L'editoriale

Solidarietà Pelosa. L’Italia diventa zona rossa e Amazon Prime Video si ritira da Solidarietà digitale

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Una conferma di come sia strutturalmente errata l’iniziativa del ministero dell’Innovazione. Una operazione apparentemente solidale, ma concretamente manipolabile da alcune società che mirano all’intercettamento di nuova domanda di mercato. Chi vuol essere solidale dia piuttosto somme in denaro che possono essere spese in modo più utile.

L’emergenza del Coronavirus ha scatenato l’impegno solidale di molti imprenditori italiani. L’Italia, si sa, in questo sa essere grande. Vi è stata una encomiabile corsa di donazioni in denaro. Prima l’annuncio della donazione di Unicredit di 100 milioni di euro, subito seguita da ENI, Angelini Pharma, Bulgari, Banca Mediolanum, Acquaflex, Xiaomi e tanti altri, sino a Yamamay e Giorgio Armani, che ha donato 1.250.000 euro.

Il nostro ministero dell’Innovazione ha creato lo scorso 27 febbraio il progetto di Solidarietà Digitale, cui hanno aderito inizialmente una ventina di aziende, offrendo questo o quel servizio con questa o quella modalità, ma quasi tutti destinati alle popolazioni residenti nelle zone rosse.

Ora l’Italia è diventata una unica grande zona rossa e alcune aziende hanno fatto marcia indietro. È il caso, ad esempio del Gruppo GEDI, che aveva offerto abbonamenti gratuiti per tre mesi ai residenti delle zone rosse per i quotidiani La Stampa, La Repubblica, Il Mattino di Padova. Poi tutta Italia è diventata zona rossa e l’offerta è stata prontamente rimodulata: 25.000 abbonamenti per tutta Italia, saranno ovviamente premiati i primi a farne richiesta.

Ma il caso più eclatante è quello di Amazon Prime Video, che aveva offerto i suoi servizi di intrattenimento televisivo in streaming gratuitamente appena sino al 31 marzo. Ma si è trattato di una solidarietà di pochi giorni. Oggi non vi è più traccia dell’offerta di Amazon Prime Video. Sarebbe stato evidentemente poco conveniente offrire il servizio per tre settimane gratis. Un caso emblematico di solidarietà col misurino.

E con Amazon Prime Video anche Mondadori (che aveva offerto 1 ebook gratis ai residenti delle zone rosse) ed Eolo (1 mese di abbonamento gratuito ai residenti delle zone rosse). Scomparsi.

Avevamo già espresso più di un dubbio sulla utilità dell’iniziativa proposta dalla ministra Paola Pisano e per varie ragioni (Solidarietà Digitale e coronavirus. Perché il ministero dell’Innovazione promuove servizi dei Big Tech che raccolgono dati e intercettano nuova domanda?), ora abbiamo la conferma dei nostri timori.

Ma, ci chiediamo, invece di dare luogo ad iniziative quali quelle proposte dal ministro dell’Innovazione, che nascondono involontariamente la volontà di alcune aziende di sfruttare l’emergenza per intercettare una nuova domanda di mercato che può risultare molto utile una volta passata l’emergenza, non sarebbe molto più pulito sollecitare, fare ed accettare manifestazioni di solidarietà unicamente attraverso donazioni in denaro, che può essere invece utilizzato molto meglio orientandone la destinazione sui settori effettivamente bisognosi?

Alla ministra Pisano invece facciamo qualche domanda.

Come sono stati stipulati gli accordi con le aziende che hanno aderito al suo progetto a Solidarietà Digitale?

Queste aziende possono entrare ed uscire quando vogliono dal progetto, indipendentemente dagli impegni assunti?

Presumiamo infatti che esista da qualche parte un accordo scritto o uno scambio di lettere che fissi i termini. In tal caso, cosa ha fatto e fa il ministero per tutelare l’impegno morale assunto da queste aziende (così desiderose di manifestare la loro solidarietà) e dallo Stato nei confronti delle popolazioni destinatarie?

Smettiamola di usare ad ogni piè sospinto l’ideologia del digitale come foglia di fico per nascondere o per dare inconsapevolmente voce alle pur legittime aspirazioni di multinazionali hanno come obiettivo di solidarietà il prevalente interesse alla fatturazione dei propri prodotti o servizi (magari con modalità di tracciamento dei consumi), piuttosto che un modo per restituire valore ai territori che contribuiscono ai loro profitti.

Non è questo il digitale che ci piace.

Non è questa l’innovazione che ci piace.