La ricerca

6G, l’Ue lancia primo programma di ricerca da 240 milioni di euro. Già persa la sfida con USA e “Far East”?

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L’Europa tenta di colmare un gap con USA, Cina, Giappone e Corea del Sud, che già appare enorme. Poche le risorse sul piatto della prima impresa comune su reti e servizi smart di nuova generazione per il 6G. L’obiettivo è la supremazia tecnologica, ma la sfida appare ardua.

Un 6G made in Europe è ancora possibile? Parte nuova impresa comune

Il futuro è qui, è adesso, e mentre continua l’implementazione dei progetti relativi alle reti e i servizi 5G in tutto il mondo, in tanti già si adoperano per iniziare a competere anche sul futuro standard di rete mobile 6G.

L’Unione europea ha ben compreso quanto la prossima generazione di telefonia mobile sia centrale per ogni tipo di innovazione futura, per abilitare nuove tecnologie e garantirsi dei vantaggi nella competizione economico-finanziaria globale.

Per questo è stata avviata la nuova impresa comune sulle reti e i servizi di nuova concezione (Joint Undertaking on Smart Networks and Services) verso il 6G, con il suo primo programma di lavoro 2021-2022, che può contare su un finanziamento pubblico di circa 240 milioni di euro.

Pochi soldi sul piatto

Non esistono ancora standard internazionali per questa nuova tecnologia, non sono stati definiti e su di essi si sta lavorando in tutto il mondo, per questo in molti pensano che il 6G non sarà disponibili almeno fino al 2030.

Grazie al programma di lavoro adottato su reti e servizi smart sarà presto possibile invitare tutti gli enti e i soggetti preposti a presentare proposte e progetti da avviare ad inizio 2022.

Più in generale, l’impresa comune su reti e servizi smart è guidata dalla Commissione europea e dalle industrie coinvolte, assieme agli Stati membri, e potrà contare su un contributo dell’Unione pari a 900 milioni di euro in sette anni, a cui si aggiungeranno altre risorse uguali o maggiori dal settore privato.

L’obiettivo è puntare tutto sulle reti di nuova generazione, l’attuale 5G e il futuro 6G, per potenziare la capacità europea di innovare e sviluppare soluzioni tecnologico per migliorare i livelli di competitività delle imprese e delle industrie a livello globale e per accelerare la transizione digitale ed ecologica.

Improponibile il confronto con le altre potenze mondiali

Ovviamente, tramite questa iniziativa, l’Ue spera di rafforzarsi sulla strada della sovranità tecnologica nel 6G, potenziando e consolidando il lavoro fatto per il 5G.

Un obiettivo non facile per Bruxelles, visto che appena qualche mese fa, ad aprile, il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e il primo ministro giapponese, Yoshihide Suga, hanno firmato un accordo per un investimento comune di 4,5 miliardi di dollari proprio per accelerare la ricerca e lo sviluppo delle prossime reti 6G.

La stessa Corea del Nord aveva annunciato un piano di investimenti da 4,3 miliardi di dollari per il 2021 nella ricerca di nuove soluzioni tecnologiche, tra cui l’intelligenza artificiale e lo sviluppo del 6G.

A questo bisogna aggiungere che il 40% dei brevetti sul 6G sono tutti cinesi, seguiti dagli USA, con il 35%, e dal Giappone, appunto, con il 10%. L’Europa in questa speciale classifica non va oltre il 4° posto, con l’8,9% e questo la dice già lunga sulle reali possibilità per il nostro continente di raggiungere una posizione di leadership nelle prossime reti di comunicazione.

Pechino, nel dicembre del 2020, aveva annunciato il lancio del primo satellite sperimentale con tecnologia 6G, mentre Huawei ha informato la scorsa estate il lancio di altri due satelliti sempre sperimentali e sempre dedicati alla nascita del futuro primo network 6G.

La posta in gioco, secondo un recente studio Research and Markets, è rappresentata da un mercato mondiale che potrebbe arrivare a valere 1.773 miliardi di dollari entro il 2035, grazie agli impieghi con l’intelligenza artificiale, nell’industria dei semiconduttori, nelle smart city, nell’industria 4.0, nella guida autonoma e connessa (e relative smart highways) e nell’industria spaziale, solo per citare alcuni settori chiave.

Vantaggi della rete 6G

Il 6G utilizza onde ad alta frequenza (THF), note anche come onde sub-millimetriche, per raggiungere velocità 100 volte superiori al 5G, che, in confronto, utilizza onde millimetriche (mmWave).

Abilitando il 6G, la latenza dovrebbe essere inferiore a un microsecondo con una maggiore larghezza di banda per consentire una connettività avanzata. In altre parole, questa tecnologia di nuova generazione è destinata a colmare il divario tra il mondo digitale e quello reale.