In un contesto globale in cui la Cina emerge come leader indiscusso del mondo dell’innovazione, superando di gran lunga vecchi antagonisti occidentali, competenze e formazione giocano un ruolo cruciale.
La principale debolezza del tessuto produttivo italiano? A differenza del gigante asiatico, ci distinguiamo per l’incapacità di convertire a pieno la creatività e l’efficienza delle eccellenze nostrane, in prodotti ad alto contenuto tecnologico. Di scienza, innovazione e made in Italy si è discusso durante il Convegno “Innovazione, concorrenza e proprietà intellettuale. Italia ed Europa nella sfida globale della competitività” svoltosi ieri a Roma, nella prestigiosa cornice della Biblioteca del Senato in Piazza della Minerva.

Un appuntamento che ha offerto l’occasione per riflettere sulle sfide imposte dalla transizione digitale e dal progresso tecnologico, con un obiettivo ambizioso: portare nelle Aule parlamentari proposte di legge concrete per permettere all’Italia di restare al passo con le grandi trasformazioni internazionali. Anche e soprattutto in settori, come quello delle telecomunicazioni, in cui un tempo sapevamo distinguerci per visione e capacità innovativa.
L’Italia può invertire la rotta sull’innovazione. La Cina punto di riferimento
L’evento, promosso dal senatore Antonio Trevisi (FI), membro della Commissione Finanze e Tesoro, ha riunito eminenti rappresentanti del mondo istituzionale, accademico e industriale.
Tra i partecipanti: Valentino Valentini, sottosegretario al MIMIT; i senatori di Forza Italia Claudio Lotito e Dario Damiani; Giovanni Calabrò, Capo di Gabinetto dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM); Paolo Catallozzi, giudice della Corte di Cassazione e componente del Tribunale Unificato dei Brevetti – Divisione Centrale di Parigi; Antonio Lirosi, Direttore dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM); Giovanni Napolitano, esperto di Intellectual Property & Competition Policy – Global Challenges and Partnerships Sector presso la World Intellectual Property Organization (WIPO); Luigi Licciardi, Amministratore Delegato di Prospettiva Digitale; Antonio Sfameli, Director Government & Policy Advocacy di Ericsson; e Matteo Sabattini, Executive Advisor Government Affairs di Sisvel.
“Questo convegno rappresenta un appuntamento importante perché parla del nostro futuro, di innovazione tecnologica e della capacità del Paese di recuperare il terreno perduto.
Per troppo tempo l’Italia è rimasta indietro, complice una storica instabilità politica e l’assenza di una visione di lungo periodo. Abbiamo avuto governi di breve durata, incapaci di portare avanti strategie strutturate di crescita” ha affermato Trevisi introducendo il dibattito.
Innovazione, i punti di forza dell’Italia
Come ha ricordato Giovanni Napolitano (WIPO), citando i dati del Global Innovation Index 2025, il vero punto di forza dell’Italia resta la competenza delle sue menti.
“L’Italia è oggi il Paese che produce di più con il minor numero di risorse. Grazie a ricercatori di altissimo livello, il Bel Paese è fortemente presente nella produzione scientifica e si distingue per un’elevata efficienza nel settore produttivo, con output innovativi di qualità”, ha spiegato Napolitano.
Resta però aperta la ferita della fuga dei cervelli: circa il 60% dei brevetti italiani è registrato da connazionali che vivono all’estero.
Un altro punto di forza è poi la diversificazione del sistema: l’Italia è attiva in numerosi settori, con centri di eccellenza regionali che rappresentano un terreno fertile per la ricerca e l’innovazione.
Le criticità, tuttavia, restano quelle di sempre: infrastrutture carenti, scarsi investimenti, poco capitale di rischio, un’eccessiva burocrazia e una limitata capacità di attrarre capitali stranieri.
Calabrò (AGCM):”Innovazione e concorrenza si rafforzano a vicenda”
A illustrare il ruolo dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato nel complesso panorama nazionale è stato invece Giovanni Calabrò. “Innovazione e concorrenza non sono in antitesi ma due forze che si rafforzano reciprocamente” ha precisato, soffermandosi sui temi che l’Autorità ha affrontato in materia di innovazione e concorrenza, nell’ambito dell’applicazione della normativa antitrust.
“L’Autorità – ha spiegato – è chiamata a trovare un equilibrio tra la tutela della proprietà intellettuale e la promozione della competitività, intervenendo solo quando i diritti esclusivi diventano un ostacolo all’innovazione“.

Calabrò ha ricordato che l’attività dell’Antitrust si inserisce pienamente nel quadro europeo, soprattutto nell’analisi delle operazioni di concentrazione, che possono incidere sull’accesso ai mercati e sulla capacità innovativa delle imprese. Emblematico, in questo senso, il caso Luxottica–Barberini, in cui l’Autorità è intervenuta per ristabilire un corretto equilibrio competitivo.
Tra le novità più recenti, ha segnalato la modifica della legge n. 287/1990, che consente oggi di esaminare anche operazioni riguardanti imprese con fatturato limitato ma attive in settori altamente innovativi, attraverso il cosiddetto meccanismo di call-in.
“Un’evoluzione normativa importante è intervenuta con la modifica della legge n. 287/1990, che oggi consente all’Autorità di esaminare anche operazioni di concentrazione che coinvolgono imprese con fatturati ridotti, qualora si tratti di mercati innovativi.
Si tratta del cosiddetto meccanismo di “call-in”, che permette di richiedere informazioni e valutare operazioni potenzialmente rilevanti dal punto di vista concorrenziale anche se non superano le soglie di notifica.
Un caso recente, ad esempio, riguarda un’importante operazione nel settore CIP e GPU per datacenter, che ha avuto un impatto rilevante ed è stata successivamente rinviata alla Commissione Europea” ha dichiarato il Capo di Gabinetto.
Il rapporto tra potere di mercato e innovazione
Sul fronte dell’enforcement, Calabrò ha richiamato casi emblematici come Google–Enel X, relativo al rifiuto di interoperabilità di un’app per la ricarica dei veicoli elettrici, e l’indagine in corso su Meta AI, che pone il tema della libertà di scelta dei consumatori negli ecosistemi digitali chiusi.
“Enel X aveva sviluppato un’app dedicata alla gestione dei pagamenti per la ricarica dei veicoli elettrici, ma l’integrazione con Android Auto era stata bloccata.
Questo impediva agli utenti Android di accedere al servizio in modo pienamente funzionale, limitando la libertà di scelta e la qualità del servizio.
L’intervento dell’Autorità si è basato sul principio che il rifiuto di interoperabilità da parte di un operatore dominante può costituire abuso, non solo quando è tecnicamente indispensabile, ma anche quando restringe in modo ingiustificato le opzioni del consumatore.” ha avvertito Calabrò.
“Con riguardo a Meta, l’indagine riguarda l’integrazione automatica di funzioni di intelligenza artificiale all’interno dei servizi del gruppo, senza un consenso esplicito degli utenti” ha continuato.
“In questo contesto, il tema centrale è la contenibilità degli ecosistemi digitali: quando un soggetto dominante integra forzatamente nuovi servizi all’interno di un ambiente chiuso, rischia di ridurre la libertà di scelta del consumatore e di limitare lo sviluppo di innovazioni concorrenti.
Il procedimento è tuttora in corso, ma rappresenta un punto di riflessione cruciale sul rapporto tra potere di mercato e innovazione.“
Necessaria una strategia strutturale
Nel suo intervento, Antonio Sfameli (Ericsson) ha quindi sottolineato come innovazione e competitività debbano diventare centrali nelle politiche economiche italiane, richiamando la necessità di una strategia strutturale per la crescita. Evidenziando il ruolo trainante del 5G e delle tecnologie digitali, che stanno rivoluzionando il mercato globale, il Direttore ha denunciato la carenza di strumenti fiscali adeguati per sostenere la ricerca e lo sviluppo in Italia, nonostante l’eccellenza dei centri scientifici nazionali. Sfameli ha poi ricordato il traguardo dei 1.000 brevetti sviluppati in un anno, ma ha lamentato che il sistema Paese non valorizzi abbastanza le proprie competenze, favorendo la fuga di cervelli.
“Dobbiamo spostare l’attenzione dal singolo brevetto alla valorizzazione del capitale umano — ha detto — perché è la forza del lavoro qualificato che può rimettere l’Italia sul treno della crescita”.
Innovazione, Licciardi “aprire l’Europa alla cooperazione globale”
Sulla stessa linea, Luigi Licciardi (Prospettiva Digitale) ha offerto una riflessione di respiro internazionale, richiamando la necessità di aprire l’Europa alla cooperazione globale. Forte di un’esperienza trentennale nel settore delle telecomunicazioni, l’AD ha messo in luce come Paesi come la Cina abbiano costruito un modello d’innovazione basato su collaborazione e condivisione, diventando leader nelle tecnologie più avanzate.

“Non dobbiamo temere il mondo globale, ma imparare a competere collaborando”, ha affermato, invitando l’Italia a superare la logica difensiva e a creare un ecosistema capace di trattenere i talenti. Per Licciardi, il vero nodo non è solo la mancanza di investimenti, ma la scarsa affidabilità del sistema Paese, che spinge i giovani più qualificati a emigrare. Solo valorizzando le persone e garantendo condizioni competitive di lavoro e ricerca, ha concluso, “l’Italia potrà tornare a essere un modello di eccellenza”.


