L'intervista

Piano Industria 4.0, Vecchio (ANIE): “Allargata del 40% la platea delle imprese”

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Il ministero dello Sviluppo ha pubblicato le novità previste dal Piano Transizione 4.0, per una nuova politica industriale più inclusiva e attenta alla sostenibilità, all'innovazione, agli investimenti e alla competitività. Vecchio: “Positiva la riconferma del Piano, nostro limite è la frammentazione dello scenario industriale nazionale”.

Per il 2020 l’Italia ha confermato la sua volontà di continuare sulla strada dell’industria 4.0, con una politica più inclusiva e orientata alla sostenibilità, come previsto dall’ultima manovra finanziaria. La “Transizione 4.0” contiene diverse novità per le imprese, con più investimenti green, più innovazione, più attenzione al Made in Italy e strumenti ritenuti più efficaci per procedere nella transizione 4.0 e nel migliorare i livelli di competitività.
Previsti maggiori incentivi per la formazione, l’economia circolare, il settore software e l’IT nel suo complesso, ma principalmente per i progetti delle imprese 4.0, a cui è garantito un credito di imposta del 10% fino a 1,5 milioni di euro.

L’intero Piano comporta un’iniezione di risorse per le imprese pari a circa 7 miliardi di euro. In particolare, vengono finanziati con oltre 500 milioni di euro grandi progetti di ricerca e sviluppo nei settori applicativi dell’agenda digitale, dell’industria sostenibile e della fabbrica intelligente.
Abbiamo chiesto a Marco Vecchio, segretario di ANIE Automazione, il punto di vista delle aziende italiane sul percorso 4.0 iniziato tre anni fa e sulle nuove misure proposte dal Governo per la transizione industriale in corso.

Key4biz. Impresa 4.0 è uno strumento efficace per promuovere l’innovazione in Italia?
Marco Vecchio.Tutto è iniziato con la Legge di Bilancio 2017 e nel tempo abbiamo sempre sostenuto questo tipo di trasformazione 4.0 perché, rappresentando chi fa innovazione tecnologica a livello industriale, per il nostro settore questo tipo di iniziative sono una boccata di ossigeno. Dopo tanti anni, si è tornato a parlare in maniera concreta di industria. Che è il nostro obiettivo primario, al di fuori delle risorse annunciate, che comunque sono state fondamentali come volano per la ripresa e numerose altre attività, tra cui l’aggiornamento macchine per fare un esempio. Un Piano che è stato riconfermato e che giudichiamo in maniera positiva, anche per l’introduzione di nuovi strumenti.

Nella nuova versione, dove non c’è più l’iper ed il super ammortamento, sostituiti dal credito di imposta, la volontà è stata quella di ampliare la base di chi poteva accedere agli incentivi, grazie a nuovi strumenti creditizi che vedranno allargare la platea delle imprese fruitrici del 40%.

Un dato positivo, perché in Italia uno dei principali limiti è proprio la frammentazione dello scenario industriale nazionale in micro, piccole e medie imprese, dove si fa fatica ad adottare questi cambiamenti di paradigma così forti e rapidi, soprattutto in termini tecnologici”.

Key4biz. C’è stato un dialogo tra Governo e mondo delle imprese per avviare la transizione e di che tipo?
Marco Vecchio.Le imprese più grandi hanno già effettuato investimenti consistenti in questo tipo di innovazione, negli ultimi tre anni, il problema rimane per le piccole e medie imprese, che sono indietro, che vanno stimolate e sostenute in questo percorso di trasformazione, per non perdere il treno dell’innovazione e per rimanere agganciate ad un mercato che in tutto il mondo ha già imboccato la strada dell’industria 4.0.
Una scelta obbligata, questa dell’industria 4.0, se si vuole rimanere competitivi sui mercati europei e globali.

Il Piano, in questo senso, da una mano al settore e gli strumenti in esso contenuti sono stati condivisi dalla nostra associazione, che ha partecipato negli ultimi mesi del 2019 a diversi momenti di incontro con il Governo, il ministero dello Sviluppo, il ministero dell’Economia e i principali attori della filiera.

Incontri necessari, perché bisognava capire quali e quante risorse c’erano sul tavolo, come i 7 miliardi di euro annunciati nel documento, che rappresentano il valore di quanto fino ad ora investito, ma anche per valutare i nuovi strumenti contenuti nel provvedimento, che si spera daranno i frutti annunciati. I vantaggi ci sono e sono già concreti, ad esempio, il tempo di ritorno degli investimenti è di 5 anni e non di 8 come prima, la parte software è stata rafforzata, con ulteriori spunti assolutamente rilevanti per il futuro”.

Key4biz. Il Piano 4.0 nazionale è al livello delle misure prese dai nostri partner europei?
Marco Vecchio.Da un punto di vista dell’industria manifatturiera, il Piano del Governo italiano è tra i più ambiziosi in Europa. Anche rispetto a quello tedesco, che è partito con una struttura molto più solida e in anticipo, nel 2012, con un progetto di Governo chiaro, un budget definito, la partecipazione delle grandi imprese, delle parti sociali, delle istituzioni e della scuola. In Germania c’è stato un moto sistemico, che noi non siamo ancora capaci di riprodurre in Italia. Le grandi aziende tedesche il piano del loro Governo lo hanno non solamente sostenuto, ma letteralmente trainato.

Campioni industriali di questo genere da noi non ce ne sono, nel mondo delle tecnologie e dell’automazione, abbiamo realtà medio piccole, produttori di macchinari ed utilizzatori finali di rilievo, ma aziende fornitrici di tecnologie di pari livello con le tedesche non ci sono in Italia”.

Key4biz. Che tipo di risultati si sono ottenuti per il settore manifatturiero?
Marco Vecchio.Il Piano italiano in termini quantitativi è molto ambizioso, ma c’è il problema delle piccole e medie imprese, che è difficile da superare. Non partiamo da zero, perché il manifatturiero italiano è al secondo posto in Europa e tra i primi nel mondo, nonostante le perdite subite negli ultimi 20 anni.

La misura del Governo è stata costruita da zero e quindi, al di fuori dei risultati fin qui ottenuti, buoni in generale, va valutata nel suo complesso. Forse si è perso un po’ di tempo all’inizio, anche per far capire a tutti di cosa trattava nel dettaglio, ma il 2018 è stato un anno molto positivo per l’automazione, mentre nel 2019 si è avuta una battuta di arresto, legata a doppio filo alla situazione europea di scarsa crescita e di rallentamento dell’economia globale. La Germania, “locomotiva d’Europa”, ha registrato crescita zero nell’ultimo trimestre dell’anno passato. Cosa che ha avuto ricadute notevoli anche sulle nostre imprese, che vendono molto sul mercato tedesco e che hanno visto ridursi progressivamente l’export”.

Key4biz. A che punto siamo con la formazione?
Marco Vecchio.Nel mondo delle imprese in questo momento il problema è trovare risorse. Molte aziende si rivolgono all’università. Si tratta inoltre di processi lunghi, che richiedono costante impegno e ricerca di soluzioni. A riguardo, ci sono i competenze center e gli stessi atenei si stanno organizzando con nuovi corsi di laurea, destinati a software, automazione e digitalizzazione, per acquisire tutte quelle competenze che servono all’industria 4.0 per affermarsi definitivamente e che sono necessarie alle imprese per crescere in questo nuovo scenario globale. I risultati non sono ancora molto tangibili, ma siamo partiti tardi”.

Key4biz. Arriveranno nuovi posti di lavoro?
Marco Vecchio.Grazie alla digitalizzazione l’occupazione è tornata a crescere nel settore manifatturiero, ci sono numerose posizioni aperte, ci sono aziende che assumono, soprattutto lato software, tecnologia abilitante della rivoluzione 4.0. in questo settore, le imprese sono cresciute a doppia cifra nel 2019, segno di un’ottima salute. I numeri sono dalla nostra parte, negli ultimi sette anni, fino al 2018, il manifatturiero è cresciuto con un tasso medio annuo del 7,5-8%, riuscendo anche nell’impresa di recuperare i valori industriali pre-crisi, quindi precedenti al 2008”.