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Il Cloud e le Regioni. In corso il processo per consegnare i dati personali dei cittadini italiani a pochi Big Tech?

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Senza un’inversione di tendenza, il settore delle società ICT in-house delle Regioni italiane destinato alla marginalità con la cessione di un imponente mercato ai Big Tech. Entro poco tempo inevitabili i problemi di eccesso di personale e inaridimento delle competenze.

La scorsa settimana la mia attenzione è stata catturata dal comunicato stampa di Assinter Italia dal mobilitante titolo “Fare sistema per una Repubblica digitale”. Una uscita certamente accattivante che si riferiva all’incontro mattutino tra la Conferenza Stato-Regioni e Assinter Italia e all’incontro pomeridiano tra i due soggetti e la ministra dell’Innovazione Paola Pisano.

Di cosa si è trattato?

Assinter Italia è, come è noto, l’organismo che raccoglie tutte le società ICT in-house delle regioni italiane: 20 soci in tutto, tra cui anche due soggetti nazionali autorevoli come Cineca e Infocamere. Si tratta di società quasi sempre consortili, frutto dell’aggregazione di Comuni, Province, università e strutture sanitarie delle Regioni di riferimento.

Società in qualche caso in eccesso di personale, forse con ruolo che si è sbiadito nel corso degli anni, con età medie dei dipendenti alte, ma non senza punte di eccellenza riconosciuta sia nelle competenze che nelle procedure imposte ai territori sui quali operano, come nel caso di Lepida.

Comunque la si veda, si tratta di un patrimonio, un patrimonio da rinnovare e modernizzare, certo, ma che ha un ruolo di rappresentanza dell’interesse delle pubbliche amministrazioni nel più ampio quadro dell’interesse nazionale relativo al trattamento dei dati personali dei cittadini. Anzi di 60 milioni di cittadini.

Se guardiamo al Cloud computing, tutte le società in-house di Assinter Italia dovrebbero rientrare naturalmente nella classificazione dei Poli Strategici Nazionali (PSN), i soggetti di interesse pubblico classificati come tali per offrire il servizio Cloud alle pubbliche amministrazioni, attraverso un preventivo censimento e un riordino dei CED della pubblica amministrazione.

Ma dei Poli Strategici Nazionali non vi è traccia in Italia, nonostante fossero previsti da un Decreto Legge (il n° 179 del 2012, all’art.33-septies) che ne affidava l’individuazione ad AGID attraverso un Piano triennale di quest’ultima finalizzato alla loro razionalizzazione.

E così fu con il primo Piano Triennale di AGID avviato nel 2017.

Secondo le previsioni date dalla stessa AGID la lista dei Poli Strategici Nazionali doveva essere disponibile a luglio 2018.

Ma non successe nulla.

Le società in-house di Assinter Italia hanno ovviamente visto una importante opportunità di sviluppo della propria azione e del proprio ruolo nella nascita annunciata dei Poli Strategici Nazionali.

E così hanno atteso, ma, come abbiamo ricordato appena sopra, non successe nulla.

Nel settembre 2019 Assinter Italia ha anche incontrato l’allora direttore generale di AGID, Teresa Alvaro, che si impegnò a presentare la lista dei Poli Strategici Nazionali entro dicembre 2019.

Ma, anche in questo caso, non successe nulla.

Ora Assinter Italia incontra la ministra dell’Innovazione Paola Pisano e cerca di qualificarsi come interlocutore territoriale per il futuro della trasformazione digitale del Paese.

Ha infatti presentato alla ministra Paola Pisano l’idea di progetto denominata Smart Regions 2025 attraverso la quale: “… le società in-house della nostra rete possono mettersi a disposizione di Regioni e Province autonome per aggregare i bisogni di innovazione locali. Una funzione da consolidare valorizzando le competenze delle aziende ICT in-house e le esperienze maturate a livello territoriale” – come ha affermato il presidente di Assinter Italia Francesco Ferri, che è anche presidente di ARIA (ex Lombardia Informatica), la in-house della Regione Lombardia.

A cosa Assinter Italia si voglia candidare con queste parole non si sa, francamente.

Il piatto grosso è quello del Cloud, ma Assinter Italia non reclama alcunché.

Perché ha incontrato la ministra Paola Pisano, ma non ha chiesto come mai il Piano Nazionale Innovazione 2025 non cita neanche i Poli Strategici Nazionali nei quali dovrebbero rientrare naturalmente le in-house?

Assinter Italia ha chiesto perché mai il Piano Nazionale Innovazione 2025 si preoccupi di esaltare la collaborazione con il settore delle imprese private nell’ambito del Cloud, ma senza alcun riferimento alle ingenti risorse pubbliche esistenti, né tantomeno alle modalità tese ad una loro riqualificazione.

Tutto ciò per dire che si è creata, nel corso di pochi anni, una situazione fondata su equivoci, piccole e grandi furbizie lobbistiche dei Big Tech e qualche accondiscendenza di troppo grazie alla quale si sta cercando di smantellare il patrimonio societario e di competenze pubbliche in  ambito di ICT, per privilegiare sostanzialmente le poche multinazionali di Big Tech (Amazon, Microsoft e Google su tutti) che hanno come obiettivo quello di ingoiare l’intero mercato Cloud dei dati della pubblica amministrazione italiana.

Si comprende anche poco il posizionamento di Assinter Italia espressa per bocca del suo presidente Francesco Ferri, un posizionamento di ordine sparso dal momento che ARIA (ex Lombardia Informatica) ha abbandonato il mercato Cloud portando tutto all’esterno a favore della soluzione del cosiddetto Cloud ibrido. Che vuol dire (come accaduto) fare un bando, assegnare la gara ad Almaviva, che si appoggia anche ad Amazon AWS, a Microsoft e a Virtustream (Gruppo DELL Techologies).

Intanto i buoi stanno scappando nell’indifferenza generale, o quasi.

Le potenti lobby dei Big Tech hanno fatto e stanno facendo un magnifico lavoro di demolizione delle prerogative italiane e l’industria nazionale di settore che tra un po’ forse non esisterà più.

Nel frattempo CONSIP lancia il bando Cloud Computing, che scadrà ai primi di marzo, e c’è già qualcuno pronto a scommettere sul nome del vincitore.

In un contesto del genere l’auspicio di Assinter Italia nel chiedere e nell’offrirsi di “fare sistema” appare del tutto inadeguato.

Quale sistema e nell’interesse di chi?

E con quali obiettivi strategici?

Coi tempi che corrono, anche le parole pesano.

Quando si usano troppo, perdono di significato o addirittura rappresentano nascoste volontà di immobilismo.

Se in Italia non vuoi fare una cosa, il modo migliore per non farla è istituire una “Cabina di regia” o aprire un “Tavolo di concertazione con gli stakeholder”.

Fare Sistema” può essere una nobile aspirazione o un sentito richiamo di fronte al timore di essere stato posto ai margini del campo.

Al contrario, penso che Assinter Italia potrebbe e dovrebbe giocare le proprie aspettative, ma solo a patto di dare un forte senso politico alla propria azione.

I dati delle pubbliche amministrazioni, i dati dei cittadini, di 60 milioni di cittadini, non si affidano a questo o a quel fornitore in base a ragioni di mera economicità.

Il confronto su queste cose non può essere e non è mai rapportato solo a questo valore.

In Germania e Francia si stanno adottando politiche serie e ferme che difendono i dati personali dei cittadini, l’industria nazionale dell’ICT e dell’IT, le sue competenze presenti e future, le conoscenze delle nuove generazioni.

A promuoverle non sono ministri senza portafoglio dei rispettivi governi, ma i ministri dell’Economia e delle Finanze: Peter Altmaier in Germania e Bruno Le Maire in Francia.

In Italia non abbiamo visto recentemente analoghe attenzioni da parte degli omologhi ministri Pier Carlo Padoan o Giovanni Tria.

Vedremo se l’attuale ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri dimostrerà una nuova sensibilità su questi temi, al di là delle competenze funzionali del suo ministero sulle operazioni di Sogei.

Ma tra qualche giorno torneremo sull’argomento, dal momento che la partita si sta giocando ben al di sopra dei meri interessi territoriali delle società in-house delle Regioni.   

(…Segue)