Distretti produttivi digitali: nel 2002 gli investimenti in It calano dall¿8,9 al 6% del fatturato

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Cala la quota di investimenti in nuove tecnologie delle imprese italiane localizzate nei distretti: dall¿8,9% al 6% del fatturato. A questo dato negativo, per&#242, si affianca la positiva diminuzione dei timori di condividere informazione e conoscenze. Nel 45% dei distretti, infatti sono avviate o progettate iniziative per fare sistema fra le imprese, sfruttando l¿Ict (Information Communication Technology). Quelli appena descritti sono i due aspetti di maggiore rilievo del secondo rapporto sulle penetrazione delle nuove tecnologie nei distretti produttivi italiani che Federcomin, la federazione di Confindustria delle aziende di telecomunicazioni, informatica e radiotelevisione, ha presentato ieri a Bologna. Dai dati emerge la necessit&#224 di una forte spinta all”innovazione tecnologica come motore per la ripresa delle piccole e medie imprese.

Nel corso del Convegno – al quale hanno partecipato il presidente di Federcomin, Alberto Tripi; il presidente di Assindustria, Romano Volta; il direttore del Censis, Giuseppe Roma; l”economista Fabrizio Onida; l”assessore regionale Duccio Campagnoli; il presidente di Acimac, Franco Stefani e il Consigliere del Ministro per l”Innovazione, Ugo Guelfi – &#232 stata illustrata la ricerca, realizzata in collaborazione con il Censis, che misura l”indice di innovazione tecnologica in 76 Distretti Produttivi (su 120 complessivi).

Commentando i risultati del Rapporto, il presidente di Federcomin, Alberto Tripi, ha detto tra l”altro: ¿La vitalit&#224 delle piccole-medie imprese, che oggi soffrono per la forte competitivit&#224 sui mercati, deve essere sostenuta aumentando la diffusione delle nuove tecnologie che favoriscono la tendenza a ¿fare rete¿ con risultati economici positivi. In questa direzione &#232 giunto il momento di promuovere un intervento legislativo a sostegno delle iniziative che introducono innovazione tecnologica all”interno dei Distretti Produttivi e dei Consorzi d”impresa¿.

Nel suo intervento Tripi non ha nascosto la preoccupazione per il calo degli investimenti in Ict e ha ricordato come la Banca d¿Italia stimi in 7-8 anni il ritardo digitale dell¿Italia nei confronti degli Usa; a suo giudizio, comunque, resta forte la ¿fame di modernit&#224¿ e l¿azione del Governo deve dimostrare che ¿tutto il sistema Italia considera strategica l¿innovazione tecnologica¿. Da qui la richiesta di un piano di innovazione digitale che guardi in particolare alle piccole e medie imprese e una legge quadro che riordini i provvedimenti che esistono nel settore e che favorisca la spinta tecnologica del paese.

Resta stabile il numero di aziende con un atteggiamento positivo nei confronti dell”innovazione: rispetto al precedente Rapporto: dal 50% al 50,7%. La propensione ad innovare risulta correlata soprattutto ad un fatturato in crescita. Per quanto riguarda la dotazione infrastrutturale del territorio, cresce il livello di soddisfazione espresso dai referenti distrettuali per la rete autostradale, quella idrica e la rete di Tlc, mentre risultano sempre pi&#249 inadeguate la viabilit&#224 ordinaria (75,7%) e quella ferroviaria (68,9%).

La diffusione di infrastrutture di rete riguardanti le telecomunicazioni evidenzia uno scenario a macchia di leopardo, dove aree in cui la banda larga (sia in fibra ottica che Adsl) comincia a diffondersi sono contigue ad altre in cui nessuna nuova ed evoluta tecnologia della comunicazione sembra aver trovato un mercato significativo.

Le nuove tecnologie wireless sono sempre pi&#249 favorite nei contesti aziendali o territoriali evoluti: in almeno un territorio distrettuale su cinque sono state osservate iniziative di sviluppo di tali sistemi.

All”interno delle aziende i risultati mostrano un discreto grado di penetrazione tecnologica delle applicazioni di base legate alla rete Internet. Nel 39,4% delle economie locali il sito web aziendale risulta uno strumento diffuso in buona parte delle aziende. Tra le applicazioni tecnologiche avanzate le pi&#249 diffuse sono quelle che impattano sui processi relazionali interni; in circa un quarto delle aree distrettuali risulta buono il livello di diffusione di soluzioni per: collegamento ufficio acquisti e fornitori (29%), Supply Chain Management (25 %), amministrazione/risorse umane (23,7%), l”accesso da remoto (22,4%), IT consulting (22,4%).

Nei rapporti tra imprese lo scambio di comunicazioni avviene principalmente via eMail, mentre sono sostanzialmente assenti soluzioni basate su applicazioni come mailing list, gruppi di discussione specifici, incontri tramite videoconferenze.

I soggetti pi&#249 attivi per lo sviluppo di azioni basate sulle tecnologie nelle aree distrettuali risultano essere: l”associazione degli industriali locale (65,6%), la regione (29,5%), la provincia (24,6%) e la camera di commercio (24,6%), seguiti dal comune (21,3%) e dalla struttura di rappresentanza del distretto (21,3%).


Per consultare il Rapporto Federcomin: Distretti produttivi digitali, aprile 2003, consulta i link:

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Studi Federcomin presso il sito www.federcomin.it


. Summary del Rapporto (.doc)