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Intelligenza artificiale e robotica, come cambierà lo spionaggio internazionale

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Macchine che spiano, controllano ed ingannano altre macchine. Così l’intelligence si evolverà verso l’impiego di nuove tecnologie, tra IA, big data, sistemi autonomi e droni. Entro il 2022 la spesa militare in intelligenza artificiale potrebbe toccare i 9 miliardi di dollari a livello mondiale.

Fino ad oggi gli uomini hanno sempre trovato il modo di spiare, sorvegliare, controllare e ottenere informazioni su altri uomini. Presto inizieranno a farlo anche le macchine.

Grazie all’intelligenza artificiale (IA), il machine learning e gli autonomous systems, in tutto il mondo le macchine potranno controllare e all’occorrenza “spiare altre macchine e certamente anche gli esseri umani.

A livello di intelligence e di spionaggio, l’obiettivo è e sarà entrare in possesso di informazioni sensibili e segrete, in mano ad altri sistemi e altre macchine, o altrimenti proteggerli e custodirli.

L’evoluzione della cyber intelligence

Per fare questo, si legge sulla celebre rivista americana Foreign Affairs, negli ultimi 20 anni si sono sviluppate nuove soluzioni di intelligence sempre più avanzate ed innovative, dai bot ai droni, dai micro satelliti alle attuali IA.

Un insieme di tecnologie che oltre ad offrire funzionalità specifiche per i compiti assegnati, generano una grande mole di dati.

Secondo la National Geospatial-Intelligence Agency, entro il 2022 è atteso un volume di dati “un milione di volte più grande” di quanto raccolto nel 2017. I big data entrano così nel mondo dell’intelligence e in quello militare, due dimensioni che spesso si sovrappongono.

Tecnologie satellitare e terrestri

L’esercito americano, ad esempio, gestisce 11 mila sistemi aerei senza equipaggio, droni quindi, tra cui anche sottomarini e sistemi spaziali e terrestri di sorveglianza.

Tutto il pianeta sarà visibile nel dettaglio, dall’alto verso il basso, grazie ad un modello tecnologico che gli americani hanno chiamato “GEOINT Singularity“.

Ci sono poi le unità nazionali di cybersecurity, che a loro volta devono gestire milioni di bot su reti nazionali e globali, miliardi di device e sensori dell’interne delle cose.

I sistemi autonomi sono tecnologie in via di potenziamento e quando avranno raggiunto un livello più elevato di funzionalità saranno strumenti perfetti per controllare e condizionare altre macchine, fino a quando saranno in grado anche di “ingannare” gli avversari (uomini e macchine).

Le operazioni di intelligence si concentreranno sempre più su questi dispositivi, secondo l’articolo, il che significherà spiare non solo i device stessi, ma anche i progettisti, gli sviluppatori e le supply chain che ci sono dietro (industria manifatturiera elettronica compresa).

L’Intelligenza artificiale militare

Entro il 2022 gli investimenti in tecnologie militari, tra cui Intelligenza artificiale e IoT, dovrebbero raggiungere i 9 miliardi di dollari a livello mondiale (dai 5,4 miliardi del 2016). Quasi un raddoppio della spesa in cinque anni, secondo un recente Report di Markets and Markets.

Sempre la stessa ricerca si attendeva investimenti militari in soluzioni IA, entro il 2025, a 18,8 miliardi di dollari.

Complessivamente, il mercato dell’intelligenza artificiale in tutte le sue possibili applicazioni potrebbe arrivare a valere più di 300 miliardi di dollari entro il 2024.

La domanda centrale che l’autore dell’articolo si pone è sempre la stessa: ogni volta che si parla di IA ci si chiede quanto l’essere umano sia pronto a confrontarsi con questa tecnologia, in grado di cambiare non poco la storia del nostro mondo.

Il problema è che la risposta o non c’è o è sempre nelle limitate capacità umane, non nel dialogare con le macchine o lavorare con esse, ma nella mancante volontà di potenziare le proprio competenze e conoscenze, senza le quali il rapporto uomo-macchina sarà sempre sbilanciato verso quest’ultima.