura dei giornali sembra che sia andata male¿. Lo ha detto il ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, a margine della Relazione annuale al Parlamento dell’Autorità per le Tlc, commentando il percorso parlamentare della riforma del settore radiotelevisivo.

 

Riferendosi, poi, alle cosiddette ¿turbolenze¿ in seno alla maggioranza sulla legge, Gasparri ha spiegato che ¿ieri il Senato è stato riunito circa 12 ore su quella legge e se per due volte è mancato il numero legale con pause di venti minuti mi pare un fatto assolutamente fisiologico. Ieri sono state fatte 500 votazioni che hanno riguardato l’esame di 900 emendamenti¿.

Il Ministro ha ricordato che i lavori sono in corso e quindi ¿l’esame sta procedendo con l’impegno e i tempi che una legge così importante e una quantità così grande di emendamenti comporta. Non è certo una legge qualunque¿.

Nell’occasione della presentazione della Relazione dell’Autorità delle tlc, Gasparri ha sottolineato l’identità di vedute riguardo al digitale con il presidente dell’Autorità Enzo Cheli.

L’importanza della televisione digitale terrestre per il pluralismo del settore, punto forte della legge di riforma attualmente in discussione al Senato, è ¿condivisa¿ da Cheli, ha commentato Gasparri.

 

¿Trovo ottima la relazione di Cheli che tra l’altro ha detto testualmente – ha ricordato il ministro – che farebbe un serio errore chi volesse sottovalutare le prospettive del digitale¿.

Il presidente Cheli, infatti, nel suo discorso ha invitato a non sottovalutare la portata innovativa della ¿tecnologia digitale terrestre¿ che, insieme con la ¿formulazione di leggi chiare e rispettose dei principi costituzionali¿, sono garanzia di pluralismo.

Ma non sembra d’accordo con Gasparri, Paolo Gentiloni responsabile Comunicazione della Margherita.

¿Dal prudentissimo impianto della relazione di Cheli affiora un no alla legge Gasparri¿, ha detto Gentiloni.

¿Ho apprezzato – prosegue il deputato – il richiamo a decenni di giurisprudenza costituzionale sul pluralismo televisivo e in particolare il triplice riferimento alla sentenza 466 che impone il trasferimento di Rete 4 sul satellite entro l’anno. Cheli ha ragione: il richiamo a Rai e Mediaset sulle posizioni dominanti va inteso anche come sanzione, da applicarsi appunto con la sentenza della Corte. Le posizioni dominanti infatti, come certamente sa anche il Confalonieri, non possono essere avallate visto che la legge italiana da sei anni le vieta. Insomma Cheli invita ad andare in direzione opposta alla Gasparri¿.

¿Quasi con amarezza – conclude Gentiloni – Cheli fa tuttavia capire che in Italia si può liberalizzare la telefonia ma il duopolio televisivo è intoccabile. In questo campo, come da ultimo ha evidenziato il caso delle telepromozioni, l’Autorità è senza denti e non morderà un duopolio che, terrestre o analogico, la legge Gasparri vorrebbe destinato a vita eterna¿.

 

Cheli, nella sua Relazione, parlando della attuale situazione del mercato dei media in Italia, l’ha definita insoddisfacente – dal punto di vista del pluralismo televisivo – perché ¿sostanzialmente immutata¿ negli ultimi cinque.

Cheli ha puntato il dito contro la ¿rigidità dell’originario impianto duopolista del nostro sistema misto televisivo, già ripetutamente denunciata dalla Corte Costituzionale¿, e da la responsabilità dello ¿stallo in cui ci troviamo¿ alla ¿forte carica di ambiguità¿ che si cela sotto ¿l’apparente rigore¿ delle leggi Mammì e Maccanico.

Cheli ha anche auspicato l’attivazione di ¿circuiti virtuosi¿ tra il mondo delle telecomunicazioni e il mondo dei media, dove i successi realizzati in un campo possono naturalmente ¿influire positivamente¿ nell’altro. Un terreno, ha ricordato Cheli, dove l’Italia, con la legge Maccanico varata nel 1997, è partita con un certo vantaggio rispetto all’Europa. Vantaggio che non va ¿disperso, ma possibilmente incrementato¿.

 

Il presidente dell’Agcom ha fatto poi riferimento al richiamo formale rivolto a Rai e Mediaset per il superamento dei tetti pubblicitari.

¿Chi a proposito di questa pronuncia ¿ ha puntualizzato – ha parlato di ‘non decisione’, per l’assenza di specifiche e immediate misure di natura deconcentrativa, ha dimostrato di non conoscere bene la disciplina da applicare”.

¿La decisione si caratterizza già come sanzione oltre che come diffida ad adottare atti o comportamenti vietati¿, ha detto il presidente.

Cheli si è soffermato anche sull’attuale operazione di fusione delle due piattaforme Stream e TelePiù, che ha portato alla nascita di Sky, sotto il controllo della News Corp di Rupert Murdoch.

¿Resta per il momento aperto il giudizio sugli effetti che l’ingresso, in condizioni di sostanziale monopolio, del maggiore operatore di Pay TV a livello mondiale potrà avere sugli equilibri complessivi del sistema, oltre che sugli interessi dell’utenza¿., ha commentato.

 

Sul Ddl, a margine della presentazione della relazione dell’Agcom, si è soffermato anche il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, sempre in occasione della presentazione della relazione annuale dell’Authority delle tlc.

¿Una soluzione di alto profilo, che possa conciliare le esigenze del mercato con il doveroso rispetto dei principi costituzionali e che sia coerente con i valori del pluralismo e della libertà di espressione¿, è stato l’auspicio di Casini.

Casini non è entrato nel merito del provvedimento, ¿ciò mi è precluso dalla carica che ricopro¿ ha spiegato, ma ha tenuto a sottolineare che si tratta di ¿una soluzione che tutti attendono – cittadini, imprenditori, amministratori pubblici e privati – e che deve garantire un’equilibrata soddisfazione degli interessi di tutti, conferendo all’assetto del sistema una stabilità di lungo periodo¿.

 

E¿ apparso, invece, preoccupato il Presidente della Fieg (Federazione Italiana Editori Giornali), Luca Cordero di Montezemolo, che riferendosi al Ddl Gasparri ha dichiarato: ”Sono preoccupato di una legge di sistema a cui sarei favorevole ma che rischia di diventare una legge di sistemazione di una situazione diversa e contraria ai principi del pluralismo che da più parti sono indicati¿.

Al termine della relazione del presidente dell’Authority per le tlc Montezemolo ha poi sottolineato come ¿gli editori sono assolutamente d’accordo con gli emendamenti che l’Udc ha proposto e che correggono degli aspetti molto gravi e preoccupanti della legge. Richiamo anche – ha aggiunto – l’attenzione di tutti con serenità ma con preoccupazione al fatto che in queste ore stiamo vivendo momenti molto decisivi su uno dei settori più importanti di un Paese democratico che è quello dell’informazione¿.

 

Riferendosi alla questione del pluralismo, Montezemolo ha poi sottolineato come ¿il tema oggi del pluralismo è un fatto fondamentale, noi della carta stampata lo conosciamo perché se c’è un paese con un massimo di pluralismo nella carta stampata è l’Italia¿.

Sul pluralismo la Fnsi (Federazione Nazionale Stampa Italiana) è d’accordo con la Fieg. Parola del segretario della federazione della stampa, Paolo Serventi Longhi.

¿E’ raro – ha detto Serventi alla Camera al termine della – che il segretario della Fnsi esprima consenso alle posizioni della Fieg ma oggi sono d’accordo con le parole del presidente Montezemolo. La relazione di Cheli, infatti, testimonia l’impotenza delle istituzioni di fronte ad una grave crisi del pluralismo nell’informazione¿

 

In particolare sul Ddl Gasparri, Serventi condivide gli emendamenti dell’Udc che ¿vanno nella direzione di migliorare la legge. Ancora però non ci siamo. Tutte le forze politiche dovrebbero invece – ha concluso – porsi il problema di uno sviluppo equilibrato del sistema delle comunicazioni¿.