Dossier rete unica

Rete unica nel limbo in attesa del nuovo Governo?

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Il dossier rete unica è in stand by a causa della crisi di governo, in attesa di capire in che modo il cambio di scenario politico impatterà sulle sorti del progetto che rischia di slittare sempre più in là.

Il dossier rete unica è in stand by causa crisi di governo. I partiti giocano col fuoco. La rete unica è in stallo, ma non è poi così strano visto che con la crisi sono in ballo cose ben più grandi come in primo luogo i 209 miliardi del Recovery Fund, che rischiamo di non ricevere dalla Ue. La crisi ha mandato in secondo piano anche diversi altri dossier strategici per le sorti economiche e sociali del paese, fra cui per citarne qualcuno Aspi, Ilva, Alitalia e non ultima la scuola. La campanella del primo quadrimestre scolastico è suonata, ma i nostri studenti non sanno ancora come dovranno affrontare l’esame di Stato per uscire dal liceo. Altro che Dad (Didattica a distanza), qui il vuoto del Governo è totale e il problema è molto più profondo.

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Governo “garante” della rete unica? Ma chi ci mette i soldi e in mano a chi rimane l’infrastruttura?

Regia governativa

La regia per la creazione di una rete unica in fibra, da concretizzare mettendo insieme le infrastrutture di Tim e Open Fiber, è in mano all’attuale governo. Due giorni fa MF si chiedeva cosa accadrà se dovesse concretizzarsi un esecutivo tecnico o addirittura la prospettiva di elezioni anticipate. E se lo chiedono tutti.

“Nessuno può dire al momento se il progetto finirebbe nel cassetto o se si proseguirebbe sul tentativo della società unica”. Intanto però la macchina procede, con Enel, Cdp e fondo Macquarie che stanno trattando sulla governance di Open Fiber in ottica rete unica con Tim.

C’è da dire che è stato posticipato al 25 febbraio il termine entro il quale la Cdp deve comunicare all’Enel se intende esercitare la prelazione sull’altro 50% di Open Fiber, su cui pende l’offerta del fondo Macquarie. La Cdp potrebbe decidere di prendere un 10%.

Rete unica, discorso ancora attuale?

Ma il discorso rete unica è ancora attuale, visti i mutamenti politici in arrivo? Il progetto rischia di perdere i suoi principali sponsor politici.

Detto questo, è evidente che la realizzazione di infrastrutture a banda ultralarga in grado di reggere il traffico crescente legato alla pandemia e al post Covid è in cima all’agenda del Paese. O quanto meno dovrebbe trovarsi in cima a questa agenda. Se un’agenda condivisa ci fosse, verrebbe da dire.

Per qualcuno poi sarebbe molto più strategico mettere in cima all’agenda italiana del digitale l’alfabetizzazione del paese e lasciare alla concorrenza i tempi di sviluppo delle reti a banda ultralarga.  

Peraltro si attende ancora di conoscere l’esito della consultazione pubblica su Fibercop promossa dall’Agcom, tappa propedeutica a qualsiasi altro avanzamento del dossier rete unica.

Intreccio con Mediaset-Vivendi

In attesa di capire le sorti del Governo, con i partiti che si puntano la pistola alla testa l’uno con l’altro minacciando di sparare il colpo fatale in un duello da far west, il dossier rete unica promosso da Tim si intreccia comunque con le sorti del muro contro muro fra Mediaset e Vivendi, primo azionista di Tim con il 23,9% delle quote.

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Come andrà a finire la contesa fra Mediaset e Vivendi per la mancata acquisizione di Premium?  

Vivendi dovrà risarcire Mediaset con i 3 miliardi di risarcimento richiesti per il mancato acquisto della pay tv e la scalata ostile al Biscione?

Un primo verdetto potrebbe scaturire dall’udienza che potrebbe essere quella finale al tribunale di Milano, fissata per il prossimo 11 febbraio.

Una condanna per Vivendi quali conseguenze potrebbe avere sul dossier rete unica promosso da Tim?

La lista del Cda per il rinnovo del board

Nel frattempo, i vertici attuali di Tim nella persona del presidente Salvatore Rossi, hanno avviato la ricognizione sulla lista unica per il rinnovo del consiglio e a metà della prossima settimana dovrebbero riunire il board per fare un punto della situazione. Un Cda, scriveva ieri il Corriere della Sera, è poi fissato il 23 febbraio, giorno in cui è convocato un consiglio di Tim per l’approvazione del bilancio 2020 e l’aggiornamento del piano strategico. Ci sono dunque tre settimane di tempo per definire i dieci candidati che entreranno nel prossimo consiglio di Tim. I nomi in realtà saranno 15, pari ai posti disponibili nel board, ma in base al sistema proporzionale vigente nel gruppo telefonico cinque consiglieri andranno alle minoranze. In cima alla lista ci saranno con ogni probabilità Rossi e Luigi Gubitosi, che verrebbe confermato nel ruolo di amministratore delegato.

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Quel che è certo è che il 23 febbraio, data del cda di Tim, ne sapremo di più sugli umori di Vivendi, visto che l’11 febbraio c’è l’udienza Mediaset su Premium. E presumibilmente potremmo saperne di più anche sulle sorti del Governo.

Certo che i tempi della rete unica, che nelle intenzioni di Tim dovrebbe essere operativa entro il primo trimestre di quest’anno, sono destinati ad allungarsi.