Asta frequenze: per IBL il governo pecca di ottimismo

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Si tratterebbe di “cattiva politica industriale e cattiva finanza pubblica”. E’ questa la convinzione di Massimiliano Trovato, fellow dell’Istituto Bruno Leoni (IBL) riguardo la legge di stabilità in approvazione al Senato e che stima in 2,4 miliardi l’entrata monetaria dell’asta per le frequenze liberate con il passaggio al digitale terrestre.

Per il rappresentante dell’Istituto Bruno Leoni intervenuto al focus ‘Dividendo digitale: prospettive di sviluppo o esigenze di cassa?‘ così facile non è poiché – e questo lo dimostrerebbe anche l’analisi della gara tedesca – “il calendario non gioca a favore dell’asta e le valutazioni del governo rischiano di peccare per un eccesso di ottimismo anche con riguardo alla quantificazione degli incassi“. “E’ piuttosto lo strumento stesso dell’asta a sembrare inadeguato laddove il medesimo risultato si sarebbe potuto agevolare più efficientemente con un meccanismo di trading delle frequenze“.

Secondo Trovato, dunque, il sostegno al bilancio pubblico e lo sviluppo della banda larga mobile, rappresenterebbero una vera e propria contrapposizione tra “l’avidità dello Stato e l’ambizione degli operatori di creare valore per i propri azionisti e i propri clienti”.

Della stessa idea, è Alberto Mingardi, direttore generale dell’IBL che ha aggiunto: “La riallocazione delle frequenze liberate dal digitale terrestre dovrebbe avvenire secondo criteri ben diversi, informati alla necessità di garantire una concorrenza la più intensa ed efficace possibile fra provider. In questo caso, a fronte dell’assurdo per cui si finanzia spesa corrente con un’entrata una tantum, in nome del bisogno di far cassa si introducono e si legittimano distorsioni che rischiano di lasciare una pesante eredità al mercato. Se il governo ha bisogno di soldi, può percorrere una sola strada: tagliare la spesa pubblica“.