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5G, i produttori cinesi fanno discutere anche in Germania

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L’asta in banda 3.6 Ghz in Germania è prevista per l’inizio del 2019 e secondo voci si starebbe discutendo se escludere Huawei e Zte dal roll out dell’infrastruttura.

La Germania potrebbe decidere di escludere i produttori cinesi Huawei e Zte dalla realizzazione delle reti 5G. Lo scrive la Reuters, citando fonti ufficiali sotto anonimato, secondo cui a Berlino starebbe montando dietro le quinte un certo pressing sul Governo di Angela Merkel per escludere i produttori cinesi dal roll out delle nuove reti per motivi di sicurezza nazionale.

Sulla possibilità che questo pressing vada a buon fine c’è più di un dubbio, tanto più che Huawei e Zte sono fra i principali produttori globali di apparecchiature di rete.

Insomma, questa opzione sembra poco realistica, ma il tempo stringe visto che l’asta 5G in banda 3.6 Ghz in Germania è fissata all’inizio del 2019. Finora a Berlino il dibattito sul 5G ha riguardato soprattutto la necessità di garantire una copertura capillare del paese, visti i ritardi della fibra. Ma secondo la Reuters “c’è forte preoccupazione” per il coinvolgimento dei player cinesi nel 5G.

Ad alimentare le preoccupazioni di Berlino il fatto che già Usa ed Australia abbiano posto il veto sui produttori cinesi, sempre per motivi di sicurezza per le infrastrutture critiche nazionali.

Anche i partiti di opposizione, in particolare i Verdi, prendono parte al dibattito e chiedono al Governo di considerare un approccio “caso per caso” per le imprese coinvolte nella realizzazione della nuova infrastruttura, per assicurare che sia protetta.

E il 5G è di certo un’infrastruttura critica, su cui l’Europa punta per recuperare un ruolo di primo piano nell’economia globale. “La cybersecurity è sempre stata una nostra priorità e abbiamo una storia comprovata di fornitura di prodotti e soluzioni sicure in Germania e in tutto il mondo”, ha detto un portavoce di Huawei interpellato da Reuters.

L’azienda cinese peraltro ha definito la decisione dell’Australia di escluderla dal 5G come “motivata dalla politica” e basata “su una comprensione sbagliata e ristretta” della legge cinese, sottolineando di essere un’azienda privata senza alcun legame formale con il Governo di Pechino.