il primo via libera

No smartphone in classe, il primo ok del Parlamento francese

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Il Parlamento francese ha votato a favore, non definitivamente, ma in prima lettura il disegno di legge che prevede il divieto di smartphone e tablet nelle scuole e nelle università dal prossimo anno. L’utilizzo è consentito solo per le attività didattiche e per gli studenti disabili. ‘Salvati’ insegnanti e docenti. E in Italia il neoministro dell’Istruzione Marco Bussetti che intenzioni ha?

La battaglia di Macron contro l’utilizzo dello smartphone in classe è entrata nel vivo. Il Parlamento d’Oltralpe ha votato a favore, non definitivamente come si legge su molti giornali, ma in prima lettura il disegno di legge che prevede il divieto per gli studenti di utilizzare lo smartphone, tablet e gli altri dispositivi tecnologici nelle scuole e nelle università dal prossimo anno. L’uso è consentito solo per le attività didattiche e per gli studenti disabili. Non ha ottenuto, invece, l’ok dalla maggioranza dell’Assemblea francese l’emendamento che avrebbero voluto estendere il divieto anche agli insegnanti, ai docenti e a tutto il personale. Il ministro dell’Educazione, Jean-Michel Blanquer, ha spiegato che un divieto totale dei telefonini non sarebbe stato auspicabile per evitare “effetti perversi” del progetto in termini di sicurezza.

“Un segnale per la società”

La misura, che era stata promessa dal presidente Emmanuel Macron nella campagna elettorale, è stata presentata come “un segnale per la società”. A votare il provvedimento immaginato dal ministro dell’Educazione, Jean-Michel Blanquer, sono stati i deputati della maggioranza più entrambi i partiti centristi (MoDem e Udi).

La legge prevede un “divieto effettivo” senza entrare nel dettaglio di come debba svolgersi il controllo della presenza di “apparecchi connessi”. Anche per questo, tutti gli altri partiti hanno denunciato una legge “inutile“, un “imbroglio“, una “pura operazione di pubblicità”. Di fatto, il provvedimento darà una reale legittimità agli insegnanti per agire, in assenza di un regolamento scolastico. All’opposizione che ha parlato di norma “superflua“, il ministro dell’Educazione ha spiegato che nelle scuole c’è bisogno di “una base giuridica molto più solida” per operare in una situazione in cui il 93% degli under 17 è provvista di cellulare.

Il divieto esiste dal 2010, ma non disciplinato da una legge

Il divieto dei cellulari a scuola in Francia è un’idea che risale al 2010, quando il codice del provveditorato li bandì da “tutte le lezioni”. La nuova legge prevede espressamente il diritto per il personale insegnante di “confiscare” i telefonini. L’opposizione dei Républicains (destra) aveva ribattuto che già adesso i professori sequestrano i cellulari, ma lo spirito del legislatore è proprio di fornire a maestri e docenti una base legale per agire.

Attualmente, circa la metà delle scuole francesi vietano già i cellulari agli studenti in forza del regolamento interno vigente, qualcuno soltanto in classe, altri istituti anche nel cortile in ricreazione. Frequenti, per i ragazzini, sono le ore di “punizione” (durante le quali devono restare a scuola invece di uscire con gli altri) per aver contravvenuto al divieto. La legge non prevede sanzioni, demandando ogni decisione in merito al personale insegnante.

In pratica, ai 10.000 giovanissimi studenti che all’inizio di settembre torneranno a scuola, si chiederà di tenere i telefoni spenti, in fondo alle cartelle o negli armadietti presenti all’ingresso delle classi. Stessi armadietti usati, ormai da qualche anno, per i componenti del governo francese prima di entrare in Consiglio dei ministri.

In Italia, smartphone o non smartphone in classe?

E il nuovo Consiglio dei ministri italiano come si esprimerà sul tema? Il neoministro dell’Istruzione Marco Bussetti che intenzioni ha? Seguire la precedente ministra Valeria Fedeli che avrebbe voluto sdoganare l’utilizzo dei device in classe a scopo didattico, ma senza prevedere il divieto quando utilizzati non per l’attività didattica.

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