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Valditara “Stop agli smartphone anche alle superiori”. Svolta educativa o passo indietro?

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Il Ministro dell'Istruzione Valditara annuncia il divieto di smartphone anche nelle scuole superiori a partire da settembre, seguendo l’esempio di altri Paesi europei. La misura riaccende il dibattito tra tutela educativa e innovazione digitale. Gli studenti rispondono con la Carta del Diritto all’Innovazione, chiedendo un uso consapevole della tecnologia.

Smartphone si, smartphone no. Si riaccende il dibattito sull’utilizzo dei telefoni a scuola, in Italia già vietato fino alla terza media. Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha infatti annunciato che dal prossimo settembre i cellulari saranno banditi anche nelle classi degli Istituti superiori. 

Una notizia che non dovrebbe sorprendere, dopo il divieto scattato nell’Infanzia e nella secondaria di primo grado a inizio anno scolastico 2024/2025. Decisione criticata per gli scenari incerti aperti in ambito organizzativo, ma che interpreta un orientamento sempre più condiviso in Europa: non un freno allo sviluppo della didattica digitale, bensì una misura per evitare danni cognitivi irreparabili, volta a tutelare le capacità di concentrazione e di apprendimento dei ragazzi.

Ritengo che il divieto dei cellulari nelle scuole in Italia e in Europa anche per gli studenti oltre i 14 anni, negli istituti superiori, possa avere una sua utilità, ma è un tema che va approfondito ulteriormente. Il problema c’è e dobbiamo affrontarlo, dobbiamo capire rischi e benefici: se sino a 14 anni i rischi sono del tutto evidenti, e sono senz’altro prevalenti rispetto ai benefici che sono abbastanza inconsistenti, dobbiamo capire se sopra i 14 anni, nelle scuole superiori, il divieto possa avere una sua concreta utilità“, ha spiegato il Ministro, presentando la proposta italiana a margine del Consiglio Istruzione.

L’esempio francese e degli altri Paesi UE

In Francia, il divieto dell’uso dei telefoni cellulari da parte degli studenti in tutte le scuole primarie è in vigore già dal 2018, ma da quest’anno arriva una nuova stretta sulle scuole medie, i cosiddetti collèges. Secondo le disposizioni sperimentate nel progetto pilota, che ha coinvolto 100 scuole negli ultimi sei mesi, i dispositivi devono restare spenti negli zaini e non possono essere utilizzati in nessuna area dell’istituto, nemmeno durante la ricreazione.

Una “pausa digitale” forzata, in cui gli studenti depositano i propri telefoni all’arrivo in un armadietto, apribile solo tramite un sistema elettronico all’uscita. 

I benefici dichiarati dal personale scolastico sono stati diversi: maggiore interazione sociale tra gli alunni, incremento dell’attività fisica, riduzione degli episodi di bullismo e miglioramento della concentrazione.

Alla luce di queste dinamiche, il governo francese ha dunque ritenuto necessario mantenere un approccio rigoroso, mirato a separare completamente gli studenti dai dispositivi per l’intera durata della giornata scolastica.

Divieti analoghi stanno spuntando come funghi un po’ in tutta l’Unione Europea. Si pensi ai Paesi Bassi, dove dal 2024 vi è il divieto assoluto agli smartphone nelle scuole elementari e medie, ad eccezione dei casi strettamente didattici o sanitari. Oppure al caso della Danimarca, che ha deciso di bandire categoricamente i device agli studenti tra i 7 e i 17 anni.

La Carta del Diritto all’Innovazione

Tuttavia, al di là dell’esempio internazionale e dei riscontri positivi raccolti da docenti e famiglie, l’esclusione degli smartphone, anche per scopi didattici, solleva le proteste dei giovani italiani, che pur essendo più consapevoli dei rischi legati all’utilizzo dei dispositivi digitali, riconoscono e sottolineano le enormi opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Per scongiurare la possibilità di restare indietro rispetto al resto del mondo, gli studenti hanno quindi pensato di indire una consultazione nazionale mediante il portale Skuola.net, coinvolgendo 2500 giovani di età compresa tra i 10 e i 25 anni. Il risultato finale è stato una Carta del Diritto all’Innovazione, che sarà presentata ai decisori politici e alle Autorità di garanzia in materia di comunicazioni e privacy. Si tratta di un manifesto programmatico in cui sono elencate le 8 priorità in ambito tecnologico, con un approccio equilibrato, che si applica anche al delicato tema dell’Intelligenza Artificiale:

1. Diritto alla sicurezza delle piattaforme

Garantire un impegno da parte dei fornitori di servizi digitali a progettare esperienze adeguate all’età controllando l’esposizione a contenuti o interazioni che possano contribuire in modo negativo al benessere personale, in particolare sotto l’aspetto psico-fisico e finanziario.

2. Diritto alla connessione

Sviluppare politiche e iniziative che consentano a tutti i giovani, indipendemente dal reddito familiare e dal luogo di residenza, di avere accesso ad una connessione in banda larga, personale e a costi accessibili, nonché alla fruizione di una estesa rete di connessioni gratuite e affidabili nei luoghi pubblici.

3. Diritto alla tecnologia giusta all’età giusta

Tutelare i più piccoli dall’accesso a tecnologie o contenuti che potrebbero essere dannosi ma, allo stesso tempo, conservando il diritto di chi ha l’età giusta di fruire facilmente di piattaforme e contenuti idonei senza che questo renda necessario rinunciare a privacy e libertà individuale.

4. Diritto alla disconnessione

Sviluppare politiche e iniziative che consentano di offrire ai giovani piattaforme e tecnologie digitali in grado di non innescare meccanismi di dipendenza, per permettere loro di ridurre o controllare il tempo di utilizzo.

5. Diritto al “vaccino digitale”

Garantire a ogni giovane il diritto/dovere di accedere a corsi di formazione per poter imparare a riconoscere le fake news e i deepfake in modo da poter formare una opinione personale senza essere condizionato da notizie false.

6. Diritto all’educazione digitale

Sviluppare politiche e iniziative che privilegino al proibizionismo digitale l’educazione e la formazione, per consentire a tutti i bambini e agli adolescenti lo sviluppo di un rapporto consapevole con la tecnologia, ai fini del benessere personale e dell’occupabilità in ottica futura.

7. Diritto alla parità tecnologica

Sviluppare politiche e iniziative che consentano ai giovani italiani di avere gli stessi diritti di accesso a tecnologie innovative – come ad esempio gli ultimi modelli di intelligenza artificiale – rispetto a quelli garantiti negli altri altri paesi europei e nel resto del mondo.

8. Diritto alla partecipazione digitale

Consentire ai più giovani – che spesso sono i maggiori fruitori di tecnologie e contenuti digitali – di essere permanentemente consultati da organi legislativi e fornitori di servizi digitali in merito a decisioni che hanno un diretto impatto sulla loro esperienza online.

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