le ricostruzioni

TikTok, il Wall Street Journal: “ll ban di Trump suggerito da Zuckerberg”

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Secondo le ricostruzioni del quotidiano, Zuckerberg ha alimentato le paure di Washington su TikTok, principale competitor di Facebook ed Instagram.

È stato Mark Zuckerberg a consigliare a Trump il bando nei confronti di TikTok, principale concorrente di Facebook e Instagram. Lo scrive il Wall Street Journal, dopo aver analizzato sia il discorso pubblico tenuto dal fondatore di Facebook agli studenti di Georgetown, il 17 ottobre 2019, sia ascoltato fonti vicine alla vicenda.

Nel discorso di ottobre a Georgetown, Washington, DC, Zuckerberg ha descritto TikTok come in contrasto con i valori americani: “Su TikTok, l’app cinese che cresce rapidamente in tutto il mondo, i video di proteste sono censurati, anche negli Stati Uniti. È Internet che vogliamo?”. 

In questo modo dipinge TikTok diverso da Facebook, che, invece, garantisce la libertà di espressione ed inoltre l’app cinese, nell’allarme lanciato da Zuckerberg agli studenti e quindi agli Usa, rappresenta un rischio per i valori americani e per la supremazia tecnologica.

L’incontro con Trump

Giorni dopo il discorso, racconta il Wall Street Journal, Zuckerberg ha ribadito le sue preoccupazioni sulla Cina durante la cena alla Casa Bianca con Trump.

Quale sarebbe stato l’effetto della “lobby” di Zuckerberg contro TikTok messa in atto con Trump e in altri incontri con senatori usa, descritti dal giornale, nel periodo in cui il presidente Usa voleva regolamentare Facebook, Google e Twitter?

Gli effetti della “lobby” di Zuckerberg

Il governo ha avviato una “National Security Review” su TikTok subito dopo e, in primavera, Trump ha iniziato a minacciare di vietare l’app. Il bando del presidente Usa poi arrivato queste mese nella veste di ordine esecutivo, ovvero un atto istituzionale che è prerogativa del presidente degli Stati Uniti: in altre parole Trump ha scelto la strada esclusivamente politica per sbarrare la strada a TikTok. Il tycoon ritiene ritiene infatti che che la app sia uno strumento di controllo nelle mani del partito comunista cinese e una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. 

Lo stesso allarme lanciato da Mark Zuckerberg contro l’app che rappresenta un pericolo per Facebook.

TikTok ha guadagnato più di 100 milioni di utenti negli Stati Uniti ed è diventato la più grande minaccia al dominio di Facebook sui social media. Nel primo trimestre del 2020, TikTok è diventata l’app più scaricata in un solo trimestre, secondo la società di ricerca Sensor Tower. Facebook, in confronto, aveva 256 milioni di utenti mensili negli Stati Uniti e in Canada alla fine di giugno.

Non a caso, Zuckerberg, che vedeva crescere questo successo, voleva acquistare nel 2017 l’app Musical.ly, ha riferito il Wall Street Journal. Invece, è stata la società cinese ByteDance ad acquistarla e a ribattezzarla TikTok.

Zuckerberg ha anche contattato i membri del Congresso, aggiunge il WSJ, che sono ostili con la Cina. Ha chiesto loro perché TikTok dovrebbe essere autorizzato a operare negli Stati Uniti, quando molte società americane, compresa la sua, non possono operare in Cina.

La replica del portavoce di Facebook

“Mark non ha mai sostenuto il ban di TikTok. Ha ripetutamente affermato pubblicamente che i maggiori concorrenti delle società tecnologiche statunitensi sono le società cinesi, con valori che non si allineano con gli ideali democratici come la libertà di parola”. Così il portavoce di Facebook ha replicato all’articolo del Wall Street Journal.

“È assurdo”, ha concluso, “suggerire che le preoccupazioni di lunga data della sicurezza nazionale – sollevate dai politici di entrambi gli schieramenti – siano state modellate dalle sole dichiarazioni di Mark”.

TikTok accusa Facebook di impedire la concorrenza

Il mese scorso, il CEO di TikTok, l’americano Kevin Mayer ha pubblicamente accusato Facebook di aver tentato di impedire ingiustamente la concorrenza.

“A TikTok, accogliamo con favore la concorrenza”, ha detto in un post sul blog. “Ma concentriamo le nostre energie sulla concorrenza leale e aperta al servizio dei nostri consumatori, piuttosto che sugli attacchi maligni del nostro concorrente, ovvero Facebook, camuffato da patriottismo e progettato per porre fine alla nostra stessa presenza negli Stati Uniti”.

Staremo a vedere quale sarà la sorte negli Usa dell’app cinese TikTok, ma non è così in discesa la strada per la sua vendita in Nord America, Australia e Nuova Zelanda a una società Usa, come vorrebbe Donald Trump. La sfida è aperta e la proprietà cinese dell’app, ByteDance, ha messo in atto due contromosse.