Banda ultralarga

Rete unica, Governo spinge. Ma troppi ritardi e rischio digital divide

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Il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli favorevole alla rete unica per spingere la banda ultralarga ma non nasconde i ritardi nelle aree bianche e il rischio digital divide nelle aree grigie, dove mancano 1,8 miliardi di fondi.

Una rete unica è la soluzione che garantisce “i maggiori benefici nella situazione attuale” per lo sviluppo della banda ultralarga nel nostro paese. Questa la linea strategica del ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, che ha descritto per filo e per segno le strategie del governo gialloverde in materia di Tlc e tv.

Che il Governo propenda per la rete unica non è una novità, visto che questa soluzione è stata caldeggiata già in passato dalla maggioranza gialloverde e prima ancora dal Governo Renzi. Patuanelli si distingue per il suo favore nei confronti di una forte presenza pubblica nell’azionariato.

Cdp ago della bilancia

Ago della bilancia di questo ruolo del pubblico nell’azionariato (ma non soltanto nominalmente) sarà quindi Cdp, azionista al contempo di Tim e Open Fiber che da tempo stanno parlando di una possibile fusione delle rispettive reti.

Per il momento, però, resta da colmare in primo luogo il ritardo di attuazione del piano banda ultralarga nelle aree bianche, frutto di diversi fattori: quali, elenca Patuanelli, “il ritardo nella concessione di permessi e di autorizzazioni a livello locale e, quindi, nel passaggio alla progettazione esecutiva, ormai in uno stadio avanzato in tutti i territori.

Sotto questo aspetto, il Ministero sta compiendo un’incisiva opera di sensibilizzazione nei confronti delle autorità nazionali e locali coinvolte nei processi di autorizzazione, anche favorendo il dialogo tra i diversi livelli istituzionali coinvolti.

Sono state, in particolare, adottate soluzioni per snellire i processi autorizzativi quali ad esempio la pianificazione delle Conferenze di Servizi ed è stato incoraggiato un comportamento proattivo del Concessionario nei confronti dei territori su cui deve intervenire”.

I ritardi nelle aree bianche

I ritardi nello sviluppo della rete sono ben presenti al titolare del Mise, che alla Camera in Commissione Trasporti e Telecomunicazioni ha detto“personalmente penso – ha dichiarato – che una rete unica sia un obiettivo che possa portare più beneficio dell’attuale situazione”. Certo, ha aggiunto, il ruolo pubblico deve essere “importante e forte” all’interno della rete, “ma non è detto che sia la maggioranza: dipende da come si esercita il ruolo pubblico all’interno di una composizione in cui il pubblico non ha la maggioranza”.

Secondo quanto dichiarato da Open Fiber attualmente, su un totale di 5554 Comuni coinvolti dal Piano “aree bianche” sono stati avviati 1663 cantieri, 273 cantieri sono stati completati mentre in 50 sono state avviate le procedure di collaudo.

Voucher per 1,3 miliardi, 50 euro per decoder

Irrealizzabile l’obiettivo Ue che al 2020 prevedono la copertura da 100 megabit/secondo in su per almeno l’85% della popolazione, come ammesso lucidamente dal ministro. Una volta posata la rete, poi, i cittadini andranno invogliati a sottoscrivere un abbonamento: per questo il ministro punta a mettere sul piatto 1,3 miliardi in voucher “a famiglie a basso reddito, Pmi, scuole e centri per l’impiego” nella ‘fase 2’ della Strategia per la banda ultralarga. Immediati, già dalle feste natalizie, saranno invece i contributi per le famiglie a basso reddito, sotto forma di sconto da 50 euro, per comprare tv e decoder digitali in vista dello switch off verso lo standard DVB-T2 in programma a luglio 2022.

Rischio digital divide nel 50% dei civici delle aree grigie

Il divario digitale del Paese appare ben evidente in base all’indice elaborato dalla Commissione Europea – il Digital Economy and Society Index (DESI) – secondo il quale l’attivazione degli abbonamenti a 100 Megabit per secondo in Italia si attesta all’ 8%, rispetto ad una media europea che sfiora il 20%, mentre la copertura delle reti ultra veloci risulta pari al 23,9%, rispetto ad una media europea del 59%.

Ogni anno Infratel Italia effettua, per conto del Ministero dello sviluppo economico, una consultazione tra gli operatori per verificarne le intenzioni di investimento e aggiornare la copertura del servizio a banda ultralarga nelle aree grigie e nere del Paese nei prossimi tre anni.

Secondo gli ultimi dati disponibili a giugno 2019 (per una base di indagine di un totale di 19,8 Milioni di indirizzi civici in 4.250 comuni italiani), gli indirizzi civici nelle c.d. aree grigie, ove non sono previsti investimenti dei privati in grado di garantire servizi oltre i 100 Megabit per secondo, rappresentano circa il 50% dei civici totali.

Tale fotografia mette in rilievo l’esistenza di un potenziale divario tecnologico tra le aree del Paese che potrebbero, in vista degli obiettivi 2020 e 2025 della Gigabit society, portare ad un rallentamento nel processo di ammodernamento delle infrastrutture tecnologiche e di adozione di servizi di nuova generazione in Italia.

Mancano 1,8 miliardi per colmare il fabbisogno nelle aree grigie

Secondo quanto stimato dalla Società Infratel Italia, il fabbisogno complessivo per intervenire nelle aree grigie del Paese installando infrastrutture al gigabit è pari a 5,1 miliardi di euro.

Le risorse oggi a disposizione, considerando sia i fondi Nazionali che i fondi Regionali ammontano a circa 3,3 miliardi di euro.