Rete unica Dossier

‘Rete unica, così com’è il progetto di Tim sarà bocciato dalla Ue’. Intervista a Fabio Colasanti

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Fabio Colasanti, già Direttore Generale Information Society della Commissione Europea, ex presidente dell’IIC (International Institute of Communcations): 'Mi stupisce come tanti pensino che avere una "rete unica" sia una cosa positiva di per sé, che sia quasi l'uovo di Colombo'.

Il vero significato dell’intervento di Margrethe Vestager, vicepresidente della Commissione Ue e titolare della Concorrenza, in materia di rete unica sul progetto avanzato di Tim. Quali sono le conseguenze concrete immaginabili per il memorandum della compagnia italiana? E quali sono le prospettive dell’intero dossier, alla luce della posizione appena ribadita dagli Olo Sky, Vodafone Italia e Wind Tre che mettono chiari paletti di indipendenza e assenza di integrazione verticale? Che dire poi della posizione di Enel, che sta esaminando con i suoi tempi, l’offerta del fondo australiano Macquarie per il suo 50% detenuto in Open Fiber? Gli incumbent europei, infine, fanno il tifo per il progetto di Tim.  Ne abbiamo parlato con Fabio Colasanti, già Direttore Generale Information Society della Commissione Europea, ex presidente dell’IIC (International Institute of Communcations) e grande esperto di Tlc e concorrenza, intervenuto a luglio sul nostro sito nel dibattito in corso sulla rete unica


Key4biz. Partiamo dalla posizione di Margrethe Vestager, che ha preso una posizione chiara sul problema di principio della creazione di una rete unica per le telecomunicazioni fisse. Quali conseguenze avrà sul dibattito rete unica in Italia?


Fabio Colasanti.
La signora Vestager ha preso una posizione chiara. Ha detto chiaramente che è possibile immaginare una società che gestisca una rete unica a due condizioni:

a) che questa società affitti le sue linee solo alle società che offrono i servizi e che non si rivolga direttamente ai clienti finali (che sia una società di tipo “wholesale”);

b) che questa società sia del tutto indipendente dalle società che gestiscono i servizi.

Queste due condizioni impediscono la realizzazione della costruzione portata avanti da TIM e inesplicabilmente accettata da governo.

Key4biz. Ma come pensa che procederà il dibattito nel nostro paese?

Fabio Colasanti. Sulla proposta di “rete unica” Open Fiber–Tim che io giudico negativamente c’è finalmente un dibattito pubblico. Questa è una cosa molto positiva. Questo articolo di Ferruccio De Bortoli presenta i termini del problema.

Le motivazioni principali di TIM stanno apparendo in maniera più chiara: avere un aiuto in una forma o nell’altra. Il governo sembra voler accettare di andare in questa direzione. Come scrive De Bortoli, “oggi i miliardi sono diventati bruscolini” e il governo vorrebbe salvare un’altra impresa. Ilva, Alitalia, TIM, ecc. È questa la nuova “politica industriale” del nostro paese? Sono questi i settori nei quali vogliamo investire per dare un futuro diverso alla nostra economia?

Key4biz. Da un punto di vista tecnico, come giudica il concetto di rete unica?

Fabio Colasanti. In altri paesi e in altre realtà, ma anche in Italia come dice apertamente l’amministratore delegato di Fastweb Alberto Calcagno, ci sono reti multiple. È questo il modello che esiste nelle città di vari paesi.

A Parigi, ad esempio, i cavi in fibra delle diverse società utilizzano estensivamente la rete delle fogne. In altri paesi ci sono cavidotti che sono utilizzati in comune da varie società, non solo di telecomunicazione in fibra ottica.

Il problema non è quello di arrivare alle centraline telefoniche, il grosso problema è quello andare dalle centraline ai singoli appartamenti o dal punto di arrivo in un edificio ai singoli appartamenti. Molto spesso società diverse si mettono d’accordo per investire assieme e condividere le condutture create.


Key4biz. Questo in Italia è complicato.
E all’estero?


Fabio Colasanti. In molti paesi, da vari anni esiste l’obbligo che ogni nuova costruzione sia broadband-ready e abbia un cablaggio interno in fibra al quale possano essere connesse le reti che arrivano al palazzo/palazzina/casa.  Non mi sembra che da noi ci siano ancora norme del genere, con conseguenze visibili.

Key4biz. E sul fronte della domanda? Come spingerla?


Fabio Colasanti. Il problema principale è quello di creare l’incentivo per le società a investire nella fibra e questo dipende dal fatto che i clienti finali vogliano avere la fibra e siano disposti a pagare qualcosa di più per averla.   Per andare in questa direzione bisognerebbe, per esempio, sviluppare fortemente la possibilità di accedere a tanti servizi pubblici online.

Key4biz. La rete unica per i suoi supporter sarebbe una soluzione per accelerare la realizzazione della rete ultraveloce in fibra.


Fabio Colasanti. Mi stupisce come tanti pensino che avere una “rete unica” sia una cosa positiva di per sé, che sia quasi l’uovo di Colombo. Una rete unica di per sé non implica un completamento più rapido dei pezzi di rete già esistenti. Per di più, non ha molto senso parlare di rete unica mettendo assieme quello che sta facendo Open Fiber (rete fino agli utenti finali, FTTH) nelle zone a bassa intensità di popolazione e quello che stanno facendo TIM e altre società (soprattutto rete in fibra fino alle centraline, FTTC) nelle zone a maggiore densità.

La proposta di cui si sta discutendo oggi di per sé non farà costruire un solo chilometro di rete più rapidamente di quanto i vari operatori avessero già l’intenzione di fare. Lo Stato controlla già Open Fiber, che è stata creata per aiutare a risolvere il problema senza avvantaggiare questa o quella società di servizi. Perché la nuova società (AccessCo?) investa più rapidamente di TIM e Open Fiber bisogna che ci sia qualcosa in più, per esempio un intervento dello Stato. Ma questo potrebbe essere già introdotto, oggi investendo di più su Open Fiber e facilitando il suo lavoro. Questa sarebbe la miglior maniera di non ridurre la concorrenza tra le società che offrono i  servizi.

Quello che la costruzione attuale sicuramente implicherebbe è l’arresto dell’attività meritoria di Open Fiber. Attività che è riconosciuta e apprezzata dal mercato, come dimostra la recente offerta di Macquarie che implica una valutazione molto alta di questa società.

Key4biz. Cosa dovrebbe fare lo Stato?


Fabio Colasanti. Un intervento pubblico ragionevole dovrebbe facilitare il lavoro di Open Fiber, che sostiene di aver dovuto chiedere finora oltre centomila permessi ai comuni per poter portare la fibra (“passare”) vicina a otto milioni di case. E lo Stato dovrebbe finanziare il collegamento alla fibra che già esiste di scuole, ospedali, enti pubblici di ogni genere e zone industriali. Questo faciliterebbe poi i collegamenti privati.

Key4biz. Cosa pensa del memorandum siglato da Tim e dell’accelerazione impressa al progetto?


Fabio Colasanti. Le discussioni in corso sembrano mirare, nelle intenzioni di TIM, a ricevere un aiuto. O attraverso una valutazione molto alta della sua rete in rame, da conferire alla nuova società. Ma quanto vale una rete in rame che si vuole sostituire il più presto possibile con dei collegamenti in fibra? Oppure, attraverso un intervento della Cdp nel capitale di TIM (socializzazione delle perdite?). Le principali preoccupazioni sono l’altissimo debito di TIM e il numero di dipendenti ben superiore alle esigenze.  

In ogni caso, liberarsi dello stimolo rappresentato dalle operazioni attuali di Open Fiber sarebbe per TIM già qualcosa di molto utile. Gli utili e le prospettive future di Telecom Italia dipendono da tanti fattori. Due fattori molto importanti sono il grado di concorrenza esercitato dalle altre società e, cosa legata a questo argomento, i prezzi che potrà praticare.

Key4biz. Gli incumbent europei sembrano favorevoli alla rimonopolizzazione del mercato. Deregulation a rischio nella Ue?

Fabio Colasanti. Sicuramente, per gli incumbent europei il ritorno ad una posizione vicina al monopolio sarebbe una bella prospettiva. Ma immagino che siano tutti sufficientemente realisti da rendersi conto che questo è impossibile e che quindi non includano questa possibilità nei loro piani.

Comunque, se in Italia dovesse mai realizzarsi un’operazione come quella prospettata attualmente, gli incumbent degli altri paesi europei proverebbero a utilizzarla come precedente e a chiedere un cambio delle regole europee. Questo è il motivo principale per il quale non penso che la Commissione europea possa permettere la realizzazione di questa operazione nella sua forma attuale.

Key4biz. Quali sono le prospettive dell’intero dossier, alla luce della posizione appena ribadita dagli Olo Sky, Vodafone Italia e Wind Tre?   

Che dire poi della posizione di Enel, che sta esaminando con i suoi tempi, l’offerta del fondo australiano Macquarie?

Fabio Colasanti. Non posso sapere cosa guida le reazioni degli Olo e dell’Enel. Delle ipotesi non servirebbero molto. Ma è un fatto oggettivo che le discussioni in corso – che andranno avanti ancora per mesi – avranno un peso sulle decisioni di investimento di tutte le imprese del settore. C’è il rischio concreto che molti investimenti siano rinviati in attesa di una maggiore chiarezza su quello che succederà.  

Key4biz. In tutto il dibattito sulla rete unica sono assenti i consumatori. Che ne pensa?

Fabio Colasanti. Il 2 settembre ho visto sul sito di Altroconsumo un articolo in cui si mettevano in risalto i pericoli per la concorrenza. Ma ha ragione, nell’insieme le associazioni dei consumatori non si sono fatte sentire in maniera molto chiara. Non ho una spiegazione per questo silenzio.