Ddl Gasparri: i produttori Tv preoccupati per l’arrivo di Murdoch

di Raffaella Natale |

Italia


Nel merito della discussione alla Commissione del Senato del Ddl di riforma del sistema radiotelevisivo, è intervenuto Sergio Silva, presidente dell’Associazione Produttori Televisivi (ATP). La Commissione del Senato ha, infatti, concesso anche ai produttori un’audizione originariamente riservata solo a Rai e Mediaset.

Silva, a nome dell’ATP (che rappresenta dal 1994, ndr) ha chiesto che il produttore televisivo indipendente sia riconosciuto come soggetto della legge, aderisca alle direttive Ue sulla valorizzazione piccola e media impresa, che si ribadisca che tutte le emittenti devono rispettare le quote di investimento previste dalla legge 122/98, e si apra il mercato televisivo ai soggetti indipendenti dai grandi concessionari, come è stato fatto per Telecom, Enel e Eni.

Queste le richieste di Sergio Silva alla VIII Commissione del Senato, che sta esaminando il disegno di legge sul riassetto del sistema radio-Tv a firma del Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri.

 

Silva è entrato anche nell’ambito della modifica dello scenario italiano determinata dalla nascita della Pay TV Sky Italia, che sarà l’unica piattaforma presente sul mercato.

Ricordiamo che la nuova unità è nata dalla fusione tra Stream e TelePiù, ed è una controllata della News Corp di proprietà del magnate australiano dei media Rupert Murdoch.

Silva osserva che: ¿Con l’arrivo sul mercato italiano di Rupert Murdoch, il più grande depositario di diritti del mondo anglosassone si apre un baratro davanti alla Tv italiana: il rischio non riguarda solo la piccola e media industria audiovisiva, ma anche i grandi concessionari, Rai e Mediaset. E¿ nell’interesse di tutti tutelare la nostra produzione¿.

Silva non si spiega come mai, considerati questi cambiamenti, ¿¿un Ddl così ambizioso, che punta a ridisegnare l’intero sistema, possa ignorare come soggetti i produttori Tv indipendenti, le direttive Ue che spingono a valorizzare la piccola e media industria, l’obbligo per tutte le emittenti al rispetto della legge 122¿, che obbliga la Rai a investire il 20% del canone e le altre emittenti il 10% degli introiti pubblicitari in prodotti audiovisivi italiani ed europei.

 

Nell’audizione al Senato il presidente dell’ATP è andato anche oltre queste affermazioni, consigliando anche l’apertura del mercato televisivo ai produttori indipendenti: ¿Nel momento in cui si ipotizza che uno stesso soggetto possa possedere fino al 20% di un mercato amplissimo, bisogna iniziare a pensare, come è stato fatto per Telecom, Enel e Eni, alla possibilità che i grandi distributori lascino un po¿ di spazio ai produttori indipendenti. Chiediamo, cioè, la possibilità di affittare spazi, frequenze, tempo di trasmissione. Questo già avviene, sotto l’occhio dell’Antitrust, per il mercato dei prezzi della telefonia: perché non estendere la stessa logica, con gli opportuni adattamenti, al mercato televisivo?¿

Silva, infine, ha ringraziato la Commissione per l’attenzione dimostrata, Silva si è impegnato a ¿mobilitare tutti i settori dell’audiovisivo¿.

¿Questa battaglia ¿ ha concluso ¿ riguarda la vita stessa, o meglio la sopravvivenza, di un’industria che si è sviluppata negli ultimi anni, passando da 200 a 750 ore di produzione all’anno e assumendo, soprattutto con la fiction, un ruolo centrale e spesso decisivo, anche in termini di ascolti, nei palinsesti delle reti generaliste¿.