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5G, corsa a ostacoli in Italia fra ritardi di copertura e paletti normativi. Scarica il Report

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Percorso a ostacoli per il 5G nel nostro paese fra ritardi di copertura, paletti normativi e sindaci no 5G.

Occorre “alzare i limiti elettromagnetici” e semplificare al fine di “non perdere il treno del 5G”. Lo ha detto Gianluca Corti, amministratore delegato designato di WindTre nel corso del convegno “L’impatto della legislazione sulle prospettive delle Telco” organizzato da WindTre e Luiss Business School. “Se non si sviluppa il 5G non solo si perde un’opportunità economica e di sviluppo per il Paese ma ci sarà tra qualche anno anche una perdita della qualità del servizio” visto che le reti 4G non riusciranno a reggere a lungo la crescita esponenziale dei dati.

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Reti 4G sature

Le reti 4G lavorano a pieno ritmo per sostenere la crescita esponenziale del traffico mentre la copertura 5G in Italia ha accumulato dei ritardi, e risulta inferiore alla media europea. E’ quanto emerge dal rapporto appena presentato da WindTre e Luiss Business School Il settore Telco in Italia: assetto normativo e analisi di impatto. “A fronte di investimenti pressoché stabili, i ricavi degli operatori Telco sono andati progressivamente comprimendosi negli ultimi 15 anni, mettendo in discussione la sostenibilità di progetti di investimento futuri volti al potenziamento delle infrastrutture esistenti e allo sviluppo del 5G”, si legge nel report.

Scarica il report in PDF: “Il settore Telco in Italia: assetto normativo e analisi d’impatto”

“Le Telco sono chiamate a programmare e realizzare gli investimenti infrastrutturali necessari per il potenziamento e lo sviluppo della rete a banda ultra-larga fissa (VHCN) e mobile (5G) italiana nell’ambito di condizioni di contesto (storicamente) difficili – bassi livelli di alfabetizzazione informatica, assenza di politiche industriali settoriali e di filiera, assetti regolatori prevalentemente orientati da una logica statica, declino della redditività, elevati costi di transazione legati alla presenza di una moltitudine di interlocutori nell’ambito delle procedure dell’investimento, per citarne solo alcune –, ma anche all’interno di uno schema di oneri e incentivi razionali (monetari e non) in capo agli operatori disegnato da interventi di policy (inclusa la regolamentazione) incoerenti, quando non controproducenti”, prosegue il rapporto.

Limiti elettromagnetici principale problema

In primo luogo, il 5G è menzionato in relazione alle sue potenzialità per la crescita, ma subito dopo è citato per evidenziare le criticità. Quella dei limiti elettromagnetici troppo conservativi in Italia è la principale: “…Riservare nel PNRR una parte allo sviluppo delle infrastrutture digitali, evidenziando il ruolo che il 5G dovrà svolgere, senza contestualmente intervenire con l’armonizzazione dei limiti di esposizione rende la comunicazione agli operatori del settore delle TLC, alle imprese potenzialmente adottatrici delle nuove tecnologie e, in ultima istanza, ai cittadini, assolutamente non credibile…”, si legge nel report.

Copertura Italia in ritardo

La copertura 5G in Italia, come nel resto d’Europa, è ancora nella fase embrionale e non supera l’8% della popolazione ed è praticamente nulla nelle aree rurali (dove peraltro sono previsti i bandi del PNRR da 2 miliardi di euro del piano Italia 5G).

Reti 5G in fase embrionale

“Le reti 5G sono ancora in una fase embrionale, ma queste prime fasi hanno già messo in evidenza che l’attuale assetto regolatorio e normativo pone vincoli irragionevoli e castranti agli operatori (si veda la Seconda Parte per un approfondimento delle principali dimensioni di criticità). Appare chiaro che, qualora dovesse perdurare dello status quo, la pervasività e i tempi del roll-out delle reti 5G saranno, in Italia, condizionati negativamente, con riflessi altrettanto negativi sulla competitività futura del sistema paese”, si legge nel rapporto.

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E ancora: “…La diffusione del 5G promette di avere effetti dirompenti e pervasivi nell’intero sistema economico (Banca Europea degli Investimenti, 2021). Va però ben compreso che effetti di tale portata sono subordinati a un roll-out completo delle reti 5G e a che in ogni territorio le funzionalità abilitate dal 5G siano quelle massimamente evolute. Nella realtà, la tempistica e le caratteristiche in termini di performance delle reti 5G che saranno disponibili nei singoli territori dipenderanno strettamente dalle valutazioni tecniche e di costo maturate dagli operatori, valutazioni sulle quali incidono proprio quegli elementi cui si faceva riferimento in premessa. Aspetti critici e incoerenti nel quadro istituzionale, normativo e regolatorio che comportino effetti negativi sui costi e sulle tempistiche di realizzazione delle infrastrutture, o inducano aspettative pessimistiche sulla capacità del sistema paese di assecondare pienamente la transizione digitale, inevitabilmente condizionano lo schema di incentivi razionali degli operatori chiamati a investire nello sviluppo dell’infrastruttura (e anche quelli che vorrebbero investire nelle tecnologie abilitate),rendendo il contesto incapace di evolvere nel modo auspicato”.

Sindaci No 5G

A frenare il 5G ci sono poi le ordinanze dei sindaci contrari all’installazione delle antenne sul loro territorio per questioni legate ai rischi (infondati) per la salute dei cittadini.

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“Come riportato da Wired in diversi articoli – si legge ancora nel report – oltre 280 delle 450 ordinanze firmate da primi cittadini contro l’installazione di apparati 5Gsono state registrate nei soli mesi tra aprile e giugno 2020.Sulla decisione di prendere tali posizioni ha inciso notevolmente una frangia dell’opinione pubblica, la cui preoccupazione era stata peraltro alimentata dalle teorie, del tutto infondate, secondo le quali il 5G sarebbe stato correlato alla diffusione del Covid. Le conseguenze sono state pesanti, ridimensionate solo parzialmente dall’art. 38 del Decreto Semplificazioni, in seguito al quale solo alcuni sindaci hanno ritirato le ordinanze. In altri casi (35 municipi a gennaio 2021), gli operatori hanno dovuto ricorrere al TAR, ottenendo nel migliore dei casi l’annullamento delle ordinanze, nel peggiore la sospensiva (e hanno quindi potuto procedere con l’installazione delle antenne, pur assumendosi il potenziale rischio che l’esito potesse essere ribaltato dalla sentenza). Come opportunamente sottolineato da Asstel, oltre a provocare ritardi ingiustificati in un percorso già connotato da diverse difficoltà (non esiste un catasto delle infrastrutture, le procedure richiedono molteplici autorizzazioni a più livelli e quindi implicano un’esplosione dei costi di transazione), i ricorsi al TAR comportano anche costi perle casse comunali rispetto ai quali, quando configurano azioni temerarie, sarebbe auspicabile l’intervento della Corte dei Conti. Cifre irrisorie, comunque, rispetto ai danni dovuti ai ritardi: Ernst & Young ha affermato che in Italia 12-18 mesi di slittamento nello sviluppo del 5G si traducono in minori benefici stimati tra 2,9 e 4,3 miliardi di euro”.

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