Consiglio Ue: dal governo italiano, stop al mercato selvaggio delle frequenze Tv e preoccupazione per il product placement

di Raffaella Natale |

Unione Europea


Commissione europea

L’Italia deve fare ordine nel mercato selvaggio delle frequenze Tv, adeguandosi alle normative europee. Lo ha affermato Paolo Gentiloni, Ministro delle Comunicazione, parlando a Lussemburgo a margine del Consiglio trasporti, tlc ed energia.

“L’intenzione dell’Italia – ha detto il ministro parlando con i giornalisti – è di correggere la sua situazione adeguandosi alle normative Ue e rispettando criteri di trasparenza, equità e non discriminazione, criteri non rispettati negli anni passati”.
Gentiloni ha spiegato che il nuovo governo ha di fatto ereditato una situazione di frequenze Tv tale che dovrà essere corretta. Prima però “bisognerà conoscere la realtà dello stato delle frequenze che al momento crea posizioni dominanti e danneggia il sistema“.

 La situazione attuale, ha rilevato il ministro, è caratterizzata da “una mancanza di conoscenza della realtà dello stato delle frequenze, che alla fine crea posizioni dominanti e danneggia tutto il sistema“.

 

“Si discute di come gestire le frequenze radiotelevisive. Ho detto molto tranquillamente – ha riportato Gentiloni – che tra i progetti del governo c’è quello di correggere i difetti ereditati, tra cui l’accumulazione di autorizzazioni di fatto e la mancanza di conoscenza dello stato delle frequenze. Questo crea abuso di posizione dominante e danneggia il sistema“.

“Il governo italiano punta a mettere ordine in casa propria e presentarsi nel consesso europeo con una maggiore coerenza con le normative Ue esistenti”, ha sottolineato Gentiloni.

 

Per il Ministro occorre “puntare a mettere ordine in casa per presentarci nel consesso europeo con maggiore coerenza”. Ha annunciato che sono state avviate iniziative per “coprire il buco informativo”, aggiungendo: “Entro i primi dell’anno prossimo puntiamo ad avere tutte le informazioni sulla situazione esistente. Solo dopo si può fare il quadro definitivo. Per ora ci siamo limitati a far partire l’operazione trasparenza”.

 

L’argomento frequenze è molto scottante anche perchè è il tema della conferenza di Ginevra dell’ITU (International Telecommunication Union – ONU), in cui dal 14 maggio al 16 giugno si discute della revisione del Piano di Stoccolma del 1961 sulle frequenze in vista del passaggio al digitale.

Il rischio è che l’Italia subisca un forte ridimensionamento del proprio patrimonio di frequenze. Una prospettiva che di fatto impedirebbe il passaggio al digitale.

Dal 1961, anno in cui in sede internazionale si è cominciato ad assegnare pacchetti di frequenze protette a ciascun Paese, i governi italiani non hanno mai scritto all’ITU, organo competente per la distribuzione delle frequenze in modo che ciascun Paese possa disporne di un determinato pacchetto al riparo di interferenze, per segnalare le variazioni che ci sono state in Italia.

In questo senso, mercoledì 7 giugno, il Ministro Gentiloni e Corrado Calabrò, presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, hanno presentato l’intesa raggiunta, volta alla realizzazione entro gennaio 2007 di un unico Database delle frequenze televisive utilizzate in Italia.

 

In base a tale accordo sarà realizzato un unico archivio dei dati – in grado di rappresentare un preciso riferimento per ogni intervento in materia di frequenze Tv – ed al contempo verrà razionalizzato l’utilizzo delle risorse tecniche dei due organismi, accelerando i tempi della realizzazione dell’archivio stesso.

In particolare l’iniziativa consentirà di disporre di uno strumento aggiornato sulla situazione di utilizzo delle frequenze, che potrà servire alla verifica circa l’efficiente utilizzazione dello spettro radioelettrico, all’individuazione di frequenze ridondanti, ed al miglior uso delle risorse disponibili, oggi particolarmente limitate rispetto alla domanda.

 

Il ministro ha anche riferito che a margine dei lavori del Consiglio ha avuto un incontro con Viviane Reding, Commissario Ue alla Società dell’Informazione e Media, per discutere della nuova Direttiva Tv senza Frontiere (89/552/CEE come modificata dalla Direttiva 97/36/CE), che riformerà le vecchie disposizioni per adeguarle alla convergenza del mercato delle comunicazioni.

L’Italia, ha spiegato Gentiloni, condivide molti aspetti della proposta, anche se c’è qualche “preoccupazione” su alcuni questioni riguardanti “la possibile proliferazione di nuove forme di pubblicità Tv che potrebbero accentuare qualche situazione di squilibrio esistente in Italia”.

 

Si tratta delle modifiche inerenti il product placement che in Italia è stato regolamentato dal decreto Urbani del 22 marzo 2004, che consente l’inserimento di marchi e prodotti nelle opere cinematografiche contestualizzandoli nella trama.

Con il product placement si daranno nuove possibilità alla pubblicità televisiva europea adeguandola sia a quanto avviene sui mercati esteri, sia a quanto già di fatto avviene sullo stesso mercato europeo.

 

La proposta dell’Esecutivo allarga la portata della Direttiva, riduce o rende più flessibili le regole, cercando di introdurre disposizioni comuni sul product placement.

 

Viviane Reding intende renderlo legale per le fiction, ma naturalmente nel rispetto di chiare guidelines. Il Commissario ha spiegato che il product placement è una realtà nelle opere cinematografiche, spiegando che, per assicurare eque condizioni e contribuire alla competitività dell’industria europea dei media, sarà necessario adottare norme che regolamentino il product placement.

 

La revisione della Direttiva Tv senza Frontiere si è resa necessaria alla luce sviluppo tecnologico e del mercato audiovisivo in Europa, in modo da adattare il quadro normativo Ue ai mutamenti del mercato media, dove va sempre più affermandosi il video on-demand, la trasmissione di contenuti sulle linee a banda larga e il podcasting.

Cosa di grande rilevanza, la proposta introdurrà “pari condizioni di concorrenza” per tutte le società che forniscono servizi di tipo televisivo, indipendentemente dalla tecnologia utilizzata per distribuirli (per es. radiodiffusione, trasmissione a banda larga ad alta velocità, telefoni cellulari 3G). Gli operatori telecom saranno presto in grado di fornire servizi di broadcasting con una qualità uguale a quella della televisione classica, e i fornitori tradizionali di contenuti faranno il loro ingresso sui mercati delle comunicazioni.

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